Il lento cammino della crescita dell’Anima.1 di 2.

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Dall’infrarosso all’ultravioletto: il lento cammino della crescita del’anima.

Prima Parte.

Vorrei iniziare con alcune riflessioni circa le più recenti teorie che alcune discipline scientifiche hanno divulgato e sul modo in cui possono essere messe in relazione con il tema della ”nuova Coscienza” del terzo millennio.

Partirò dalla fisica quantistica che ha rivoluzionato molti concetti del passato ed aperto nuove strade che anche solo alcuni decenni fa sarebbero sembrate idee balzane di uno scrittore di fantascienza o trucchi di un bravo illusionista, poiché lontane dal pensiero scientifico dell’epoca. Mi riferisco, per cominciare, al pensiero del fisico David Bohmche ha teorizzato ed esposto in maniera scientifica, un pensiero che in passato era appartenuto esclusivamente alle discipline esoteriche e mistiche, e ad alcuni rami della psicologia umanistica. Bohm sostiene che “nulla ha senso se visto o letto separatamente dal contesto in cui si trova” e, in questo assunto, giunge a modificare sensibilmente le basi del pensiero scientifico newtoniano, rivoluzionandolo fino ad affermare il concetto di indivisibilità del tutto.

Nella visione newtoniana anche la vita, la creatività e l’intelligenza erano per lo più prodotti che seguivano le leggi della materia, per non parlare poi della coscienza che veniva considerata esclusivamente una emanazione del cervello e, pertanto, strettamente connessa ai processi biologici. Questa visione, che ha comunque retto per lunghissimo tempo, è ormai completamente superata dall’osservazione degli atomi – considerati in un primo tempo indistruttibili e indivisibili – che ha portato ad individuare particelle molto più piccole, con un comportamento che sfida apertamente le leggi newtoniane, perché diverso dalle aspettative e dunque non rispondente alle leggi fisiche conosciute.

Gli studi e l’esplorazione del microcosmo hanno rivelato, in sintesi, che ciò che noi vediamo e definiamo “realtà”fatta di forme solide, ben separate l’una dall’altra e come tali definibili, è invece un’illusione, poiché si tratta di una complessa rete di relazioni e di eventi uniti tra loro, mentre la coscienza che è tutt’altro che un prodotto del cervello, è parte centrale della creazione della realtà in cui viviamo.

L’Universo è un grande Sistema, perfettamente organizzato, al cui interno esistono numerosi sottosistemi ad esso collegati, dove tutto si trova in relazione ordinata e armonica. La materia viene ora vista come qualcosa che può interscambiare con l’energia, e alla luce di questo anche la coscienza diventa parte del tessuto energetico universale e assume un ruolo molto più allargato ed importante di quello che gli è stato dato precedentemente. In quest’ottica possiamo senz’altro essere concordi con la visione di James Jeans che sostiene che “l’universo, più che essere una macchina molto sofisticata, è in realtà più somigliante ad un grande pensiero”.

È vero che questa rivoluzione ha radici lontane: parte infatti precisamente dagli anni ‘30 quando Godel formulò una teoria rivoluzionaria quanto quella della relatività di Einstein. Godel dimostrò che in ogni sistema assiomatico è sempre possibile trovare una proposizione facente parte di quel sistema, quindi vera, ma tuttavia non dimostrabile sulla base degli assiomi che reggono il sistema stesso. In parole più semplici, riuscì a dimostrare che i sistemi basati su assiomi, come ad esempio la matematica, sono incompleti, per cui si è costretti ad operare una distinzione tra verità e dimostrabilità.

Godel – con il suo “Teorema dell’incompletezza” – andò a risvegliare antichi dubbi che erano appartenuti alla filosofia e forse alla teologia; in particolare mise in dubbio la modalità fino a quel momento usata di giustificare il pensiero razionale usando strumenti e metodi del pensiero razionale stesso. In un certo senso obbligò la scienza a chiedersi se i sistemi logico-deduttivi fossero davvero capaci di rispondere alla complessità della vita e al fatto che, quando si pensa che la scienza possa spiegare tutto, ci si accorge che ci sono aspetti che rispondono ad altre regole.

È chiaro che da questo pensiero prese il via, almeno nella mente degli scienziati più audaci ed eclettici, l’idea che le singole parti di un sistema potessero corrispondere e relazionare tra loro con criteri non ancora noti. Un trentennio dopo Godel – esattamente nel 1974 – un altro fisico dimostrò un teorema che Henry Stapp ha definito la più importante scoperta nella storia della scienza: si tratta di John Bell e del Teorema che porta il suo nome, in cui dice che “un universo oggettivo è incompatibile con la legge delle cause locali”. In termini più semplici,“l’universo oggettivo è un universo che esiste separato dalla nostra coscienza”. “La legge delle cause locali” si riferisce al fatto che nella vita dell’universo le cose accadono sempre alla velocità della luce o a velocità inferiori e quindi, per Bell, una totalità invisibile unisce tutti gli oggetti nati nell’universo, e questa totalità significa “separazione senza separatezza” e “realtà senza divisione”, alla condizione di poter varcare la velocità della luce.

