In comunicazione profonda con la realtà.
“Tutto accade nel presente. Questo permette di trattare e di guarire le ferite antiche, le emozioni dolorose. Ma c’è un modo specifico di farlo. Questo modo è la presenza alle emozioni, ai movimenti del corpo, alle successioni.
Quando il corpo-mente si calma, ci sono spesso dei sussulti nell’inconscio, come se approfittasse della limpidezza della mente per affiorare. Se a quel punto riusciamo […] a restare nella presenza, ciò che affiora si dirige naturalmente verso la sensorialità e allora possiamo sentire completamente i primi sintomi e viverli senza che ci siano né ostacoli né legami all’ego. Allora questa sofferenza, invece di ritornare nel deposito dell’inconscio, passa direttamente nella coscienza immacolata, ritrova la fonte e si trasforma in spazio luminoso. […]
L’inconscio non è più alimentato […] il legame con l’ego non scatta più. […] Così tutto ciò che lega, fa soffrire, angoscia l’essere assente al mondo, per il praticante […] è il luogo stesso della sua liberazione continua. […]
Senza il corpo non ci sarebbe integrazione filosofica o metafisica, non ci sarebbe creatività, né Dio, né estasi, né yoga. Il corpo ha partorito l’assoluto […].
Domanda: Cos’è il corpo?
D. Odier: Lo spazio e tutto ciò che esso contiene. La prima esperienza che fa una yogini o uno yogin è che il corpo non è l’immagine del corpo. Si tranquillizzano, si rilassano profondamente, cominciano a respirare, e, all’improvviso, qualsiasi limite scompare. Ogni cellula reintegra lo spazio. È ciò che chiamiamo samadhi, l’esperienza di unione col mondo. Questa esperienza può essere estremamente fugace, ma è lei che situa la ricerca nel suo ambito reale, lo spazio. […]
D.: Qual è il cammino?
D.O.: Lei è il cammino e la destinazione.
D.: Come si comincia?
D.O.: Entrando in comunicazione profonda con la realtà della sua vita così com’è.
D.: Come trovare questa capacità e svilupparla?
D.O.: Cominciando da ciò che la tocca e la commuove naturalmente. Se è soltanto quello, anche solo per qualche secondo al giorno, la sua vita sarà trasformata e la dinamica della presenza guadagnerà terreno ad ogni nuovo istante di piena coscienza di questa realtà.
Cominci al mattino dalle cose più semplici: qualche sorso di tè o caffè, il gusto di una tartina, qualche passo per strada. Il piacere di una respirazione tranquilla. È così che si coglie l’assoluto. […]
L’apprendistato esiste, va di pari passo allo sviluppo di uno yoga integrale della presenza, che è impossibile raggiungere fintanto che si fissano degli obiettivi. […] Col tempo, scoprirà l’abbandono totale […], il rilassamento totale e l’assenza di progetti”
Tratto da: “Desideri, passioni e spiritualità”, di Daniel Odier
Fonte del Post: http://www.lameditazionecomevia.it/odier11.htm