Avasa: Immobile Consapevolezza.

Terra x Blog + Nero 2015

Immobile Consapevolezza.

Dietro a ogni occhio che riceve i messaggi che gli occhi ricevono c’è quell’Uno che vive come e attraverso ogni forma. Ciò che in generale si crede è che ci sia un individuo, un qualcuno o un qualcosa dietro i sensi di quelle che sembrano essere molte forme separate. E’ questa credenza che crea il senso di separazione, che è la causa della sofferenza nell’esperienza umana. Questa credenza, che non è altro che un preconcetto, è creata e si mantiene perchè non si cerca ciò che si ritiene sia separato.

Quando la parola ME o IO sono usate, si presume che la parola si riferisca al corpo o a qualcosa dentro il corpo e siccome questo non è il caso, l’illusione di molti separati me è creata.

Colui che presume che la parola me o io si riferisca ad un oggetto interiore soggettivo che sta dentro la forma è, in sè, senza forma. Attraverso l’accettazione di se come una figura oggettiva, esso cessa di essere capace di riconoscere se stesso come una non-cosa non-oggettiva, nella malcomprensione che esso sia un qualcosa. E’ la disidentificazione con se stessi come un essere un qualcosa, quando la nostra verità che è uno è un nulla, che porta sofferenza, che fa sorgere la sofferenza.

Questa è l’illusione che la tradizione indiana ha chiamato Maya.

La sorgente di ciò che sembrano tanti oggetti separati è questo Nulla. E’ questo Nulla che fa esperienza di sè, in quanto esperienza dell’Universo. Fino a che questa identificazione con la forma che appare – che non è altro che la propria azione che si manifesta – continua così, prosegue anche l’illusione di essere separati in mezzo ad altri esseri separati; è questo senso di alterità che crea la paura, che poi non permette il vedere l’Uno e il fatto che tutto è Uno, che tutto è essenzionalmente Amore e che uno è identico a questo.

L’unico che fa esperienza della vita nella forma umana o in ogni altra forma, per quel che importa, è la Sorgente stessa. Tu ed io siamo questa sorgente, siamo lo stesso Uno. Non riconscendo questo fatto, quest’uno, come apparenti me e te, permette l’illusione della separazione. Ciò che fa esperienza di sè nella tua forma è l’Uno che fa anche esperienza di se in tutte le altre forme. Da nessuna parte, in tutto ciò che appare, c’è in realtà separazione, se non come una idea che poi porta alla credenza che sia così. Quando uno riconosce l’Uno, di essere Nulla, allora questa realizzazione dell’Uno appare spontaneamente. Questo Nulla, essendo precedente al qualcosa che crea il senso del tempo e dello spazio, è immediatamente riconosciuto come il sempre presente Eterno stesso e l’unico che in realtà esiste.

Questo Uno che noi tutti siamo e che è tutto, è in se stesso immobile, immoto e silenzioso, ma paradossalmente crea ogni azione che esiste come esperienza oggettiva del mondo e dell’Universo. Da questo luogo di immobilità, che non è localizzabile nel tempo e nello spazio, questo Uno è testimone al suo proprio spettacolo, lo spettacolo di un uomo solo sulla scena. Letteralmente parlando, tutto ciò di cui tu fai esperienza come te e come tuo mondo è una manifestazione del tuo proprio Essere, perchè tu sei la Sorgente. In quanto Nulla tu fai sorgere il Qualcosa che appare come esistenza manifesta, che è una attività dell’immobilità del tuo essere.

Bodhi Avasa

Fonte del Post: http://avasashakti.blogspot.it/2007/12/immobile-consapevolezza.html

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