C.G. Jung: Per comprendere l’Altro, “vedi” te stesso.

Terra x Blog + Nero 2015

Per arrivare a comprendere l’Altro, impariamo a vedere prima noi stessi e le proprie tenebre.

Ma come facciamo a parlare o a giudicare l’Altro, quando siamo ciechi perfino a noi stessi?

“Ancora oggi dobbiamo essere estremamente prudenti per non proiettare troppo spudoratamente la nostra ombra; ancora oggi siamo sommersi dalle illusioni proiettate.

Un individuo abbastanza coraggioso da ritirare tutte queste proiezioni, è un individuo cosciente della propria ombra. Un individuo siffatto si è accollato nuovi problemi e nuovi conflitti. Egli è diventato, per se stesso, un serio problema, poichè egli non è più in grado di dire che gli altri fanno questo o quello, che essi sono in errore e che essi devono venire combattuti. Egli vive nella casa dell’accoglienza del sè, del raccoglimento interiore. Un tale uomo sa che qualunque cosa vada a rovescio nel mondo, va a rovescio anche in lui stesso e che, col solo imparare a tener testa alla propria ombra, egli ha fatto qualcosa di positivo per il mondo. E’ riuscito a rispondere a una parte infinitesimale dei giganteschi problemi insoluti dei nostri giorni.

La difficoltà di questi problemi sta, in gran parte, nel veleno delle mutue proiezioni. Come è possibile che qualcuno veda chiaro quando non vede nemmeno se stesso, nè quelle tenebre che egli stesso proietta inconsciamente in ogni sua azione?”
Carl Gustav Jung. Storia e psicologia d’un simbolo naturale, in Opere, Vol.11. Psicologia e religione.

«Si fa di tutto, anche le cose più strane, pur di sfuggire alla propria anima. Si compiono esercizi di Yoga indiano di qualsiasi osservanza, si seguono regimi alimentari, si impara a memoria la teosofia, si ripetono testi mistici della letteratura mondiale, tutto, perché non si sa affrontare sé stessi e perché, a gente simile, manca ogni fiducia che dalla loro anima possa scaturirne qualcosa di utile. Così, gradatamente, l’anima è diventata quella Nazareth dalla quale non può nascere nulla di buono; per questa ragione la si va cercando ai quattro venti, e quanto più è lontana e bizzarra meglio è.»
C. G. Jung

«La rimozione è una specie di semi conscio e indeciso lasciar correre le cose, oppure disprezzare l’uva che non si puó raggiungere, oppure un volgersi da un’altra parte per non guardare in faccia i propri desideri.»
C. G. Jung – Psicologia e religione, pag. 77

Fonte del Post: http://www.jungitalia.it/2016/06/24/comprendere-laltro-ma-prima-vedere-le-proprie-ombre/

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