Insicurezza e morte.

Terra x blog

La forza del guerriero interiore: superare la paura di morire.

All’improvviso gli dissero che non avrebbe più lavorato. Lo mandarono via, senza preavvisi. Troppo sconfortante, deludente, frustrante la sua sensazione di impotenza di fronte a tutto ciò. All’improvviso vide cadere quel suo mondo, costruito una carta accanto all’altra, sorreggendosi a vicenda… Lo vide cadere con una velocità il cui sconcerto era grande quanto il tempo che aveva impiegato a costruire il castello. Non era solo un lavoro, era anche un progetto, uno stile di vita. Ma soprattutto era una sicurezza.
E poi i soldi, quello stipendio, quella cifra più o meno sicura che ogni volta si presentava esuberante all’interno di quel conto on-line. Quella cifra era sicura!

Sì, la maggior parte delle cose che facciamo sono per garantire l’irreprensibile desiderio di “sicurezza”. Ah… la sicurezza… Quante vite costruite attorno ad essa! Quanto idolatrata, mitizzata, glorificata!

Quante delle nostre azioni quotidiane sono dedicate al mantenimento della sicurezza?

Un lavoro non è più soltanto un lavoro, ma la garanzia di continuare a vivere e respingere la morte. Mettere in discussione la sicurezza vuol dire avvicinarsi alla morte; l’insicurezza e la morte pare siano parenti stretti. Una relazione non è più soltanto una relazione, ma la garanzia di non essere più soli. Ma soli di fronte a che? Soli di fronte a che cosa? Cos’è questo enorme Vuoto che si para davanti a colui che ha l’ardore di volersi sentire solo?

Anche la solitudine e la morte hanno qualcosa in comune. Come se l’essere lasciati soli, o incompresi, o abbandonati fosse già evento di morte sicura. E che dire della salute? La salute serve per conoscere, crescere e autorealizzarsi? Oppure la salute è un sintomo che indica l’assenza di sintomi? Devo mantenere la salute! Non si sa mai che mi venga qualcosa… Che mi può venire? Qual’è la cosa più grave? Scommetto che è la morte!

Non sarà che ho trasformato la mia vita in una fuga continua dalla morte in tutte le mie azioni, pensieri, emozioni? Non sarà che aveva ragione quel filosofo sociologo che per primo disse che tutta la vita è tesa ad avvicinare il piacere ed allontanare il dolore?

Ok. Allora voglio sapere, perché allontano il dolore? Cosa ha di terrificante questo esistenziale potere che si fa chiamare “dolore”? Te lo dico io! Il dolore è brutto come la morte! Pff.. c’era da aspettarselo, è sempre Lei, è sempre colpa sua. Tutti hanno paura di Lei!

Tutti fermi! Mani in alto! Questa è una rapina, il primo che si muove o che chiama la polizia è un uomo morto! La morte è la minaccia numero uno per garantirsi il massimo rispetto e il massimo controllo in caso di azioni avventate… Se mi lasci, mi tolgo la vita… (e stai attento che lo faccio davvero!!!).

E’ meglio perdere un lavoro o morire? O la borsa o la vita! E’ meglio perdere dei soldi o morire? E’ meglio perdere una relazione o morire? (Non fate queste domande ad una persona fortemente depressa).

E’ meglio vivere o morire?

E se ti dicessi che una vita vissuta da schiavo non è una vita, ma è una morte? E se ti dicessi che una vita costruita a portare avanti delle scelte che hai fatto per mantenere la tua sicurezza e quella dei tuoi cari non è una vita, ma una fuga dal pericolo della morte? Da un “tirare avanti”…?

Ciao, come va? Bene, grazie. E Tu? Io… bè… si tira avanti!

E se ti dicessi che tu ti stai illudendo non lasciando quel lavoro che non ami più, non lasciando quel partner con cui non si può più andare avanti, non smettendola di occuparti di tua madre e di tuo padre? Ti stai illudendo di vivere, garantire la sicurezza e allontanare il dolore e la morte. L’illusione è proprio questa: alla morte ti ci stai avvicinando ogni giorno di più. Perché stai facendo tutto ciò che non è la vita.

Non si può definire “Vita”, un numero incalcolabile di azioni tese ad allontanare la morte, ma solo un’esistenza in attesa del fatidico momento.

La sicurezza e la Vita sono cugini di terzo grado. La certezza e la Vita lo sono di quarto grado. E la parentela è destinata a sciogliersi sempre di più…

Normalmente ogni essere umano si comporta così: “Non prendo quella decisione che mi porterebbe un grande miglioramento nella mia vita, perché richiede sforzo e coraggio. Dovrei mettere in discussione tante cose… e tanti ci rimarrebbero male”.

Fintantoché è più doloroso prendere la nuova decisione, rispetto al dolore che provo nel mio presente, continuo così. Quando il dolore che comporterebbe il non fare questa azione supera quello di farla, allora agisco.

