Mauro Bergonzi: Dove tutto si ferma …

Dove tutto si ferma.

Domanda: Per andare oltre la sofferenza e sentirmi completo non mi basta essere cosciente che esisto e ci sono. Sicuramente manca qualcos’altro: sai indicarmi cosa?

Mauro: Ti invito a provare con me un piccolo esperimento: ti farò una domanda e tu presta bene attenzione a che cosa succede immediatamente dopo. Ecco la domanda:

Sei sicuro di esistere?

Immagino che la risposta sia un “Si”, senza dubbi.

Ma che cosa è successo nell’attimo subito dopo la domanda e prima che emergesse la risposta “Si”?

La domanda è un pensiero fatto di parole. Subito dopo, per un attimo, hai constatato l’evidenza indubitabile di esserci. Poi, negli istanti successivi, questa evidenza è stata tradotta dal pensiero nella parola “Si”.

In quell’attimo di immediata evidenza senza parole, eri consapevole, ma non pensavi. Si tratta della consapevolezza non concettuale che tanti cercano nella meditazione. Ovviamente, se la tua esistenza era evidente, vuol dire che non solo esistevi, ma eri anche consapevole.

Questo esserci-coscienza c’è sempre, sia quando pensi, sia quando non pensi. E’ l’unica costante della tua vita, in mezzo all’apparire e svanire continuo di pensieri, emozioni, sensazioni e percezioni. Per questo la chiamiamo ‘io’, perché ci fa sentire che siamo sempre gli stessi, in mezzo a tutti i cambiamenti: il nostro sè è l’unica costante in mezzo al mutare delle esperienze.

Quando esamini la sensazione di essere ‘io’, ci sono forse contemporaneamente due ‘io’ , oppure ce n’è sempre solo uno?

Uno solo. Non abbiamo mai esperienza di due sé contemporaneamente. E di che è fatto questo sé? Di esistenza e coscienza.

Ma se il sé è uno solo, ed è sempre sia esistenza sia coscienza, allora esistenza e coscienza non sono due cose diverse, ma solo due aspetti della stessa cosa. Ciò significa che, in realtà, non puoi mai essere cosciente dell’esistenza, perché per farlo ci dovrebbero essere due cose separate: da un lato la coscienza che osserva e dall’altro l’esistenza che viene osservata. Ma se sono la stessa cosa, ciò è ovviamente impossibile, perché l’uno non può dividersi in due: sarebbe come vorticare follemente su se stessi, nel vano tentativo di guardare la propria schiena.

Al che obietterai: “Ma io sono cosciente di esistere!” No, in realtà non puoi essere cosciente di esistere: puoi solo essere cosciente del pensiero “Io esisto”, proprio perché il pensiero di esistere non è il fatto di esserci, così come la parola ‘acqua’ non è l’acqua e non la puoi bere.

Tutto questo ti apparirà forse troppo astratto e ‘filosofico’, ma ti può aiutare a capire meglio la tua domanda. Mi chiedi: “Non mi basta essere cosciente che esisto e ci sono; sicuramente manca qualcos’altro; sai indicarmi cosa?”

Tu, in realtà, non sei cosciente della tua esistenza, sei solo cosciente del pensiero “Io esisto”. E questo, ovviamente, non ti basta, perché è solo un pensiero, è appunto nient’altro che ‘filosofia’. Il punto cruciale sta in quell’ ’attimo’, non concettuale, subito dopo la domanda e prima della risposta: lì non sai di esistere, ma semplicemente sei esistenza-coscienza, pura e non duale. Non si tratta nemmeno di un ‘attimo’, perché è una singolarità senza tempo, sempre presente.

Lì il pensiero si ferma. Lì il desiderio si ferma. Lì il tempo si ferma. Lì tutto si ferma e si spalanca un abisso senza fondo di meraviglia, in cui non puoi neanche cadere, perché sei quell’abisso.

La parola ‘Sapienza’ viene dal latino sapere, che vuol dire avere o sentir sapore. Non ha nulla a che fare col pensiero e con la filosofia. Quando riesci ad assaporare l’esistenza-coscienza che sei, ti rendi conto, con stupore, che il sé è un Ignoto senza confini, al di là delle parole. Dall’Ignoto che sei scaturisce la luce dell’esistenza-coscienza, la quale splende sempre e comunque attraverso tutte le mutevoli esperienze che chiamiamo ‘realtà’.

Mauro Bergonzi

Fonte del Post: Il Sorriso dell’Essere

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