Adyashanti: Sulla Realtà.

Terra x Blog + Nero 2015

Il tessuto della realtà.

A photo of Adyashanti at a public event in April 2013.

D.:  Domanda.
Adya.:  Adyashanti.

D.: Da anni sono perplesso da questa senso di entità “io esisto”, che scompare e riemerge ancora e ancora. Qualche volta in modo molto vincolante. Poiché tu hai parlato di una credenza inconscia che sostiene questo, sono veramente curioso di sapere che cosa c’è in cui ancora credo…

Adya.: Forse è una credenza totalmente diversa da quella che tu pensi. Il riemergere o l’apparente riemergere del senso della persona. Spesso ci può essere anche, nella mente spirituale, una credenza che questo non debba accadere. Che non è questa l’illuminazione. Che l’illuminazione sia quando questo non accade. C’è qualche credenza di questo tipo nel tuo sistema?

D.: Mi sembra che sia una cosa molto più sciolta. Che questo senso di persona sia una specie di curiosità, con cui mi viene da giocare durante il giorno.

Adya.: La leggerezza è un buon passo nella direzione giusta. Però trattenere un concetto con leggerezza non è la stessa cosa che non trattenerlo.

D.: C’è un attaccarsi. C’è il desiderio per qualcosa che voglio, non è così leggero.

Adya.: Qualunque pensiero, leggero o meno, distorcerà la tua percezione di ciò che è. Qualunque pensiero che venga creduto, consciamente o inconsciamente, distorcerà la tua percezione di quello che è. Lascia che ti dia un suggerimento che viene dal mio leggere, quello che “sento” più che leggere quello che la gente mi dice. Vedo una patina molto molto sottile, quasi trasparente, che ha una sorta di idea… c’è una certa resistenza al senso di essere un’entità. Non c’è molto, ma è abbastanza da creare scompiglio. L’illuminazione, il risveglio, comunque tu voglia chiamarlo, non vuol dire che questo senso di essere una persona non ritorna più. Piuttosto vuol dire che il senso di essere una persona non ha più nessuna capacità di metterti nella trance della persona, o nella limitazione di essere una persona. E queste sono due esperienze del tutto diverse.

D.: Puoi ripetere?
Adya.: In questo momento sto parlando attraverso la persona, attraverso l’apparente entità. Se fosse del tutto obliterata non sarei capace di aprir bocca… che potrebbe essere una buona cosa. La differenza sta nel non avere nessuna identità in esso, che è molto diverso dal liberarsene. Molto, molto diverso. E’ l’identificazione in esso che causa la distorsione e la difficoltà e la contrazione. Non è la presenza del senso di essere una persona, o dell’apparente senso di separazione. Quello non è un problema. Lo sono le forme di sottile identificazione con essi. E uno dei modi più potenti per identificarsi è di resistergli, non importa come. Ma, vedi, c’è qualcosa dentro, nel mezzo, nel centro della coscienza, che vuole proprio sopravvivere. Che vuole rimanere lì. Fintantoché ha un problema, un dilemma, anche se sottile, rimarrà lì. E non è il dilemma che causa il problema, è che c’è qualcosa, “io stesso”, che vuole rimanere nel centro, non è vero? Ha bisogno di un dilemma per rimanere nel centro. Ha bisogno di un’opposizione per stare nel centro della coscienza.

D.: Lo sento proprio adesso, è come tentare di capire quello che stai dicendo. E c’è questa tendenza a lasciar andare tutto. E io sono qui, è la mia opportunità di parlarti e voglio veramente capire quello che mi stai dicendo.

Adya.: E’ naturale, vero? Hai una mente che vuole capire, ma posso garantirti che la comprensione della mente è completamente irrilevante. Perché io non sto nemmeno parlando alla mente. Parlare così alla mente sarebbe ridicolo. Al più, crudele. Quindi non sto parlando in un modo che la mente possa capire. La mente non capisce. La mente non può capire. Il desiderio di capire della mente viene proprio da quel sé immaginario che vuole rimanere nel centro. Ha bisogno di opposizione, “sto cercando di capire” “O.K. sono qui”, “Sto cercando di capire”, “Sono nel centro”. Vedi quello che sto dicendo? Così sono del tutto d’accordo con il tuo impulso di lasciar andare tutto. Non si risolverà nulla col capire quello che sto dicendo. Nulla! Perché non c’è nulla da capire. E’ questa l’illusione.

Fonte del Post: http://laclassedelrisveglio.blogspot.it/2011/01/il-tessuto-della-realta-adyashanti.html

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