Gangaji: Audacia e libertà. Recensione.

Audacia e Libertà: Anteprima del libro di Gangaji.

Vigilanza: un appello alla resa profonda

Molte persone, fortunate e baciate dalla grazia, hanno avuto un assaggio o un barlume di ciò che è immortale, del Sé eterno. A partire da quell’assaggio, ci si domanda: E poi? Cosa dovrei fare adesso? Cosa me ne faccio di questo? Dove lo porto? Queste domande indicano che si è chiamati a un’ulteriore resa. Esiste sempre un invito a una resa più profonda. Questa resa è la vigilanza.

Spesso la vigilanza viene fraintesa. Di solito, passa per vigilanza il semplice atto di monitorare attentamente il super ego e sono certa che anche voi siete ben consapevoli di questo genere di monitoraggio, che induce a pensare: ‘Oh, non avrei dovuto dirlo in quel modo, non avrei dovuto farlo così, non avrei dovuto pensarlo, avrei dovuto arrendermi’. Questo monitoraggio non è vigilanza, è una sua imitazione. Il termine vigilanza deriva dal verbo vigilare, che significa “rimanere vigili, svegli”. Rimanere vigili è una forma di adorazione. La vigilanza è una sacra, quieta e pacifica veglia della fiamma della verità.

Presupponendo che la percezione della separazione dalla verità sia probabile o quantomeno possibile, avete l’opportunità di vegliare la fiamma della verità. Se sarete veramente vigili, scoprirete di non essere affatto separati dalla verità. Che cosa c’è dopo? La vigilanza più profonda. La scoperta più profonda. Non c’è fine alla vera scoperta. Ciò che può finire è la vostra preoccupazione riguardo a chi pensavate di essere. La vostra preoccupazione riguardo al corpo, ai pensieri e alle emozioni può finalmente terminare. In effetti, la preoccupazione perdura soltanto fino a quando continuate a nutrirla.

Nutrite il vostro corpo.

Nutrite il vostro corpo. Nutrirlo non è un grosso problema, ma nutrire i vostri pensieri sì.

“Mantenete la veglia fino a quando esiste una qualsiasi possibilità di percepire qualcuno di separato dalla verità, fino a quando permane anche un solo refolo di desideri passati e finché nel corpo c’è respiro.”

Nutrire le vostre emozioni è molto importante. Smettete di nutrire i vostri pensieri e le vostre emozioni e vedrete quello che non ha bisogno di nutrimento per esistere. Rimanete vigili al suo fianco, arrendetevi ad esso.

Se la freccia della verità vi ha trafitto e lo sapete, se avete avuto davvero questa esperienza, allora conoscete anche i pensieri arroganti che possono emergere: ‘Beh, so di essere tutt’uno con la Verità, quindi chi ha bisogno di restare vigile?’ Probabilmente avete detto qualcosa del genere, vero? Allora, all’improvviso, ritorna la sofferenza, insieme al lamento: ‘L’ho persa! Come è potuto succedere?’ La percezione e l’esperienza di perdere ciò che non può essere perduto vengono corrette dalla vigilanza.

Non sto parlando di sforzarsi. Non parlo di fare della vigilanza. Sto dicendo di essere vigilanza e riconoscere che è naturale esserlo. Voi siete pura consapevolezza. La consapevolezza è naturalmente vigile. È vigile nei confronti di se stessa e, in verità, è sempre consapevole di se stessa.

Lo stato di sonno profondo.

Quando il corpo si trova nello stato di sonno profondo e non esistono punti di riferimento, nessuna impressione sensoriale, nessuna percezione corporea o oggetto, che sia mentale, emotivo o fisico, la consapevolezza rimane consapevole di se stessa e questa è beatitudine. È la beatitudine del sonno profondo. Anche quando il corpo si sveglia e gli oggetti ritornano all’interno della sua visuale, sapete che c’è stata un’esperienza profonda inoggettuale. Di essa non avete nessuna impressione sensoriale, ma sapete che c’è stata, perché la consapevolezza è ancora presente. Quando appaiono gli oggetti, il nostro condizionamento ci porta a fissarci su di essi e a perderci il profondo nutrimento che è sempre presente. La vigilanza è consapevolezza di ciò che non scompare, anche quando appaiono degli oggetti. Sia che questi oggetti siano deliziosi, orribili o banali, c’è sempre la consapevolezza, consapevole di se stessa. Sia che questi oggetti siano emotivi, mentali o fìsici, c’è sempre la consapevolezza, consapevole di se stessa.

