Alan Watts: La realtà non esiste.

Terra x Blog + Nero 2015

La realtà non esiste.

Il testo seguente è tratto da un discorso di Alan Watts nel 1965, intitolato ‘’Nuotando senza testa’’. E’ stato stampato nel libro ‘’Talking zen’’ e faceva parte di un seminario sul taoismo a Big Sur in California.

L’arte di vivere è agire nel mondo come se foste assenti: questa situazione è realmente costruita nella fisiologia stessa del nostro corpo.

Vi faccio una semplice domanda: Che colore ha la vostra testa, dal punto di vista dei vostri stessi occhi? Percepite che la vostra testa è scura o che non ha un colore definibile; all’esterno poi vedete il vostro campo visivo come fosse un’ovale, poiché i vostri occhi funzionano come due centri di un’ellisse. Cosa c’è tuttavia al di là del campo visivo? Di che colore è il luogo in cui non potete vedere nulla?

Non c’è affatto colore, al di là del campo visivo, e il carattere cinese hsuan (profondo, oscuro) si riferisce a questo tipo di ‘’non-colore’’ che è il colore della vostra testa, dal punto di vista dei vostri occhi. Forse potremmo dire che l’invisibilità della propria testa, in un certo senso la mancanza di una testa è il segreto dell’essere vivi. Essere senza testa (non avere una testa nel senso a cui mi riferisco ora) è il nostro modo di parlare dell’espressione cinese wu hsin ossia ‘senza mente’.

Infatti se volete vedere l’interno della vostra testa, tutto quello che dovete fare è tenere gli occhi ben aperti, perché tutto quello che sperimentate nel campo visivo esterno è uno stato del vostro cervello.

Tutti i colori e le forme che voi vedete, sono il modo in cui i neuroni del cervello traducono gli impulsi elettrici del mondo esterno, fuori dall’involucro corporeo, all’esterno cioè della nostra pelle. Essi producono ciò che avviene in impulsi che a noi appaiono come forme e colori. Forme e colori sono dunque stati dei nostri neuroni, quindi ciò che vedete quando i vostri occhi sono aperti è quello che succede all’interno della vostra testa. (N.d.T. Pribram grande neurofisiologo, afferma che il mondo è nelle nostre retine, non al di fuori). Voi non vedete il vostro cervello come una struttura ondulatoria interna, vedete il vostro cervello in cio’ che appare come esterno a voi!

In tal modo il ‘’vuoto’’ della vostra testa è la condizione per vedere qualcosa e la trasparenza del cristallino degli occhi è la condizione per vedere colore e forma.

Il mistico del 13 °secolo Meister Eckart diceva: “Poiché il mio occhio non ha colore, può discernere il colore”. Questa è una riaffermazione dell’idea fondamentale taoista dell’essere assenti come condizione dell’essere presenti.

Quello che segue è tratto da ‘Misticismo e nuova fisica’ di Michael Talbot:

Secondo la nuova fisica non esiste un mondo ’’là fuori ’’. La coscienza crea tutto questo. Non c’è limite ai meccanismi di coscienza che strutturano una realtà. Cosi’ come la mente puo’ alterare il super-ologramma (vedi paradigma olografico) della realtà, così puo’ anche creare realtà interamente nuove. Il meccanismo che struttura la realtà è associato al sistema nervoso umano e cio’ si effettua considerando il cervello umano come se fosse un biocomputer. Cosi’ anche vari metodi di yoga o controllo mentale sono visti come dischetti usati per raggiungere porzioni del sistema nervoso umano che struttura la realtà.

Keith Floyd in ’’Of time and mind’’ asserisce: “E’ assai plausibile che un neurochirurgo non possa mai trovare la sede della coscienza, poiché essa non implica uno o piu’ organi, ma l’interazione di campi d’energia all’interno del cervello. I neurofisiologhi non troveranno quello che cercano al di fuori della loro coscienza, poiché quello che cercano è cio’ che sta cercando”.

Come in un ologramma la coscienza contiene in ogni singola parte il programma del tutto.

