Eric Baret: Riuscire … Fallire.

Terra x Blog + Nero 2015

“Niente in cui riuscire e niente in cui fallire”

«Strano pensare di aver bisogno di qualunque cosa, di dover riuscire in qualcosa. La riuscita è in ogni istante, la perdita in ogni istante. Cosa c’è da riuscire? È una fantasia. Un bambino lo sa. Non deve riuscire: gioca, è felice. Non si deve lavorare nella vita, si deve giocare. Il gioco è rendersi conto che la riuscita e la perdita non sono l’essenziale. Non c’è riuscita, non c’è perdita, non c’è che l’essenziale. Non si rischia niente, possiamo rischiare. Ma occorre una forma di maturità per giocare. […]

Cosa possiamo perdere? Posso perdere tutto, ma cosa mi manca? Mi può mancare qualcosa. E io non ho bisogno di qualcosa. Ciò di cui ho bisogno è ciò che sento ad ogni istante. […]

Cosa si può perdere nella vita? Non c’è niente in cui riuscire e niente in cui fallire. È come una nuvola che passa: è un successo, è un fallimento? Tutti questi concetti non hanno senso. È una fantasia. La bellezza della vita è far fronte, ad ogni istante, a ciò che è. Il vento mi carezza la guancia, un cane mi lecca la mano, qualcuno mi lecca i piedi, qualcun altro mi dà un calcio: sono presente, chiaramente, istante dopo istante. Non c’è domani. È il solo modo di vivere. Il resto non è la vita, ma una miserabile accozzaglia di concetti. La vita è troppo ricca, troppo bella per lasciare il posto a una riuscita o a un fallimento. Non ha senso! […]

Dagli antagonismi sorge la comprensione. Ma, generalmente, non si vogliono gli antagonismi: non si vuole aver paura, non si vuole essere tristi, non si vuole essere angosciati, non si vuole essere malati, non si vuole che i bambini muoiano, non si vuole che si droghino, non si vuole essere in prigione… perché abbiamo un progetto. Ogni volta che accade qualcosa, diciamo: “No, no, non questo, non è questo. La vita è un’altra cosa”.

A un dato momento, mi rendo conto che dico costantemente no alla vita. La vita è ciò che mi accade adesso. Non può essere diversamente. La mia vita non è domani. Vivere come se si dovesse morire fra un quarto d’ora. Avete ancora un quarto d’ora per respirare, per sentire, per vedere, per ascoltare, per gustare, per provare, per essere totalmente qui. Siete su un aereo che cade, c’è follia intorno a voi: siete totalmente presente, approfittate di questi ultimi istanti. Non vi mettete a pensare. Ogni istante è così. […]

È l’ambiente intorno che mi benedice. Tutto quel che mi accade è una benedizione. Familiarizzarsi con la gioia di vivere, che è senza ragione. Sognare un ottimo pasto, un bellissimo figlio, una bellissima casa, tutto questo vi abbandonerà. Vi sentirete felici senza un motivo. Vostro marito vi tradisce, avete perso il vostro denaro, non siete in buona salute: la vita è come è. Vi sentirete disponibile a quel che accade. Ci sono talmente tanti momenti di gioia senza motivo che non c’è più motivo di essere felice nella situazione. Tutte le situazioni conducono a questa disponibilità.

La bellezza è come è. Ci sono momenti che ci toccano più di altri, per questioni genetiche. Ma non si ha più bisogno di quei momenti. Se capitano, è meraviglioso. Anche se siete solo, senza amanti, senza soldi, senza salute, senza casa, resta questa gioia di vivere. Non c’è più relazione tra causa ed effetto. È in questi momenti che si è efficaci. Se avete un harem da gestire, lo gestite organicamente, in maniera armoniosa. Se avete una fortuna da amministrare, lo fate in maniera intelligente, armoniosa, in modo che la società ne benefici. Si gestisce il proprio corpo in maniera intelligente, non per qualcosa. Non c’è più ragione, scopo a ciò che si fa… Allora ci si familiarizza con la gioia che è senza motivo. […]

Non c’è niente da chiedere alla vita. Non chiedo niente: chiedo quello che è. L’armonia non è il risultato di una riflessione. Non c’è niente da comprendere. Si tratta di vivere con questo sentito, familiarizzarsi con lui, essere disponibile! Ogni avvenimento vi accarezza, vi tocca: respirate tutti gli avvenimenti. Guardate la televisione, c’è un terremoto: sentite la tristezza delle persone, il loro malessere, siete disponibili a questo. Può darsi che andrete ad aiutare, ma sarete in pace. Si sentono le cose. Si vive nel sentito. Non c’è da pensare. […]

È il sentito che nutre. Non è una situazione, siamo noi stessi che ci nutriamo di questa disponibilità ad essere senza progetto, senza scopo. Gustare ogni istante. Rendermi conto che, nel momento in cui ho uno scopo, nego la bellezza, nego la gioia di essere: pretendo ancora che sia per domani. Non aspetto più domani, mi do all’istante. Non ci sarà mai un domani.»

Tratto da: “L’unico desiderio – Nella nudità dei tantra”, di Eric Baret. (pp. 26-31)

Fonte del Post: http://www.lameditazionecomevia.it/baret2.htm

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