Io non sono un fisico e quindi non so spiegare bene la portata di questa scoperta ma credo che Bell abbia scoperto che nell’universo quantico esista una relazione fra tutte le sue componenti, e questo pare molto simile all’assunto delle religioni secondo cui l’uomo, particella subatomica dell’universo, partecipa ad un’esistenza indivisa e indivisibilmente unita con il mondo.

Altre avventure scientifiche attuali sono rappresentate dalle affermazioni del biochimico Lewin, che sostiene che “l’universo è sorto dal gas privo di forma del Big Bang, e da allora è governato dalla tendenza al caos, alla dissoluzione e al disordine, come vuole la seconda legge della termodinamicaEppure, nonostante questo, l’universo ha sempre creato strutture organizzate a ogni livello. Forse – ipotizza Lewin – la tendenza al caos e al disordine è contrastata da una spinta ugualmente forte che porta verso l’ordine, l’organizzazione e la struttura”. La vita verrebbe quindi a basarsi su teorie di complessità in cui vi sono oscillazioni fra fasi di organizzazione e di ordine, e fasi di entropia tendente al caos: per Lewin la vita e l’uomo sono sistemi autoregolanti e le scienze che li studiano sono sotto il dominio della complessità.

Anche secondo la teoria dei sistemi di Prigogine l’uomo viene visto come una realtà dissipativa che sottrae energia all’universo per sé stesso, causando perturbazioni all’interno della struttura: se le perturbazioni sono piccole vengono assorbite con una certa facilità, se invece sono grandi possono procurare sconvolgimenti nell’intera struttura.

Arriviamo ora a Bohm, collaboratore di Einstein; studiando il grande sistema universo egli teorizzò che le informazioni contenute nella totalità, sono anche contenute in ogni singola parte, e propone quindi un modello OLOGRAFICO, ampliato poi da Pibram, che ribadisce che il cervello umano funziona olograficamente e che in ogni neurone sono impresse tutte le informazioni cerebrali.

In pratica, tutta la base della scienza dal 1930 ad oggi ci ha portati all’Olismo, che racchiude il concetto che tutto è legato ed interconnesso, per cui non si può pensare di agire su una parte senza interferire sul tutto, così come non si può comprendere una parte se non la si vede in rapporto e nel suo legame con il tutto.

Forse proprio nel momento in cui la scienza ha rivoluzionato il proprio modo di leggere e di vedere le cose, la mente dell’uomo era pronta per afferrare questo concetto ed è per questo che negli anni ‘50 hanno preso vita discipline nuove o semplicemente ritrovate, che hanno posto il “Tutto” al centro di qualsiasi studio: dalla medicina, alla biologia, alla psicologia fino ad arrivare a discipline nuovissime come la psiconeuroendocrinoimmunologia e l’ecobiopsicologia, in cui ogni singolo apparato o parte viene visto ed analizzato nel contesto globale in cui si inserisce.

Siamo così arrivati agli studi sul cervello di Eccles e di Sperry che ipotizzano che stiamo arrivando a grande velocità alla sincronicità degli emisferi cerebrali e che tra poco, saremo in grado di utilizzare contemporaneamente sia la parte razionale analitica che quella creativa associativa e che, quando questo sarà fattibile, in noi si manifesterà un cambio a livello di onde cerebrali, che permetterà una diversa assimilazione di ciò che ora stiamo osservando e studiando. Significa, dunque, che con il raggiungimento del sincronismo cerebrale la nostra coscienza si allargherà e ci permetterà di percepire ciò che trascende il visibile, o meglio saremo in grado di andare al di là di ciò che è percepibile dai 5 sensi.

Alla luce di queste nuove teorie scientifiche, possiamo riuscire a comprendere molto meglio la portata del pensiero junghiano. Proprio come ora i fisici hanno aperto la strada per intuire che tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande c’è un unico ed uguale substrato, un filo conduttore che li lega e che non può essere compreso né dall’uno né dall’altro aspetto separatamente, così Jung aveva da sempre intuito l’interconnessione con l’Universo, spiegando questo concetto nella sua magistrale idea di Inconscio Collettivo secondo cui, a livello profondo, noi apparteniamo ad un tutto e quindi la nostra coscienza può sicuramente essere influenzata ed influenzare il comportamento altrui, ma può arrivare a influenzare anche i grandi eventi dell’Universo.