K. Floyd propone che un modello olografico di coscienza possa spiegare chiaramente i processi di memoria, percezione e immaginazione. Se questo ologramma organico non puo’ processare percezioni in 3D creerà la propria realtà da percepire/concepire.

Individui posti in camere, private totalmente dalle sensazioni, cominciano ad allucinare e sintetizzare le loro realtà interne. Se la mente umana è tagliata fuori dal cosiddetto mondo fisico, ha la proprietà notevole di creare il proprio mondo. Come dice John Lilly, l’universo è soltanto un pacco di moduli di energia neuronale accesi nella nostra testa. Quindi non c’è molta differenza tra queste allucinazioni e cio’ che percepiamo come realtà esterna. Cio’ vale a dire che tutti i mondi sono nella mente.

Il neurofisiologo Karl Pribram, di Stanford, ipotizza anch’egli un modello olografico di coscienza. Le rappresentazioni olografiche sono incredibili meccanismi associativi.

K. Floyd pensa che l’area immediatamente posteriore al chiasma ottico sia la sede della placca olografica neuronale. La ghiandola pituitaria, il talamo, l’ipotalamo e la ghiandola pineale sono associate al senso di essere coscienti. La ghiandola pineale, sensibile alla luce, è simile alla retina dell’occhio e sembra servire a costruire percezioni e memoria. (il ‘terzo occhio ’ della tradizione orientale). Tuttavia se si recide questa ghiandola ad un topo, questo fa solo spostare il suo orologio biologico, niente di piu’. Quindi questa placca olografica che egli credeva fosse un organo è invece solo una funzione. Di qui la comprensione che la coscienza è interazione di campi d’energia all’interno del cervello.

Il filosofo Charles Muses conclude: “Viviamo in un mondo proiettato di solidi ologrammi neuro-elettrici, un mondo di simulacri… le foglie, la montagna… sono configurazioni di microscopiche, turbolente particelle/onde”.

Se vogliamo capire il fenomeno della visione collettiva, dobbiamo esaminare le nostre nozioni di realtà oggettiva. Fin dall’infanzia ci insegnano che c’è un consenso alle nostre percezioni. Se uno vede qualcosa come albero, un altro lo vedrà come tale: se c’è discordanza tra due osservatori, sospettiamo giustamente che qualcosa non va. Questo perché crediamo che vi sia un universo fisico ’’là fuori’’. Perché quest’urgenza di conformità di percezioni? Perché l’abbiamo insegnato a noi stessi.

Uno scienziato, J.R. Smithies, fa notare che l’universo del neonato è quasi allucinatorio, ma quando cresce egli impara ad ignorare alcune realtà, considerate allucinatorie dagli adulti. Secondo Piaget (‘Il bambino e la realtà’) la percezione è imparata, egli impara a vedere le forme geometriche, egli impara a vedere in 3D. L’abilità di percepire puo’ essere innata, ma è chiaro che impariamo cosa percepire.

La mente umana non percepisce quello che è là, ma quello che crede sia là. Vediamo perché la retina assorbe la luce e porta segnali al cervello e cosi’ per altre sensazioni. Le retine non vedono i colori. Là fuori non ci sono né luce, né colore, solo onde elettromagnetiche; là fuori non c’è né suono né musica, solo variazioni di pressione periodiche. Non siamo nati nel mondo, siamo nati in qualcosa che creiamo come mondo, dice von Foerster.

L’ambiente che percepiamo è la nostra invenzione.

Nella speranza di trovare elettroni, i fisici hanno trovato quello che la coscienza voleva trovare.

Alexandra David-Neel, scrittrice inglese che visse in Tibet all’inizio del sec. XX, racconta di studenti tibetani trovati morti dopo la cerimonia di visualizzazioni del chöd. Ne chiese la ragione ad un lama che le spiego’: “Quelli che sono morti furono uccisi dalla paura. Le loro visualizzazioni erano la creazione della loro immaginazione. Colui che non crede nei dèmoni non sarà mai ucciso da essi”. Uno studente domandò: “Allora se un uomo non crede nell’esistenza delle tigri non sarà mai divorato da una di esse?”  Il lama replicò: “Le visualizzazioni, o forme mentali, volontarie o meno, sono un processo misterioso. Cosa diventano queste creazioni? Forse che – come bambini nati dalla carne – questi bambini della nostra mente, si separano da noi, fuggono dal nostro controllo e recitano la propria parte?”