La pura vigilanza deve essere facilità di riconoscimento, altrimenti si sta facendo vigilanza e non si è già più vigili. Quando sentite questo pensiero: ‘Adesso rimarrò vigile’, chiedetevi “Chi” sta vigilando? È questa l’indagine diretta di sé. Vedrete che non c’è nessuno lì, c’è soltanto vigilanza. E allora vedrete che è piuttosto naturale essere consapevoli del passaggio degli oggetti, come è naturale essere consapevoli di ciò che è consapevole sia del passaggio degli oggetti che di se stesso.

“Rimanete nella vigilanza e vedete. Semplicemente aspettate e vedete. Vedete qual è il destino del corpo. Vedete qual è l’impeto della vita. Degli oggetti passeranno all’altare della vigilanza. Lasciate che passino come nuvole.

Le nuvole non sono un problema, certamente non lo sono dal punto di vista del cielo. Voi siete il cielo. Non siete un’entità che alza lo sguardo verso il cielo. Siete il cielo che guarda l’apparizione di un’entità.”

La vigilanza comporta un fardello?

È un errore pensare che la vigilanza comporti un fardello. Il vero fardello è la negazione della vostra essenza di consapevolezza. L’idea che la vigilanza sia un fardello deriva dal concetto di pratica spirituale. Siete stati esortati a praticare. Dovete mantenere la vostra pratica. Non so da quale lingua sia stata tradotta la parola pratica, ma si tratta di una cattiva traduzione, perché indica un qualche genere di preparazione per un evento reale.

Si fa pratica per una partita di calcio, per una recita, ma non si può fare pratica per la vita. La vita è adesso. Per questo non utilizzo la parola pratica in riferimento alla vigilanza. Io parlo di vigilanza. Siate vigilanza adesso. Lo siete già. Riconoscetevi come tale e siate vigili rispetto alla vostra vera natura. Poi state a vedere. Guardate, senza cercare niente in particolare.

Nella cultura occidentale, e in particolare in America, veniamo addestrati a sapere cosa ci sarà dopo e a cercare di trasformarlo in quello che vogliamo che accada. Ecco perché c’è così tanta sofferenza qui, nel provare a costringere la vita a basarsi su qualche concezione particolare. Dopodiché, cerchiamo di ottenere consenso rispetto a quella concezione della vita e combattiamo qualunque disaccordo si presenti. Anche se usciamo vittoriosi da questa battaglia, rimaniamo insoddisfatti e inappagati.

Aspettare e vedere non significa necessariamente sedersi sul divano e non muoversi più. Non significa nemmeno alzarsi dal divano e muoversi. È qualcosa di molto più profondo. Si può condurre una vita attiva come vigilanza e, parimenti, si può vivere una vita inattiva come vigilanza.

Ci saranno molte intuizioni, molte rivelazioni ed esperienze, sempre più intense. Nel bel mezzo di tutto questo, siate vigili rispetto a ciò che non si è mosso, che è sempre rimasto integro, radioso e incontaminato. Ci saranno intuizioni ancora più profonde. Godetevele quando arrivano, salutatele quando passano e siate vigili rispetto a ciò che non si è mosso, che non si è perso nell’esperienza della perdita e non è aumentato nell’esperienza del guadagno.

Siate vigilanza. La gioia più profonda dell’esperienza umana è essere vigili. Non è un compito. È beatitudine pura. Una beatitudine sveglia e vigile, che non si muove mai, nei confronti di ciò che è sempre presente. Siate quello. Allora vedrete che questa entità definita ‘la vostra vita’ si schiuderà deliziosamente, come un fiore. Non c’è bisogno di immergerlo nella cera per farlo rimanere per sempre a un certo stadio.

