La paura di vivere.

Terra x Blog + Nero 2015

La paura di vivere che affligge la societa’.

Oggi la societa’ punta solo alla sopravvivenza, da ogni punto di vista: politico, sociale, economico, culturale, sentimentale e sessuale. Per il sistema siamo dei “corpi senz’anima”, che devono vivere “al massimo” senza farsi “inutili domande”. La globalizzazione, in questo senso, rappresenta l’astrazione della e dalla societa’: il mondo globale – a pensarci bene – e’ solo un insieme di solitudini che devono farsi compagnia.

L’uomo di oggi – il cittadino globale – e’ un uomo spaventato, che deve sopravvivere pur di far prosperare qualcun altro, qualcuno che e’ all’apice della piramide sociale e umana in cui egli vive. Per tenere distratto e spaventato questo cittadino, esistono molte armi: in primis la routine, alias una rigida quotidianita’, che bisogna vivere senza farsi troppe domande; poi c’e’ l’identificazione al ruolo, che crea un’identita’ che serve a sentirsi solo un po’ piu’ sicuri; questa – a volte – e’ seguita dal fanatismo, ovvero l’adesione a credenze senza alcun senso critico, sulle quali si sprecano molte energie negative accumulate proprio… dalla stessa tensione generata dal sistema.

Un’altra arma per distrarre e spaventare e’ l’eliminazione del presente (del qui e ora, qualcuno potrebbe dire) ovvero il vivere sempre in funzione del futuro, cosa che crea ansieta’ e un perenne senso di insoddisfazione.

Segue l’evasione, ovvero il darsi a piaceri sempre piu’ estremi e – in un certo senso – predatori (il sottofondo psicologico, in questo caso, e’ “tanto si vive una volta sola e dopo non c’e’ piu’ nulla”): questi “piaceri”, ovviamente, sono il consumismo forsennato, il sesso meccanico con corpi sempre diversi, ma in generale anche la mondanita’, la droga e l’alcool.

Tutti questi atteggiamenti e comportamenti di fuga tendono a confermare una sorta di ego-riferimento, una chiusura dell’Io che e’ sempre piu’ solo e inconsapevole, e non ha niente a che vedere col cosiddetto “Io Sono”.

In tutto questo caos (provocato ad arte da forze molto oscure) si erge supremo – naturalmente – il Capitale, in nome del quale si puo’ e deve fare tutto.

Questo sistema oggi ha in pugno moltissime anime, tutte intrappolate in una rigida e flebile illusione: chi preferisce, per esempio, la burocrazia ai metodi spontanei, gli oggetti alle persone, la ripetizione all’originalita’, la compostezza all’esuberanza, vive praticamente sotto incantesimo, solo che non lo sa. Non a caso, aumentano i suicidi in tutto il mondo (si parla di oltre un milione di persone l’anno, almeno secondo le stime ufficiali): molti scrittori parlano di veri e propri omicidi sociali, prodotti da una societa’ del disagio e della “razionalita’” senz’anima.

La crisi economica e’ solo la cover di una crisi di sistema, crisi che e’ tutta umana, dove l’uomo deve perdere tutti i suoi diritti, in altre parole tutto cio’ che e’ collettivo e dunque dei cittadini, in nome di un capitale che e’ finto e gestito da pochissimi. Questa crisi serve solo a incupire l’uomo, a irrigidirlo in un periodo di forte risveglio spirituale, poiche’ e’ fondamentale tenere la sua frequenza energetica molto bassa – sulla modalita’ della paura perenne, tanto per capirci – per continuare a controllare e ad abusare di lui.

Da questa crisi non si uscira’ mai: l’unico modo per farla finire e’ ribaltare il sistema e riprenderci la nostra sovranita’, in primis umana.

Quando la coscienza collettiva avra’ capito che la vita e’ solo una parentesi dell’anima, ovvero della propria essenza immortale (e qui le religioni c’entrano poco, ormai) e’ allora che il cittadino globale comincera’ a sorridere davanti a tutte queste finzioni sopradescritte.
Ne ridera’, ovvio, perche’ ne capira’ semplicemente l’inconsistenza.

Quando lo stesso cittadino, inoltre, capira’ che anche il denaro e’ un gioco, o meglio che si tratta di carta o bit creati dal nulla da chi intende stare ai vertici di questa gigantesca e pericolante piramide, be’ solo allora l’uomo iniziera’ ad emanciparsi da esso, vivendo in modo molto piu’ autentico, sia con le altre persone sia soprattutto con se stesso. Il soggetto umano, al momento, vive dell’illusione della possibilita’ di questa piena realizzazione, e fa di questa vita un “sacrificio”.

Questo sistema, finto e alienante, ci ha ridotto in frantumi, ma una volta che la massa lo avra’ smascherato, a quel punto per lui – e non mi dispiace affatto dirlo – non ci sara’ alcuna possibilita’. Il sistema sta perdendo, o meglio, con molti ha gia’ perso, ecco perche’ oggi… e’ piu’ feroce che mai.

Tratto e ispirato dal libro “La malattia dell’Occidente” di Ivano Spano.

Fonte del Post: http://www.gabrielesannino.com/stampa2.asp?st=546

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