Il Samadhi.

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Il Samadhi: Lo stato di sovracoscienza Divina.

“Satori” nella pratica zen, “Nirvana” nel buddismo, “divinizzazione” nel cristianesimo e “Samadhi” nello yoga: definizioni diverse per descrivere lo stesso stato glorioso, quella meta ultima, a cui si aspira in tutte le vie spirituali autentiche. Si tratta di uno stato elevato di coscienza che santi e saggi di ogni epoca, di ogni latitudine e di ogni cammino spirituale hanno vissuto e tutti loro concordano nell’affermare che non è possibile descriverlo, ma che lo si può soltanto sperimentarlo personalmente.

Nella meditazione (Dhyana), stato che precede il Samadhi, esiste ancora la distinzione tra conoscitore, oggetto e atto del conoscere, mentre nel Samadhi, lo stato di estasi divina, si arriva alla fusione completa di questi tre aspetti, non si percepisce più differenza tra noi (il conoscitore) e l’ambiente esterno (l’oggetto da conoscere) e si comprende nel profondo che “la parte è nel tutto e il tutto è nella parte”.

Nelle fasi iniziali del Samadhi la mente prende la forma dell’oggetto stesso, per questo l’Osservatore non ha più bisogno di mezzi esterni per conoscere l’oggetto, è tutt’uno con esso, si identifica con l’essenza stessa dell’oggetto, andando oltre tutti i suoi attributi esteriori. Lo stato di Samadhi è chiamato anche “stato di vuoto beatifico” poiché si trascende, si oltrepassa il mondo illusorio (Maya) e si arriva a vivere uno stato di “vuoto pieno”, di non esistenza che, in modo apparentemente paradossale, ci porta alla vera esistenza, alla beatitudine suprema e alla fusione della nostra essenza con l’Essenza Ultima. Si potrebbe cadere nell’errore di pensare che questa fusione porti all’annullamento dell’individuo, ma non è così, poiché la meta che si raggiunge non è l’annullamento, ma uno stato di perfetta integrazione nell’Essenza Ultima, come una goccia che si fonde nell’oceano.

Ci sono diversi livelli di Samadhi, che dipendono sia dal grado di consapevolezza e di comprensione di ogni essere umano, sia dalla via spirituale scelta. In pratica si può arrivare alla fusione con l’Assoluto in diversi modi: nel Raja Yoga si arriva al Nirodha Samadhi, ossia l’Estasi Divina, che compare grazie alla sospensione delle fluttuazioni mentali; nel Bhakti Yoga si arriva al Bhava Samadhi, stato di sovracoscienza, a cui si arriva attraverso un’intensa manifestazione dell’Amore Divino. Con l’Hatha Yoga si arriva al Samadhi attraverso il risveglio dell’energia Kundalini, l’energia gigantesca presente allo stato latente in ogni essere umano in Muladhara Chakra, alla base della colonna vertebrale, lungo la quale poi sale fin sulla cima della testa dove si trova Sahashrara Chakra, il centro di forza che ci mette a diretto contatto con l’Assoluto. Il Vedantico arriva al Bheda Samadhi, in cui si arriva alla presa di coscienza dell’irrealtà di questo mondo fenomenico, mentre un Cristiano arriva a vivere lo stato di “Coscienza Cristica”, stato in cui la sua volontà si fonde con la Volontà Divina.

Secondo la tradizione yogica gli stati di Samadhi si possono dividere in due categorie: il “Savikalpa Samadhi” e il “Nirvikalpa Samadhi”.

L’essere umano che raggiunge il Savikalpa Samadhi ha raggiunto uno stato di perfetta purezza della mente e l’eliminazione di tutti i pensieri negativi, ma permangono ancora delle fluttuazioni e delle modificazioni mentali. In questo stadio si manifesta un’immensa felicità, che può indurre l’aspirante a credere erroneamente di essere arrivato alla meta ultima e questo potrebbe rappresentare un ostacolo sula via che porta alla tappa successiva, ossia il Nirvikalpa Samadhi, in cui le fluttuazioni della mente sono completamente assenti.

Quando un essere umano vive permanentemente nello stato di Nirvikalpa Samadhi, entra nello stato chiamato Sahajavastha, diventa cioè un liberato in vita, un essere che ha raggiunto la meta finale, la liberazione ultima. In questo stato non ci si identifica più con il nostro io illusorio e quindi con le azioni passate e presenti, poiché esse appartengono a quella dualità, che ormai è stata trascesa, quindi il karma viene annullato e si arriva alla perfetta comunione con Dio.

Ci sono diversi metodi per arrivare al distacco dal nostro io illusorio. Uno di questi è il “metodo non duale negativo” in cui il praticante non si identifica più con la realtà circostante, poiché essa, in realtà, non esiste, è pura illusione. Un secondo metodo è quello “non duale positivo” in cui il praticante vede Dio in tutto il Creato e si rende conto che tutto è permeato dal Sé Supremo Immortale. Il terzo metodo consiste nell’offrire incondizionatamente a Dio tutti i frutti delle proprie azioni e il Karma Yoga ne è la via maestra. Un ultimo metodo è la pratica del Bhakti Yoga in cui il praticante si abbandona completamente alla volontà e all’Amore Divino.

Quando si arriva allo stato di liberazione si trascende il mondo illusorio e la morte e non c’è più separazione tra il sé individuale e Dio. Colui che arriva alla liberazione ultima vive in uno stato di eterna beatitudine.

Fonte del Post: http://www.amoyoga.it/il-samadhi-lo-stato-di-sovracoscienza-divina/

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