La Felicità.

Terra x blog

 La Felicità.

Chi non vorrebbe essere felice!?

Caratteristica dell’uomo è quella di cercare di evitare la sofferenza e di ricercare la felicità. Ma, perché taluni pur essendo più o meno ricchi, più o meno potenti, più o meno attraenti, etc., non sono felici e cercano di avere sempre di più o di essere sempre diversi?

Su cosa fa perno la pubblicità, la comunicazione di massa, la società in genere, al fine di suscitare comportamenti di continuo acquisto, o di continua ricerca di cose nuove e sempre diverse?

E’ il meccanismo che ci spinge alla ricerca di metodi per “compensare” le carenze psicologiche che ci sono proprie, a chi più ed a chi meno: attuare certi comportamenti attenua infatti l’angoscia originata dai sentimenti di timidezza, inferiorità, impotenza, inadeguatezza, insicurezza, etc…

Per esempio, le persone timide, o quelle che hanno un complesso di inferiorità, o ancora quelle che si sentono impotenti, queste persone ovviamente soffrono: sono estremamente insicure e provano paura e senso di incapacità. Poiché soffrono, cercano una soluzione. Cosa fa il timido che ha paura? Diventa aggressivo. Così una persona che si sente inferiore cercherà di affermare la propria superiorità. Chi soffre perché si sente impotente? Cercherà di dimostrare ed affermare la propria potenza. Chi si sente dominato, cercherà di dominare. Chi si sente incapace, cercherà di dimostrare le sue capacità. E così via. E’ così che nella vita di tutti i giorni molte persone realizzano grandi cose proprio a causa dei loro complessi di inferiorità, di inadeguatezza, etc.

Ad osservarle si direbbe che queste siano persone “di successo”, che hanno superato, o che non possiedano affatto “debolezze psicologiche”. Ed invece niente affatto: sono proprio tali debolezze che costituiscono la motivazione profonda della loro ricerca (spesso
inconsapevole) di risultati. Se, infatti, soffriamo nel sentirci deboli, umiliati, frustrati, desidereremo segretamente (e magari inconsapevolmente) crederci “forti”. Ma, tali persone non saranno mai pienamente felici, non saranno mai profondamente serene, e soffriranno sempre di una intima “urgenza” di fare e dimostrare, per tentare (almeno temporaneamente) di acquietare il loro senso di disagio psicologico. Paradossalmente, poi, tali compensazioni (e i disagi psicologici che le originano) sono spesso pragmaticamente “utili” alla società, anche se non al singolo individuo che le agisce.

Purtroppo, a volte, tali necessità di “compensazione” possono spingersi fino a
limiti inaccettabili: tiranni, autoritari, aggressivi, dittatori, violentatori, si trovano a livelli più o meno estremi della ricerca di compensazioni utili a soddisfare le loro necessità di affermazione. Ed a questo punto anche alla società nel suo insieme queste dinamiche
risultano nocive.

Ma le compensazioni NON ELIMINANO AFFATTO il problema che sta alla base, né il disagio profondo che ne consegue: lo rivestono solo con un mantello di illusioni. Ed il disagio rimane, così come l’urgenza di porvi rimedio, urgenza che spinge a proseguire nelle azioni. Ecco perché le tecniche di Mindfulness, di consapevolezza mentale, e, prima
di queste, la Meditazione Vipassana e quella Buddhista in senso lato, pongono da sempre l’attenzione sull’imparare ad “essere”, piuttosto che a “fare”.

Imparare ad accettare una sensazione temporanea di inferiorità, di inadeguatezza o di debolezza, imparare a comprendere di non essere “intrinsecamente” inferiori, deboli o inadeguati, è meglio che imparare a compensare con ruoli o atteggiamenti che consentano di dimostrare la propria “superiorità”, perché come abbiamo visto questi non risolvono il problema e non acquietano, se non temporaneamente, il nostro disagio. Liberi dalla coazione psicologica, possiamo così agire dove c’è da agire, essere dove agire non è possibile, necessario o utile, vivendo così pienamente nella massima serenità ogni singolo
istante della nostra vita.

Alberto Marconi: centrostudimindfuness

Fonte del Post: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=16430

WooshDe7Torna Su