La meccanicità.

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La meccanicità.

Nel momento in cui entriamo dentro un apparato psicofisico, che è a tutti gli effetti una macchina biologica, ecco che ci identifichiamo con essa e con tutti i suoi processi meccanici.

Gli esercizi di presenza servono ad interrompere, per qualche istante, il segnale che collega l’anima alla mente e a permetterci di osservare ciò che accade, senza il velo dell’identificazione; in questo modo smettiamo di essere tutt’uno coi pensieri, che il più delle volte non sono nemmeno nostri, ma semplicemente si trovano nel corpo mentale del pianeta e vengono captati e assorbiti senza alcuna volontà da parte nostra.

I pensieri che ci arrivano sono quelli che trovano risonanza con la nostra vibrazione. Il lavoro di risveglio consiste nell’identificarci gradualmente con colui che abita la macchina e la governa, rispetto alla condizione di credere di essere la macchina stessa ed esserne governati.

Dobbiamo arrivare a toccare con mano lo stato di schiavitù nel quale versiamo, rendendoci conto che non decidiamo noi se sentirci agitati e ansiosi durante un esame o un colloquio di lavoro, o imbarazzati se ci troviamo costretti dalle circostanze a dover parlare in pubblico, così come non riusciamo a non pensare ad una certa cosa per più di qualche minuto, se questa ha una certa importanza per noi in un dato momento.

Il fisico è l’aspetto sul quale riusciamo ad esercitare in misura maggiore un certo controllo, sull’emotivo incontriamo già diverse difficoltà, soprattutto nelle situazioni in cui veniamo investiti da emozioni forti, legate alle circostanze; il mentale è l’aspetto che più di tutti gli altri sembra andare quasi completamente per conto proprio.

Quello che accade, nella stragrande maggioranza dei casi, è che riceviamo uno stimolo che proviene dall’esterno o dal nostro corpo e siamo costretti a seguirlo, anche se illusoriamente ci convinciamo di essere stati noi a decidere.

Esistono degli interessanti studi, effettuati sugli sportivi, che dimostrano come dapprima parte lo stimolo di reazione ad un dato impulso e l’azione che ne consegue e poi se ne prende atto a livello cosciente, solo che l’intervallo tra questi passaggi è talmente breve che a noi sembra di aver espresso volontarietà.

Meccanicità significa che, a un dato stimolo, corrisponde una data reazione, stesso stimolo, stessa reazione… la mia compagna parla con un altro e io sono geloso, una persona mi insulta e io mi offendo, uno mi da un pugno io gliene dò un altro e non posso uscire dalla ineluttabilità di questo schema, anche se sono convinto di aver compiuto una scelta consapevole.

Essere coscienti di questi meccanismi ha una certa importanza, perchè alla radice di tutte le reazioni automatiche della macchina biologica c’è la paura e l’istinto di sopravvivenza sviluppatasi nel corso dei millenni. I nostri corpi fisico, emotivo e mentale sanno perfettamente che dovranno morire, quindi attaccano e si difendono per loro stessa natura… fin qui nulla di male, se non fosse che, identificandoci con essi, viviamo una vita fatta di sospetto, diffidenza, paura, giudizio, attaccamento a cose, persone, idee e poco importa se l’anima vorrebbe vivere nella gioia, nell’amore, nell’accoglienza e nella serenità.

Noi non controlliamo i nostri corpi, sono i nostri corpi che controllano noi. Tutto questo non è sbagliato di per se , non si tratta di un errore, è la fase della caduta e dell’allontanamento dalla sorgente, dalla quale ci sentiamo separati, l’immersione nella materia.

Una volta vissuta questa fase, cominciamo a sentire il richiamo dell’anima e ci incamminiamo sulla via del ritorno al Padre Celeste, come nella parabola del figliol prodigo… torniamo nel luogo da dove eravamo partiti, ma con una consapevolezza del tutto diversa.

Roberto Senesi

Fonte del Post: http://www.robertosenesi.it/news/%22la-meccanicit%C3%A0%22/

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