Una sottile ostinata cecità.
Una delle cause primarie di sofferenza è l’illusione, ossia la nostra incapacità, a causa di una sottile ostinata cecità, di vedere le cose nel modo in cui stanno davvero, unita alla predisposizione a vederle in modo distorto.
Il mondo è, in effetti, un’unità dinamica e senza giunture, un singolo organismo vivente che subisce costantemente il cambiamento.
La nostra mente, tuttavia, lo taglia in pezzi separati e statici, per poterlo maneggiare mentalmente e fisicamente.
Una delle creazioni più care della mente è l’idea della persona e, più precisamente, di una persona molto speciale, che ognuno di noi chiama «io»: un io visto come separato e durevole.
Prima viene «io» e poi tutto il resto; ciò implica conflitto e sofferenza, poiché «io» non può controllare quell’incommensurabile vastità con cui si confronta. Ci proverà, naturalmente, come una pulce potrebbe scagliarsi contro un elefante, ma è un’impresa inutile.
Tratto da: “Il Buddhismo”, di John Snelling
Fonte: https://www.meditare.net/wp/buddhismo/una-sottile-ostinata-cecita-john-snelling/