Eppure noi esseri umani evolviamo nel momento in cui facciamo “il salto”. Lo so, lo so. Si dice che “Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quello che perde ma non sa quello che trova”. Chi mi “assicura” che…? Nessuno! Ed è questo il bello… Faccio ancora questo lavoro, non mi piace più. Ma sai, non posso lasciarlo, quei soldi mi servono. E se non avessi più quei soldi che faresti? Non avrei da mangiare, non avrei da vestirmi, non potrei comprarmi il nuovo Iphone! E poi, ho fatto delle rate per comprarmelo, sai? Mi restano sempre qualche centinaio di euro dopo il pagamento dell’affitto ogni mese, ma il mio Iphone è nuovo, te lo assicuro!

Dai perfavore! Perché continuiamo a prenderci in giro? Lo sappiamo tutti. O meglio, in teoria sappiamo tutto, ma nella pratica ci fa paura ogni insegnamento.

Lo sai che direbbe Gesù? Uomini di poca fede! Perché non vi fidate del Padre vostro? Perché? Guardate gli uccelli che volano e che cantano, essi non lavorano, non mietono, non risparmiano, non pagano le tasse, non guardano il grande fratello, eppure il Padre li ha sempre nutriti, e li nutre da millenni. Guardate i fiori nei campi, i loro colori, i loro profumi, nemmeno il Re Salomone fu mai vestito, un giorno della sua vita, al pari del loro splendore! Allora?

Uomini di poca fede…

Fai quest’esercizio appena puoi. Ripensa a quegli episodi nella tua vita in cui eri convinto di non farcela. Eri convinto che quella azione era troppo grande per te, che non saresti riuscito, che c’erano molte difficoltà, che non ti sentivi all’altezza. Ti sei concesso di agire e ce l’hai fatta, hai raggiunto dei risultati che nemmeno ti aspettavi. Ti sei sentito grato a te stesso, persino stupito, felice, pieno d’autostima.

E’ sempre così, ogniqualvolta deicidi di fare qualcosa, decidi di fare quel salto, senza occuparti dei risultati. Chi passa la sua vita a cercare di capire quale sarà il suo prossimo passo, la trascorrerà su una gamba sola. Fregatene di cercare l’azione perfetta, la decisione perfetta, di essere completamente all’altezza prima di fare qualcosa. Io ti dico: fidati. Anzi, affidati! Affidati suona quasi meglio. Buttati! Buttati! Buttati! Osa, agisci, fallo, non pensarci più, fallo e basta.

Non ho mai visto evolvere così tanto una persona come quella che pensa, immagina, agisce. Quelle persone che hanno in loro il genio dell’Audacia.

La morte è cosa certa. Fai un conto di quanti anni ti restano da vivere con questo corpo, con questo nome, con questa identità. Ognuno può fare una media. Pensi di non poterlo fare perché non vorresti sbagliare? Non vuoi fare questo calcolo perché “potrebbe portare sfiga”. Oppure, meglio non saperlo? Sai perché rispondi così? Perché vivi pieno di paure!

Gli spartani quando andavano in guerra e avanzavano verso il nemico non chiedevano “quanti sono”, ma “dove sono”.

Ah scusami… perché tu sei convinto che più anni vivrai, meglio sarà per te. Non farmi ridere, ragionaci.

Non sono il numero di anni che farà di questa una vita vissuta al meglio, ma la modalità. Verrai ricordato non per gli anni che hai vissuto, ma per le grandi azioni che avrai fatto. Quello che facciamo in vita riecheggia nell’eternità, gridava il generale Massimo (nel Gladiatore) davanti alle sue legioni di guerrieri. Non contano quanti respiri farai in questa vita, ma gli attimi che il respiro te lo toglieranno. La fortuna aiuta gli audaci, e la fortuna esiste davvero. Pensi che gli antichi recitassero a caso questo adagio? A un marinaio che non sa verso quale porto è diretto, nessun vento gli è favorevole, diceva Seneca.

Una vita passata ad accertarsi che quelle quattro cose quotidiane, sempre uguali, funzionino è un’esistenza al pari di uno schiavo. Sono gli schiavi moderni, quelli che riempiono le fabbriche. Quelli che lavorano per la realizzazione di un sogno che è del padrone della fabbrica. Ma tu non puoi partire all’avventura, lasciare tutto, mollare tutto ciò che non ti va più… no… E’ troppo rischioso.

Continua a raccontartela… Continua a sognare giardini incantati oltre l’orizzonte. Ci sono delle aiuole sotto casa splendide, valle a vedere. Non domani, non dopodomani, oggi. Inizia a vivere. Non e’ importante quanto sarai longevo davanti a coloro che verranno; se ne fregheranno di te e della tua vecchiaia. Ma se tu hai una grande storia da raccontare… tutti saranno intorno a te, giovani e meno giovani.

C’è un sistema che ci vuole piccoli, insignificanti, impauriti, bisognosi di sicurezze e senza fiducia nella vita, senza possibilità di fortuna.

C’è un altro sistema che ti vuole un’Eroe. E ti sta aspettando… da tanto tempo.

Andrea Zurlini

Fonte del Post: http://www.andreazurlini.it/blog8.html

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