In base a questo pensiero, ogni cambiamento che si verifica ad un livello andrà ad influenzare anche gli altri livelli, anche se in apparenza non hanno contatto tra loro. Presupponendo che esista un Centro organizzatore cosmico, dobbiamo quindi ritrovare – per via del “come sopra così sotto” – anche un centro organizzatore all’interno di ogni individuo, e così, analogia per analogia, ad un Sé cosmico possiamo far coincidere un Sé individuale, o meglio un Sé come “centrum del continuum uomo” fatto di parte fisica, mentale ed emozionale. Ed è proprio da qui che dobbiamo partire per ricercare, o forse semplicemente ritrovare, quel perduto interscambio con la Natura, che consenta la trasformazione in contemporanea con tutte le altre forme di vita.

Attualmente, l’intero sistema è sbilanciato per via del pensiero lineare che percepisce solo ciò che giunge attraverso i cinque sensi, ma via via che accrescono le potenzialità si comincerà a percepire l’ologramma attraverso il nostro cervello che è esso stesso un ologramma. Sia Bohm che Pribram ipotizzano teorie che forniscono una visione del mondo molto vicina a quella mistica o a quella orientale. Ciò suggerisce l’idea che noi siamo immersi in due aspetti della realtà molto differenti: il primo, che possiamo definire tendente “all’infrarosso”, rappresenta i sensi e una realtà molto materialistica e limitata che riconosce essenzialmente i corpi fisici in movimento nello spazio, e ci fornisce la descrizione di una realtà a cui abbiamo dato tanta importanza ma che oggi, alla luce delle nuove scoperte, non risulta essere veritiera; il secondo, che è tendente “all’ultravioletto”, accarezza l’idea che noi siamo essenzialmente energia ed informazione anziché materia solida, e che non siamo separati dagli altri esseri viventi o dalla natura poiché ciascuno di noi è connesso a schemi di intelligenza governanti l’intero cosmo. A questo punto, anche il concetto di tempo diventa un’illusione: forse ciò che noi definiamo tempo somiglia più che altro ad un’eternità quantificata.

Il nostro corpo – che noi percepiamo fisico – in realtà è un campo energetico capace di organizzarsi in forme diverse (organi, cellule, apparati, atomi, ecc.) e queste particelle immateriali, una volta aggregate, danno origine alla materia, ma la loro attività consiste per lo più in un grande scambio di energia. Tutto ciò che la fisica, la biologia e le varie scienze stanno scoprendo ci riporta indietro agli studi sulla gnosi; come a dire che i vecchi filosofi, pur non conoscendo la fisica quantistica, avevano già postulato tutti i principali teoremi della fisica moderna e tutto ciò è magistralmente riassunto in una frase di Ermete Trismegisto:“ciò che è in Alto è come ciò che è in Basso” e in alcuni versi della Bahagavad-Gita.

È chiaro che la fisica quantistica non intendeva certo concedere nulla al misticismo, tuttavia due strade – un tempo apparentemente inconciliabili – hanno portato allo stesso crocevia: l’attuale concezione della realtà non può più basarsi sulla separazione ma sulla interazione delle individualità, passo necessario per diventare multidimensionali. In fondo, l’idea partita da Jung, sostenuta da Neumann e da tutta la psicologia umanistica, che porta alla riunificazione dell’Asse IO-SÉ, racchiude i concetti della fisica quantistica, che oggi ci parla di una unità che si è scissa e che deve ritornare ad essere collegata.

La separazione è un’illusione prodotta dal nostro Io, che vuole a tutti i costi riconoscersi come istanza distinta dal resto, esattamente come ha fatto l’uomo fino ad oggi nel volersi riconoscere superiore e dominatore della Natura e del Cosmo. In questo senso di separazione, l’Io lascia in disparte anche aspetti che ci appartengono e che non riconosce: così, come accade per la luce di cui il nostro occhio coglie solo la parte per così dire centrale, non riuscendo a vedere né i raggi infrarossi, che sono quelli più densi, né gli ultravioletti, che sono quelli più sottili e rarefatti, lo stesso accade alla nostra coscienza che non percepisce né la parte più densa e oscura, l’infrarosso che deve essere affrontata e illuminata per poter permettere ai nostri canali superiori di entrare in funzione, né quella del superconscio, l’ultravioletto, che contiene le grandi potenzialità creative e spirituali che sono espressione della vera libertà di cui ognuno dispone e con cui può intervenire sul destino al di là di tutti i blocchi, le paure e i condizionamenti dovuti alle esigenze di adattamento.

Fine Parte 1.

Link alla Parte 2 >>

Estratto dalla relazione di Lidia Fasso, convegno di Alba, anno 2002.

Link all’Articolo completo: http://www.convivioastrologico.it/psicologia/alba_lidia.htm

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