David Ciussi: Liberate la libertà. Parte 1.

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Liberate la libertà. Parte 1.

La libertà interiore è uno stato naturale, al di là dei pensieri. E’ geneticamente programmata nell’essenza stessa della vita. Molti lo sentono “per caso” in momenti di pace e di silenzio dove non manca niente. Come rendere questa via di liberazione più accessibile?

Il “gene della libertà” è codificato, si inscrive dall’eternità nel principio attivo di ogni cosa manifesta. E’ invincibile, immortale ed eternamente presente. E’ al di là della vita e della morte. E’ uno “spazio senza esilio”, nel quale si dispiega “un tempo senza esilio”, nel quale si dispiega “un tempo senza morte”.

Per comprendere questo principio, prendiamo l’esempio dei geni: la scienza ha scoperto che noi li condividiamo con le piante e gli animali, le loro marche sono solo diverse. Una continuità genetica al di là delle specie ci è allora comune. Questa si sviluppa in uno spazio di creazione e di distruzione che trascende il mondo delle apparenze e delle differenze. Questa espressione di ciò che non cambia, qui ed ora, dà la nascita al tempo e allo spazio. E’ un movimento che permette all’eterna libertà di incarnarsi, “Io sono questo, qui e immediatamente”

D.: Qual è la distinzione tra un pensatore ignorante, che ignora la propria libertà e un essere che conoscerebbe la verità e la semplicità?
David: E’ la distinzione tra il cercatore perduto e l’esploratore estasiato, felice. Il primo sogna di essere in esilio. E’ impegnato a parlare delle sue tentazioni, delle sue mancanze: dorme… E’ il pensatore esiliato. Il suo mondo è abitato da attacchi, difese, sofferenze, angosce. Attraversa il giorno come un sonnambulo la notte. Passivo, si lamenta e crea la dipendenza dall’altro. L’altro è cosciente della sua semplicità e del suo amore per l’esistenza. Sa tornare all’immediato, veglia, è libero interiormente. Attraversa il suo spazio di vita come un’esploratore entusiasta, naturale e silenzioso; così il suo tempo di vita non è uno spazio orario da riempire, è questo spazio/tempo d’eternità dove si dispiega l’autoconoscenza cosciente. Il suo pensiero puro guarda costantemente l’eternità e il rapporto con il reale.

D.: Voi dite che c’è un’etica gioiosa del liberato; che ne è del pensatore?
David: Finché sogna i suoi dubbi e le sue alternative, soffre. A volte, l’impazienza, la mancanza d’onestà interiore, le scuse metafisiche, le credenze della cultura gli fanno pensare che può eludere la perentorietà dell’etica spirituale. Le scuse di fronte alle difficoltà del reale gli fanno sperare che il filo della libertà sarà meno tagliente. E’ spesso l’ingenuità del neofita, che cerca scuse tra la voglia dì essere libero e il dovere, la responsabilità che questo comporta.

D.: Il “pensatore-viaggiatore” nel suo viaggio da qui a qui (la liberazione) deve riapprendere l’etica e la lucidità?
David: Nel cuore dello spirito della scoperta, l’esploratore apprende e cresce in maturità. Il suo percorso iniziatico e le sfide del reale gli serviranno ad attrezzarsi nell’incontro con le sue vere paure. Coraggio, intrepidità, lealtà, pensiero-azione-soddisfazione saranno i nuovi valori che dovrà far suoi. Vincitore sui suoi condizionamenti e sulla sua mancanza di volontà, diventerà conduttore della libertà: dignità nelle prove, riso e semplicità segneranno il suo rapporto con il reale.

Ma non illudiamoci, il filo del rasoio non è un’amaca dove ci si culla con belle parole o risposte sdolcinate… Il cammino non è fatto per i tiepidi, che hanno costruito le loro credenze su monumenti intellettuali. Tuttavia, le mie parole non mirano a rendere il cammino della libertà drammatico. La natura della libertà è leggera, gioiosa, non appesantisce la farfalla nel suo volo, ma è necessario passare dalla generalizzazione e dall’istinto a una lettura lucida del cammino, per non rischiare di impantanarsi nelle impasse.

D.: Come lasciamo l’istante cosciente, la libertà, per ritrovarci nella conoscenza mentale?
David: Attraverso l’identificazione del soggetto con la conoscenza mentale. E’ l’origine e la sofferenza dell’uomo. Chi sono originariamente sparisce gradualmente, a beneficio di ciò che so. Dall’età della ragione, studiamo letteratura, storia, geografia, scienze, politica ecc. Queste conoscenze memorizzate non sono innate, sono trasmesse dagli altri. Questo sapere è responsabile, senza che noi ne facciamo esperienza da noi stessi. Questo principio d’acquisizione delle informazioni esterne, come soluzione delle nostre istanze interiori, è automatizzato, generalizzato.

Diventiamo degli autonomi che si immaginano che ciò che sanno è più vero di ciò che sono. Ne deriva una sequela di moralismi, di generalizzazioni, di giudizi, di veti e di evidenze più o meno tenebrose, che ci colpevolizzano per non essere un essere di libertà. Allora entriamo nel mondo di causa ed effetto, nel quale tutte le spiegazioni e le alternative comportano i nostri rinvii e giustificano il nostro stato “d’esiliati”. L’atto di separazione è così attuato con un meccanismo di surplus d’informazione esteriore, a scapito del valore della autoconoscenza. Finito lo spirito di scoperta, di appetito di conoscenza e d’azione naturale di meraviglia in se stessi, tutto è banalizzato, spiegato, razionalizzato e “pubblicizzato”.

D.: In questo modo siamo parassitati dai pensieri mentali, ma ne siamo coscienti?
David: No; come un pazzo sulla strada, che parla ad alta voce con persone immaginarie, ci parliamo, dialoghiamo sottovoce con la nostra testa. Non c’è differenza che nel volume sonoro… Siamo capaci di dare risposte automatiche, senza riflettere, che non sono realiste. Solo un vago malessere ci rivela che “forse” non sono giuste.

David Ciussi

Fine Parte 1
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Tratto da: 3ème Millénarie n. 70 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini.

Fonte del Post: http://www.sviluppocoscienza.it/Ciussilibert%C3%A0.htm

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