Maurice Nicoll: Perdersi.

Perdersi.

Esaminiamo bene il senso di “perdersi”. Cristo lo dice quando si rivolge a Pietro e lo considera uno scandalo, perché egli considerava sempre in modo mondano ciò che gli veniva detto. Pietro confondeva cose che erano a livelli diversi. Pietro non capiva che senso aveva il fatto che la mano sinistra non sapesse quello che faceva la mano destra. Nella sua mente egli confondeva la Verità dell’insegnamento di Cristo con le “cose degli uomini”.

Quando Gesù parla ai suoi discepoli dell’avvicinarsi della sua morte, Pietro dice: “Non è possibile, Signore; questo non ti accadrà mai”. Cristo gli risponde: “Lungi da me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!” (Mt. XVI, 22-23).

Qui si capisce bene perché Pietro è chiamato “Satana”. In questo passo c’è una delle definizioni di ciò che Satana significa nei Vangeli. Satana è “confondere differenti livelli di pensiero”.

E prosegue: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt. XVI, 24-25).

“Vita” qui significa “Anima”, nel testo originale. Un uomo deve perdere la sua anima. Quando si dice che un uomo deve perdere la sua vita, s’intende qualcosa di più complesso della morte fisica. [ … ] L’anima, in un uomo, si può riferire a un livello inferiore o superiore. Un uomo deve perdere la sua anima nei confronti del suo livello inferiore e ciò per ritrovarla a un livello superiore. È solo comprendendo il doppio senso di “perdere l’anima” che si può capire il vero senso di “anima” nei Vangeli.

Così: “Che giova a un uomo guadagnare il mondo intero e perdere la propria anima?” (Mt. XVI, 26).

Guadagnare il mondo intero, preoccupandosi unicamente delle cose degli uomini, è perdere la propria anima nei confronti di una propria possibile evoluzione interiore. Nei Vangeli tutto si riferisce a un’evoluzione interiore, il cui esito è il raggiungimento del Regno dei Cieli.

L’anima di un bruco non è quella di una farfalla e, per questo, esso deve perdere la propria anima, per ritrovarla. Rimanendo un bruco, esso salva la sua anima da bruco, ma perde la sua anima in un altro senso, cioè perde la possibilità di una trasformazione e, restando se stesso, perde tutto ciò che è proprio di ciò che può divenire.

L’Uomo è in grado di trasformarsi o ri-nascere, ecco perché la sua anima è anche doppia. Egli può conservarla e rimanere così com’è ma, conservandola, la perde davvero, fallendo il vero scopo per cui essa esiste. Egli può perderla, però “trasformandosi” e allora la ritroverà a un altro livello della sua evoluzione interiore. Per questo l’anima è una potenzialità, cioè non è una cosa statica, ma è dinamica: è ciò che un uomo è e ciò che può diventare.

Maurice Nicoll (1884-1953), medico e specialista in psicologia medica, fu allievo di C. G. Jung, G. I. Gurdjieff e P. D. Ouspensky.

Tratto da: “L’uomo Nuovo – Interpretazione di alcune parabole e di alcuni miracoli di Cristo”, di  Maurice Nicoll

Fonte del Post: http://www.meditare.net/wp/psicologia/perdersi-maurice-nicoll/

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