Lo scopo delle visualizzazioni della scuola tibetana vajrajana è di diventare abili nel creare costruzioni mentali e poi farle sparire nel vuoto, in modo che la manifestazione non-duale della realtà sia trasformata da concetto intellettuale in esperienza. La non-dualità non è solo creduta, ma sentita, vissuta.

J.C. Pearce dice: “La nostra realtà è costruita da parole, perché la coscienza crea la realtà e la coscienza come ce l’hanno insegnata a conoscerla, è inizialmente sperimentata linguisticamente”.

Le nostre menti creano una stabile somiglianza dei fatti e poi trovano conforto in questa stabilità. Sri Aurobindo dice: “L’apparente stabilità dei fenomeni è data dalla costante ripetizione delle stesse vibrazioni e formazioni”.

Satprem (discepolo di Aurobindo) conferma che sono sempre le stesse lunghezze d’onda a cui ci agganciamo inconsciamente, secondo le leggi (abitudini) del nostro ambiente, della nostra educazione… ma in realtà tutto è un costante flusso d’energia.

J.C. Pearce afferma che la nostra costruzione della realtà diventa un uovo cosmico che ci protegge dall’arbitrarietà delle nostre regole, essa è contingente al fatto che noi la crediamo… ma non dobbiamo forzarci a non considerare altre uova cosmiche. Il malinteso è credere che vi sia solo un uovo cosmico giusto.

Come ci insegnano gli yogi vajrajana, nessun uovo è migliore di un altro. Tutti i valori sono creati dalla mente.

Per evitare un collasso emozionale dobbiamo prendere la posizione dello yogi e sinceramente né credere, né non credere in ogni insieme di leggi.

Quali cambiamenti cio’ potrebbe produrre nel mondo da noi creato? Un gruppo di storici potrebbe decidere quale genere di storia vuole trovare e poi farne la scoperta. Forse un giorno la storia invece di essere scientifica, farà parte della letteratura fantastica.

Come dice don Juan (nei libri di Castaneda): “Le cose sono reali solo dopo che si è imparato a mettersi d’accordo sulla loro realtà”.

Abbiamo sognato il mondo e forse un giorno si scioglierà davanti a noi e diventerà altrettanto allucinatorio quanto le prime percezioni di un neonato.

Satprem dice: “Ci sono due vie per uscire da questo uovo che ci opprime… dormire ( che equivale anche ad andare in estasi, meditare, ecc. ) o morire. Ma c’è una terza via, quella di svegliarci dal nostro sogno”.

Il noto fisico J. Wheeler è d’accordo sul fatto che la mente è la forza operante che rende il mondo manifesto… ed ha la capacità di trascendere il tempo, per cui l’atto di osservare puo’ alterare eventi che sono accaduti milioni di anni prima.

Quello che segue è tratto da alcuni dialoghi di Stephen Jourdain.

Stephen Jourdain: “Prima del risveglio ero rinchiuso in un’identità, quella del soggetto interno che sta pensando a questo o a quello. Dopo il risveglio, il sogno si è dissolto ed ho scoperto che quello che ero realmente non era mai riducibile ad una qualunque identità. Quest’affermazione porta lontano: si tratta del rifiuto di dare una realtà oggettiva a qualunque situazione in cui venga a trovarmi. Non è poco. Cio ‘equivale a trattare l’ ‘io’ che pensa a questo o a quello – che sia una questione filosofica o un pensiero banale – come scevro di realtà intrinseca in relazione a quello che sono veramente. Non c’è pericolo che mi chiuda in una qualsiasi identità”.

Domanda: Cos’è per te la morte?

