Anestesia emotiva.

Anestesia emotiva.

Nella psiche esiste un meccanismo di difesa che permette di non sentire il dolore e di nascondere i vissuti interiori, fino a negarne l’esistenza. In se stessi e negli altri. Gli psicologi lo definiscono: surgelamento emotivo, anaffettività o blocco affettivo e lo collocano alla base dell’indifferenza, della crudeltà e della violenza.

Si tratta di una patologia ampiamente incentivata nella società dei consumi, perché funzionale al mantenimento degli interessi dei pochi, che speculano sull’ignoranza dei molti. Il surgelamento emotivo, infatti, consente di non provare dolore, anestetizzando la percezione dell’amore e dell’empatia.

“L’uomo che non deve chiedere mai” rappresenta un esempio emblematico di questo deficit emozionale. La cultura del profitto imposta i suoi valori sul raggiungimento del potere economico e sul possesso di beni materiali e guarda con disprezzo tutto ciò che non si può monetizzare.

I sentimenti, la sensibilità, l’ascolto fraterno, la partecipazione affettiva… sfuggono al suo controllo e vengono sviliti, ignorati o derisi, fino a costringere chi non riesce ad anestetizzarsi il cuore a nascondere la propria ricchezza emotiva sotto una maschera d’imperturbabilità e di freddezza.

È in questo modo che l’aridità e il cinismo sono diventati simbolo della forza e dell’equilibrio, nonostante il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) ne definisca dettagliatamente la condizione innaturale e patologica.

Viviamo immersi in una civiltà malata, che predica l’amore, la fratellanza e la solidarietà, mentre sponsorizza il cinismo, la competizione e il possesso.

Siamo bombardati da messaggi che affermano l’ineluttabilità della violenza. Messaggi contradditori che proclamano il valore dell’evoluzione e del progresso e sostengono l’inevitabilità della guerra, della sopraffazione e della prepotenza.

Grazie a un abile uso della pubblicità, la nostra mente è tempestata da comunicazioni mirate a perpetuare l’indifferenza, la crudeltà e il qualunquismo.

Perché:

  • si è sempre fatto così,
  • mors tua vita mea,
  • homo homini lupus,
  • bisogna rispettare la catena alimentare,
  • occorre seguire le leggi della genetica,
  • non si può ignorare l’importanza delle proteine nobili (quelle ricavate uccidendo creature inermi),
  • abbiamo tutti un istinto di sopravvivenza, eccetera, eccetera, eccetera…

La contraddizione, seppure evidente, non preoccupa l’impero economico delle armi, della droga, delle multinazionali alimentari e delle case farmaceutiche, che vedono lievitare costantemente i propri guadagni grazie a un’anestesia emotiva sapientemente indotta nella psiche di ognuno di noi.

Lasciar perdere ciò che succede intorno e coltivare soltanto il proprio orticello sembra essere la soluzione ideale per sopravvivere in un mondo malato di brutalità.

Anestetizzare la propria Anima, infatti, permette di sopravvivere in mezzo al dilagare delle guerre e nasconde abilmente la crudeltà che permea i nostri gesti quotidiani.

Finché le cose non ci riguardano personalmente possiamo fare le spallucce e andare avanti, forti di un’omologazione che rassicura e di una diversità che appartiene sempre a qualcun’altro.

Quando invece ci troviamo a essere le vittime del destino, incolpiamo la Vita, Dio, il Diavolo o la Sfiga, di un disegno malevolo di cui fatichiamo ad assumerci le responsabilità.

Il surgelamento emotivo, che imprigiona la psiche, permette di non vedere la partecipazione ai giochi perversi che alimentano la disumanità di cui tutti siamo artefici e vittime.

Uscire da questa pericolosa patologia sociale significa accollarsi l’onere di tante malvagità commesse nell’indifferenza e scoprire che i mandanti della violenza si sporcano le mani quanto i sicari, perché l’insensibilità è un atto criminoso e avvelena l’Anima di chi infligge il dolore con noncuranza.

In un mondo dove è possibile viaggiare nello spazio, manipolare il clima e vedere su uno schermo ciò che succede a chilometri di distanza, non è necessario uccidere per vivere. Non è necessario allevare creature innocenti per massacrarle nei giorni di festa e riempire i nostri corpi di cibo, fino a morire di obesità.

Non è necessario trasformarci in mercenari, pronti a vendere i propri servigi in cambio di uno stipendio di cui non importa conoscere la provenienza. Non è necessario ammutolire il cuore, giorno dopo giorno, per renderci funzionali a uno stile di vita che ignora il valore della solidarietà e dell’empatia.

Non è necessario alimentare tutto questo dolore. Nella nostra civiltà in corsa verso il futuro c’è bisogno di guardare in profondità dentro di sé e di ascoltare i sussurri di una coscienza che conosce il valore di ogni vita e i motivi per cui abbiamo scelto di venire al mondo.

In questo mondo. In cui è urgente riscoprire l’empatia e l’amore. Perché solo così diventa possibile guardare la propria Anima negli occhi. Senza vergogna.

Carla Sale Musio

Fonte: http://www.iononsononormaleioamo.it/2018/01/15/anestesia-emotiva/

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