Don Miguel Ruiz: La libertà personale.

Terra x Blog + Nero 2015

La libertà personale.

La libertà personale

Raggiungere la libertà personale significa liberare se stessi dalle pene della conoscenza.

Se cambi una cosa – un’idea, un’abitudine – le frontiere si apriranno. Nel sogno umano la libertà è un’idea molto amata, ma non pienamente compresa. La libertà inizia quando ogni mente ha il coraggio di liberarsi dalla prigione che ha creato. Siamo liberi quando la guerra nella nostra testa si conclude.

Nasciamo autentici, rispondendo in maniera diretta alla vita, ma abbiamo perso la nostra autenticità sul campo di battaglia delle idee. Naturalmente possiamo tornare a essere autentici. Possiamo diventare immuni agli effetti della conoscenza. Non siamo obbligati a credere a noi stessi, ma possiamo imparare molto ascoltando i nostri pensieri e le opinioni altrui e rifiutando di pagare il prezzo che esigono. Possiamo percepire, senza fare per questo delle supposizioni. Se cambi un’idea, se fai un accordo diverso, le sbarre della prigione iniziano a piegarsi. La conoscenza umana ha dimostrato il suo valore e il suo potenziale.

La conoscenza offre alla mente un paesaggio, uno spazio virtuale dove può usare le parole per esplorare e giocare. Quando le parole fanno apparire gli oggetti nella nostra immaginazione, questo paesaggio si arricchisce di visioni e possibilità. La conoscenza è lo sfondo di tutti i sogni dell’uomo. Dovrebbe essere un servitore e un alleato della consapevolezza. Da questo punto di vista, si può anche dire che la conoscenza sia l’angelo che ci fa nascere… o il demone che ci possiede. Questa comprensione ci dà la forza per prendere il controllo delle nostre storie e fare in modo che riflettano maggiormente la verità. Prendere il controllo della storia è il nostro primo, provvisorio salto verso la libertà.

È facile capire che la libertà, per ogni uomo e ogni donna, giace nella volontà della mente di cambiare le vecchie abitudini. Prima di tutto, però, la mente deve ascoltare se stessa e modificare la conversazione. Era questa la ragione per cui davo ai miei discepoli dei nuovi “accordi” da fare con se stessi. Senza accorgersene, per tutta la vita avevano fatto scelte che non riflettevano la loro coscienza reale. Per esempio, come la maggior parte delle persone, i miei studenti avevano fatto un patto con se stessi secondo il quale o la vita era ingiusta o loro erano sfortunati. Avevano già deciso che erano delle vittime. Avendo accettato taciti accordi come questi, si sentivano costretti a rispettarli, cercando per anni di reagire in modi che li facevano stare male, ma che erano accettati dalla società.

La paura è contagiosa, se la accettiamo. I giudizi sono inevitabili ed è normale sentirsi delle vittime… se crediamo di esserlo. Malignare, essere affascinati dalle sfortune degli altri e rimanere coinvolti nei drammi di tutti sono pratiche comuni, ma ciò è normale solo se noi lo consideriamo tale. Eppure possiamo scegliere di non pensare così.

Per dare una mano ai miei studenti su questo tema, suggerivo alcuni accordi nuovi – ciò che più tardi avrei definito “I quattro accordi” – per modificare i vecchi modelli comportamentali. Dicevo loro di non prendere le cose personalmente e di smettere di fare supposizioni. Chiedevo loro di essere impeccabili con il meraviglioso dono del linguaggio: con le parole che dicevano e con quelle che costituivano i loro pensieri più reconditi. Chiedevo loro di dare sempre il massimo. Quattro semplici accordi. Ricordavo loro ininterrottamente anche di non credere, ma di ascoltare. Messi in pratica, questi nuovi accordi provocavano uno sconvolgimento che modificava la loro realtà.

Alla fine chiedevo ai miei apprendisti di arrendersi. Non a me, né a nessun altro e per nessuna ragione. Solo di arrendersi. La mente inventa parole, determina il loro significato e, per la maggior parte delle persone, la parola “resa” significa qualcosa di spiacevole. Significa capitolare e ammettere una sconfitta. La mente non può comprendere i benefici di una resa totale, ma l’uomo sì.

Senza le intrusioni della mente, l’uomo va verso la resa proprio come un animale in gabbia va verso la libertà. Sa come arrendersi alla fame e al sesso. Sa come addormentarsi e innamorarsi. Soddisfacendo queste necessità fisiche, il corpo viene rivitalizzato e rafforzato. Arrendersi alla vita è un atto di forza. Abbandonare le vecchie storie è una manifestazione di gratitudine, sia della mente che di un corpo leale.

Io mi sono arreso molto tempo fa. La mia guerra con la conoscenza è finita. Non penso più. Vedo, ascolto, reagisco. Le parole non sono la cosa più efficace. Né per me, né per nessuno. Siamo molto più attratti dalla forza dell’amore. Tuttavia, solo pochi riescono a intuire che molti dei vecchi accordi devono venire spezzati affinché questo genere di forza prevalga.

Nel periodo successivo al mio attacco di cuore, ho dovuto arrendermi di nuovo, abbandonare ogni aspettativa e ogni supposizione. Ho dovuto riconsegnare questo corpo alla vita e dire sì a tutte le sue benedizioni e a tutte le sue delusioni. Se questo corpo sopravvivrà, ricomincerò di nuovo, andando incontro a ogni giorno con una risata. E poi, naturalmente, continuerò a ridere per sempre.

Tratto da: “L’arte tolteca della vita e della morte”, di Don Miguel Ruiz.

Fonte del Post: http://www.liberidileggere.com/2015/12/la-liberta-personale/

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