Il diapason ed il Sè Superiore.

Terra x Blog + Nero 2015

 

Il diapason ed il Sé superiore.

Conoscete quello strumento di metallo che adoperano i musicisti, simile ad una forcella dalle braccia strette e lunghe, chiamato diapason? Percuotendolo con una barretta di ferro ne esce un suono affascinante, che dà < l’armonica stabile > ad ogni melodia che il musicista sta componendo.

Molti spiritualisti perdono il passo, insistono a ritardare il riconoscimento di quello che essi chiamano il < Sé Superiore >, pensando che lo stesso sia un che di lontano, sacro (è chiamato anche Monade, Scintilla divina, ecc..) che intervenga, molto raramente, lungo il sentiero, per dare la sua attenzione a quel frammento microscopico, nel tempo e nello spazio, che è lo spiritualista stesso. Insomma, il dualismo feroce sbrana e lacera anche questa importante realtà di identificazione con la dimensione metafisica…

Prendiamo lo strumento di cui abbiamo parlato – il diapason – ed immergiamolo in una pozza piena di mota. Lasciamo che il terriccio bagnato si consolidi e si secchi su di esso. E proviamo a batterci sopra la barretta di ferro. Ovviamente non ne sortirà più il limpido suono che percepivamo sempre. E solo da qualche brandello di superficie non completamente sporca riusciremo a trarre qualche brandello smozzicato di sonorità più chiara.

Ebbene, noi siamo il diapason. Quando esso è pulito e terso, emette il suono della Vita Pura ed Assoluta. Quando è sporco e terroso, sotto il velo della personalità e dell’ego più morboso, perde ogni riferimento alla Musica delle Sfere. Importante è che tutti ci si renda conto che noi siamo contemporaneamente Sé Superiore e frammento di disarmonia.

Noi!

Non esiste un Sé superiore distaccato dalla nostra realtà quotidiana; né qualche altro di alcun genere. Se si avrà il coraggio di affrontare questa meditazione e questo stato di fatto, saremo veramente in grado di riuscire ad ottenere la fusione con quello che è già soggiacente nella nostra vita….

Tratto da: “Le Chiavi Mistiche dello Yoga”, di Guido Da Todi, Capitolo 28.

Fonte del Post: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=18261

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