A.H. Almaas: Siamo interessati a essere veri?

Se siamo interessati a essere veri.

“Se siamo interessati a essere veri, saremo naturalmente interessati a essere i più chiari possibile su quel che accade e farne esperienza nel modo più intimo e pieno possibile: essere totalmente in contatto con ciò. […]

Se siete davvero interessati a essere veri, tale interesse esordisce con la consapevolezza di dove siete in questo momento. Essere quel che siete può scaturire soltanto dall’amore per l’essere dove vi trovate.

È quindi chiaro che, per la pratica che consiste nell’essere veri, è essenziale essere dove si è. […]

Resistendo all’essere dove siamo, non riconosciamo dove siamo. Non permettendo a noi stessi di essere dove siamo, ci vieteremo di capire la nostra esperienza per quel che è e non vedremo la verità della situazione. […]

Avete solo bisogno di essere consapevoli dei fatti della vostra esperienza, quali che siano: sto parlando… sono seduto… mi duole la schiena… sto respirando… ho fame… mi annoio… questo cibo è insipido…

Cosa serve: se davvero amiamo essere veri, l’amore deve tradursi nell’interesse per quel che avviene adesso. […]

Molti sono disposti a fare attenzione all’esperienza del momento solo se è piacevole; se il cibo è buono e siamo felici, oppure se ci sentiamo amati e al sicuro. Allora, forse, presteremo attenzione, saremo abbastanza presenti all’esperienza del sapore del cibo. Ma il più delle volte saremo troppo distratti per farlo.

In secondo luogo, è facile cadere nella trappola di volere qualcosa dall’esperienza, o di volere che accada qualcosa. La vera consapevolezza significa percepire semplicemente ciò che sta accadendo e riconoscere che esso ha valore in sé, che è una cosa apprezzabile. […]

Essere veri significa essere naturali. Ed essere dove si è, nell’esperienza ordinaria, è la cosa più vicina a essere la propria Natura. […]

Di solito la mente vuole complicare le cose, laddove le istruzioni della vera Natura sarebbero semplici. Essa dice: «Giù le mani!». Questo è l’insegnamento primordiale. Non fate nulla, smettete assolutamente di fare qualsiasi cosa stiate facendo a voi stessi. Giù le mani dalla vostra esperienza. […]

Date un morso a una pesca e vi accorgete che è marcia. Qual è l’insegnamento? […] Il cattivo sapore è già in bocca, lo possiedo già come sensazione interiore, che sorge dalla mia esperienza. Se cerco di allontanare la sensazione, creo una scissione dentro di me: dico no a qualcosa che ho esperito. Di conseguenza, allorché suggerisco di mettere ‘giù le mani’, intendo che si deve accettare qualsiasi cosa affiori nell’esperienza interiore.

Lo stesso vale se la pesca ha un gusto delizioso. Quando si gusta il suo ottimo sapore, capita di voler trattenere l’esperienza. ‘Giù le mani’ vorrà allora dire che mangio il frutto e me lo godo, senza cercare di intensificare o far durare di più la sensazione. E non significa che dovete smettere di mangiare la pesca per poter praticare il non attaccamento. Il trucco consiste nel godere di quella delizia così com’è […].

Ecco cosa ci insegna la vera Natura: essa non fa nulla a se stessa, è, semplicemente. Abbiamo quindi bisogno di apprendere a fare come lei. Questa è la pratica. La vera Natura non dice: «Fa’ questo o quello». Anzi, ci dice di non fare cose che interferiscono […]. Ogni volta che vogliamo fare qualcosa a noi stessi, lei ci suggerisce: «No, giù le mani, lascia stare l’esperienza».”

Tratto dal testo: “La pratica della presenza”, di A.H. Almaas.

Fonte: http://www.lameditazionecomevia.it/almaas8.htm

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