S.J.: La morte è un pensiero. Quando hai svuotato la morte da qualsiasi substrato oggettivo, da qualunque realtà, non può farti molta paura. E la morte fisica? Idem. Non credo all’esistenza di una realtà fisica. Né intellettualmente, né filosoficamente e soprattutto nelle mie sensazioni. Ignoro cosa sia il corpo fisico.  Ma – mi dirai – avrai pure un corpo, degli organi!  No! Sono solo del ‘ sapere ’, (delle conoscenze) dei pensieri che si devono cancellare – cosi’ come il cuore e la pallottola che lo trafigge, la mia morte, l’universo. Tutto questo va sradicato e cosi’ la lavagna dov’è notato, deve essere cancellata.

Gli occhi del pensiero sono occhi di vetro che non hanno mai visto nulla, poiché non esistono. Si deve portare l’interlocutore davanti a questa percezione del nulla. Un colpo di sciabola che poi deve essere esso stesso incluso in quello che viene sciabolato. Allora si elimina tutto: l’essere, il nulla, il domani, l’ieri, l’universo, dio, la storia. Purtroppo capirà intellettualmente, non con la propria vita.

Da un incontro di Stephen Jourdain con Roger Godel (autore di un libro sull’esperienza della liberazione).

S.J.:  Abbiamo cominciato a parlare delle sigarette ‘gauloises’ esposte nella tabaccheria di St. Cloud, (nei pressi di Parigi) la loro esistenza e non-esistenza. Godel rifiutava l’esistenza oggettiva di quei pacchetti di sigarette, il che era sorprendente, nel dire di uno scienziato (era cardiologo) come lui. Non credeva ad un substrato oggettivo. Il virus allucinatorio dello stato di coscienza abituale consiste inoltre nel credere ad una realtà oggettiva. Dunque Godel non credeva né a de Gaulle, né alla sfericità della terra.

Tutto ciò è puro pensiero, nulla, un po’ dei propri pensieri che portano la maschera della realtà. Rifiutare l’esistenza di un pacchetto di sigarette significa annientare tutto. Tutto questo è un sogno. Ogni istante, quello che designiamo all’esterno della nostra coscienza e che ci appare cosi’ reale, dotato di una realtà autonoma, quello che percepiamo fuori di noi attraverso la finestra del nostro pensiero, tutto cio’ è allucinatorio. Non c’è un atomo di realtà. E’ un fenomeno immaginario. Sono effetti soggettivi a cui la tua coscienza addormentata, subdolamente, dà il marchio di una realtà autonoma e separata da te. Ecco la caratteristica dell’allucinazione.

Sentire reale il tuo passato, l’avvenire, Parigi, come realtà separate da te è essere allucinati, come il pazzo che cammina per strada e parla con un interlocutore inesistente! Una volta fatta questa conversione enorme, non c’è nulla di male se agiti le marionette e ti diverti. Tuttavia si deve assolutamente percepire che la mia morte, io che produco questi pensieri, il diplodocus, Carlo Magno, sono solo marionette agitate dalla mia mente, ma in virtu’ di un’orribile malattia spirituale abbattutasi miliardi di anni fa, cioè adesso, subito, su di me, la mia mente non sente più le proprie dita che agitano la marionetta e la considera una realtà estranea a se stessa. La distruzione deve essere enorme. Non si puo’ attaccare il sogno solo per frammenti. Così come al mattino, il sogno sparisce totalmente, quando si è svegli.

Il cosmo è una bolla che la nostra mente mantiene soffiandola. Bisogna far scoppiare la bolla. La vita dell’uomo nello stato di cose ordinario, si snoda in seno ad una bolla soggettiva che egli contiene ed alimenta, una contraffazione dell’universo che include un soggetto pensante. Quando si produce il clic!, la bolla scoppia, poiché lo stato abituale di coscienza non ha alcuna solidità e puo’ scoppiare da un momento all’altro.

Il nucleo dell’allucinazione è solo la credenza assoluta nel fatto che io produco un pensiero e, pur avendo l’intuizione che non sono miei i pensieri, conferisco loro uno statuto oggettivo, reale.

Alan Watts

Fonte del Post: http://www.non-dualita.it/la-realta-non-esiste-alan-watts-stephen-jourdain-e-michael-talbot/

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