La morte non è il nemico. La paura della morte è il nemico. La paura della morte è il risultato della vostra errata identificazione con qualche entità particolare. La vostra vera identificazione è con il cielo dell’essere.

Questo testo è estratto dal libro “Audacia e Libertà”, di Gangaji.

Fonte del Post: Il Giardino dei Libri

Audacia e libertà.

Sovente le persone cercano la pace come se fosse un una condizione che si trova “da qualche altra parte”, ossia qualcosa che non è presente adesso. In un primo stadio evolutivo, la cercano attraverso il cambiamento delle condizioni esteriori (un diverso lavoro, una diversa città, un diverso partner, ecc.), mentre, in un secondo stadio evolutivo, cercano la pace attraverso il cambiamento delle condizioni interiori: “Non posso andare avanti così. Devo fare qualcosa per sentirmi in pace”.

In entrambi i casi è presente un ipotetico individuo – residente in pianta stabile dentro la macchina biologica – che, al momento, non è in pace e che vorrebbe cambiare qualcosa per poter finalmente afferrare la pace. L’autrice americana Gangaji – così come ogni altro insegnante di non-dualità – ci dice invece che il punto non consiste nel trovare il metodo giusto per entrare in una condizione di pace, di felicità o di libertà, bensì nel comprendere davvero chi è questo “strano” individuo che abita dentro la macchina biologica e non è mai in pace, non è mai felice e non si sente libero.

In questo post voglio presentarvi il libro “Audacia e libertà” di Gangaji, in quanto è il primo di una serie di testi che la Antipodi Edizioni – la casa editrice che ho fondato nel 2005 per pubblicare in massima libertà i miei libri – ha deciso di dare alle stampe, inaugurando la sua nuova linea editoriale, composta di tre differenti collane: PRIMORAGGIO, ANTIDOTO e ANIMACORPUS. Per saperne di più sui testi delle collane potete fare riferimento al sito della casa editrice: http://www.antipodiedizioni.com/collane/ . Qui aggiungo solo brevemente che i testi di Primoraggio esprimono l’energia del monaco-guerriero, quelli di Antidoto appartengono ad autori di non-dualità e quelli di Animacorpus trattano dell’utilizzo dell’energia sessuale.

Audacia e libertà si inserisce nella collana Antidoto. Lo abbiamo selezionato in quanto costituisce un piccolo capolavoro – ancora sconosciuto in Italia – di questa autrice del Texas, allieva diretta di Poonja (Sri Poonjaji), a sua volta allievo del grande Sri Ramana Maharshi. Gangaji, già da decenni, è molto nota in America nell’ambiente spirituale, oltre che per la sua simpatia, anche per i suoi satsang (scambi diretti fra maestro e allievo), dove presenta la realizzazione del Sé come qualcosa di semplice e immediato, applicandola ai problemi quotidiani, per cui si ha la sensazione di poter subito toccare con mano ciò che di norma viene presentato come conquistabile solo al termine di un percorso infinito.

«I libri sacri e i grandi maestri hanno spesso detto che l’essere risvegliato è molto raro. Questo era vero in passato. Se lo sia nel presente e nel futuro dipende da voi. Richiede una determinazione così totale da essere incommensurabile; ma quando la determinazione è audace, totale, è assolutamente facile.
[… … …]
Sin dal primo satsang, ho continuato a ripetere che la determinazione non è casuale. Non è banale. È la pos­sibilità più straordinaria, rara e insolita che si abbia nel corso di una vita. Abbracciandola e arrendendovi a questa straordinaria opportunità, avete il sostegno di ogni essere risvegliato in ogni dimensione del tempo, prima del tempo e anche dopo di esso. Comunque, dipende totalmente da voi. Venite sostenuti, incorag­giati, scossi, persuasi e tuttavia dipende sempre da voi».  Audacia e libertà, Gangaji

Salvatore Brizzi

Fonte del Post: http://www.salvatorebrizzi.com/2017/01/audacia-e-liberta.html

La scelta è vostra: Audacia e Libertà

Gangaji

Gangaji, nata Toni Roberson, è nata e cresciuta nel Mississippi. Come molti suoi contemporanei, ha cercato a lungo di realizzarsi attraverso i rapporti, la famiglia, la carriera, l’attivismo politico e le pratiche spirituali.

