La constatazione dei fatti.

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Il Metodo – La constatazione dei fatti.

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Eccoci al primo passo del primo aforisma della prima serie del Metodo. Non temete, anche se potrebbe sembrare un piccolissimo concetto introduttivo, in realtà si entra subito nel vivo.

Non vi è forse argomento più semplice da comprendere quanto ostico da sperimentare: la nuda e cruda constatazione dei fatti. Conditio sine qua non per l’ingresso a pieno titolo in una sfera iniziatica autentica, mette fin da subito a dura prova la nostra presunzione e il nostro orgoglio, meritandosi a pieno titolo l’appellativo di Primo Guardiano della Soglia.

L’unità di misura con cui Madre Cultura* ci ha abituati a giudicare/valutare noi stessi e gli altri è infatti fondata sulla considerazione di emozioni, sensazioni e pensieri utilizzati come mattoncini da assemblare per costruire castelli in aria privi di fondamenta.

La scienza psicologia ha iniziato ad annusare la necessità di rivedere radicalmente questo approccio all’esistenza già a partire dagli anni ’70 attraverso esperimenti e osservazioni di autori come Benjamin Libet e Henri Laborit, i quali hanno destabilizzato seriamente il concetto di oggettività percettiva e di libero arbitrio.**

Non che la sapienza iniziatica abbia bisogno di prove scientifiche (può già vantare millenni di ricerca empirica) ma in qualche modo ci sentiamo sempre un po’ rincuorati quando troviamo conferme condivisibili sulla nostra “triste” condizione esistenziale.

Qualche millisecondo prima di decidere di compiere una qualsiasi azione, qualcosa dentro di noi si è già attivato. Noi non scegliamo, giustifichiamo; non agiamo, reagiamo; non viviamo la vita, viviamo l’interpretazione della vita.

La constatazione dei fatti è l’antidoto più efficace per iniziare a scardinare tutte le infinite sciocchezze che ci siamo (e ci hanno) sempre raccontato su noi stessi. Noi non siamo quello che vorremmo essere, non siamo quello che pensiamo di essere, non siamo le emozioni che proviamo… noi siamo, molto più semplicemente e concretamente, quello che facciamo. In altre parole, i fatti sono inizialmente l’immagine più nitida in cui possiamo vederci riflessi come allo specchio; molto più onesti e fedeli di pensieri, sensazioni ed opinioni. Non è dunque necessario isolarsi in un monastero in meditazione nell’attesa di qualche illuminazione, anche se ben sappiamo come questa immagine sia più affascinante (e più comoda).

“Conosci ciò che hai davanti e ciò che è nascosto ti sarà rivelato”, afferma Gesù nel Vangelo di Tommaso. Non c’è dunque nulla di nuovo sotto il sole, ma la tendenza è sempre quella di cercare scorciatoie meno faticose e più folkloristiche, quindi è necessario ricordarsi il punto da cui partire.

Per il Metodo, tutti gli ingredienti necessari alla propria trasmutazione alchemica sono già presenti, occorre solo cercare di miscelarli con cura e dovizia. La constatazione dei fatti permette di mettere ordine e fare chiarezza sulla ricetta, altrimenti potrebbe venirne fuori una pietanza veramente indigesta se non addirittura velenosa.

Ciò significa forse che le intenzioni che ci muovono non hanno valore?

Certo che lo hanno, ma ciò che normalmente consideriamo “intenzioni” sono solo ragionevoli giustificazioni ad azioni o decisioni completamente inconsapevoli. Il cervello, si sa, non accetta buchi di significato, ed è costantemente teso a compensare le nostre continue incoerenze attraverso sofisticate ed eleganti elaborazioni concettuali. Gli inquisitori firmavano centinaia di condanne al rogo ogni giorno, eppure si sentivano santi perché lo facevano per la purificazione spirituale dei condannati…!!!

Il presupposto fondamentale (e tangibile) da cui si parte è che praticamente nessuno è consapevole delle sue reali intenzioni, e nella maggior parte dei casi queste intenzioni non sono così coerenti e virtuose come si vorrebbe credere e far credere. È sacrosanto il detto: la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. E per il Metodo si potrebbe inoltre aggiungere che la via del paradiso è lastricata di buone azioni.

La constatazione dei fatti permette di acquisire una prima materia grezza su cui poter lavorare per la realizzazione dell’Opera: conosci te stesso. Solo conoscendo le intenzioni profonde che ci muovono sarà possibile trasmutarle realmente, così che l’emersione di nuovi intenti coscienti potrà trasformare e guidare verso un nuovo e concreto approccio all’esistenza.

Qualche consiglio?

Primo: osservare se stessi – partendo dalle situazioni in cui siamo più coinvolti – come da una piccola telecamera esterna posizionata dietro e poco al di sopra della nostra testa, come se si monitorasse l’agire di una persona a noi completamente estranea.

Secondo: se ciò che si vede non provoca un certo shock e stupore, probabilmente non è in atto una reale constatazione.

Terzo: da soli è impossibile.

* Per maggiori approfondimenti sul concetto di Madre Cultura consigliamo vivamente la lettura del post La crisi bisogna meritarsela!

** Gli studi e le pubblicazioni effettuati su tali argomenti sono molteplici e tutti molto interessanti. Scienziati di fama mondiale come Gregory Bateson, Heinz von Foerster, Humberto Maturana, Francisco Varela e molti altri, hanno delineato la condizione dell’essere umano in modo estremamente simile alle antiche concezioni spirituali.

Fonte del Post: http://associazioneperankh.com/2016/03/09/il-metodo-la-constatazione-dei-fatti/#more-2141

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