Charlotte Joko Beck: Etichettare i pensieri.

L’arte di etichettare i pensieri.

Non c’è nulla di sbagliato nei nostri pensieri egocentrici, salvo che, identificandoci con essi, la nostra visione della realtà è bloccata.

Come comportarci allora con i pensieri? Li etichettiamo. Siate molto accurati nel lavoro; non basta l’etichetta ‘pensiero, pensiero’ o ‘preoccupazione, preoccupazione’. Notate ad esempio: ‘Pensiero: lui è un tiranno, ‘Pensiero: lei è ingiusta’, ‘Pensiero: non faccio mai niente che va bene’. Siate precisi. Se i pensieri precipitano a tale velocità che è discernibile solo la loro confusione, allora etichettate la perturbazione come: ‘Confusione’. Persistendo nella ricerca di un pensiero preciso, prima o poi lo troverete.

Praticando in questo modo, diventiamo familiari a noi stessi, alla nostra vita e al modo in cui ci rapportiamo a essa. Constatando la comparsa dello stesso pensiero centinaia di volte, abbiamo scoperto qualcosa di noi che ignoravamo. Può darsi che il pensiero vada incessantemente al passato o al futuro. Alcuni rimuginano le situazioni, altri le persone, altri ancora se stessi. Alcuni alimentano in continuazione giudizi sugli altri.

Ci vogliono quattro o cinque anni di etichettamento dei pensieri per giungere a conoscerci abbastanza bene. Ma cosa accade ai pensieri, etichettati con precisione e accuratezza? Accade che si placano. Non occorre forzarci a lasciarli. Quando si sono calmati, ritorniamo all’esperienza del corpo e del respiro: ancora, ancora e ancora.

Non potrò mai sottolineare abbastanza che non si tratta di un paio di volte, ma di decine di migliaia di volte. Nel frattempo, la nostra vita si trasforma.

Tratto da: “Zen quotidiano“, di Charlotte Joko Beck

Fonte del Post: http://zeninthecity.org/letture/autori-vari/charlotte-joko-beck-ecco-larte-di-etichettare-i-pensieri/

WooshDe7Torna Su