Questa sua ricerca terminò nel 1990, quando incontrando sulle rive del fiume Gange Sri Poonjaji, allievo di Sri Ramana Maharshi, ebbe una profonda esperienza spirituale che la cambiò per sempre.

Oggi Gangaji, che opera come insegnante e scrittrice, viaggia in tutto il mondo tenendo corsi e seminari, in cui insegna come riconoscere pienamente la libertà assoluta e l’imperturbabile pace che si nascondono nel cuore di ogni essere umano.

“Dopo aver scelto, per eoni interi, di raccontare della separazione da Dio, questa storia sembra non offrire più alcuna scelta. Sembra, ma non è così. Avete semplicemente continuato a scegliere la storia che vi è stata tramandata dai vostri antenati, dalle vite precedenti, dagli errori e dai desideri del passato. Ciò per cui non si ha davvero scelta è la verità riguardo a chi siete.

La scelta però risiede nell’abilità della mente di negare o abbracciare quella verità. In questo consiste il libero arbitrio-la libertà di scelta.

Non avete alcuna libertà di scelta riguardo a chi siete, perché lo siete pienamente e completamente, ma avete il libero arbitrio dei poteri della mente e dell’immaginazione. Potete giocare come se non foste chi siete veramente, o come se lo foste solo in parte, ma non del tutto. Potete inscenare qualunque tra le innumerevoli variazioni e permutazioni relative all’atto di scegliere di accettare o negare chi siete.

Avete giocato in questo modo per eoni. Alla fine, ci si stanca di questo gioco, perché è limitato. Nonostante tutte le sue manifestazioni, la bellezza, la sofferenza, il gioco è limitato perché si basa sul presupposto che, in qualche modo, siate separati dalla verità, dalla comprensione, dall’amore e da Dio.

Tutto il gioco si basa sul presupposto della separazione, sul quale difficilmente si indaga, perché si crede che sia reale e, a partire da questa credenza, il gioco diventa molto complicato.

Vi sto invitando a vedere chi sta davvero giocando.

Dare per scontata la verità che voi siete coscienza, che siete tutt’uno con Dio e che siete verità, significa trovarsi in una sorta di trance o sonno profondo, in cui un giorno immaginerete di essere separati e perduti, dopodiché la vostra ricerca ricomincerà.

Voi siete naturalmente coscienza. Quello che chiamiamo Dio è coscienza suprema. Voi siete naturalmente tutt’uno con Dio. Siete naturalmente verità. Tutto il resto è innaturale. Potrebbe essere normale, ma non è naturale. Potrebbe essere abituale, ma non è naturale. Anche il gioco ha il suo scopo perché credendo in esso e nella sua innaturale normalità, si ha l’opportunità di immaginarsi perduti, di sperimentare il dolore e la sofferenza di ritrovarsi perduti, scacciati e separati da Dio. Allora questa immaginazione, questo gioco con tutto il suo dolore, può far sorgere l’anelito a riunirsi alla verità in tutta la sua gloria.  Gangaji

Nell’accettare l’invito esteso da Ramana, l’invito all’indagine diretta di sé, avete l’opportunità di rivolgere la vostra attenzione a chi si è perso, a chi è separato. E non troverete nessuno. Nessuno si è perso. Il personaggio perduto è stato fabbricato dalla mente, per iniziare il gioco.

Se siete determinati a investigare intensamente, nuovamente e completamente e a non ricadere addormentati, continuando a praticare una credenza basata sul presupposto della separazione, incontrerete voi stessi in qualità di pura coscienza in cui giocatore, cercatore, separazione e unione appaiono e scompaiono.

Gangaji

Fonte: Macrolibrarsi.it

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