Ogni “mondo” è in noi.

Terra x Blog + Nero 2015

Ogni mondo è dentro di noi.

Dilgo Kyentse Rimpotche, un lama tibetano considerato un Buddha disse:

“Se sai riconoscere il carattere vuoto dei pensieri, non appena sorgono, svaniranno. Essi traversano la mente come un uccello in volo, senza lasciare traccia.”

Non si tratta di “sapere” né di “cercare”, solo di ELIMINARE OGNI CONCETTO anche il più grandioso. Servirsene e poi dimenticare. Il testimone o spettatore è rimanere nell’io-sono senza attributi, come un occhio anonimo che assiste a tutto ed è in tutto. Si tratta di sperimentare che la separazione non esiste, non immaginarla o “esserne convinti concettualmente”.

Il “disegno immenso” di cui quasi tutti parlano, non esiste, si tratta di un puntolino così infimo (che appare al risveglio dopo il sonno notturno o altro) nel quale appaiono ologrammi che s’intrecciano e che il nostro programma neuronale interpreta, modella e crede … immenso! È il nostro sistema nervoso a proiettarlo. E le decisioni sono in realtà già … determinate … alcuni istanti prima che l’io intervenga! Il mondo si rivela veramente la NOSTRA percezione costante, finché funzionano i sensi, naturalmente. Quindi anch’essi sono solo miraggi.

Molti si fermano quando provano quel senso di perfetta unità, ancora oggettivabile, transitoria, credendo di “essere arrivati”! Si sa anche che il cervello può elaborare da sé sostanze simili a droghe. Sono tutti STATI e quindi esperienze temporanee.

Sempre di più, alcuni hanno “sperimentato”- spontaneamente o causa una cattiva droga occasionale – un travolgente senso di unità e perdita d’identità temporanea. Spesso questo è anche dovuto a una soppressione o fuga inconscia da traumi, da una situazione familiare devastante o da un vuoto da riempire. Molti si rifugiano poi nella droga assumendo in modo indiscriminato LSD, DMT e simili, spesso inquinati da altre sostanze tossiche. Essi s’illudono ancor di più, poiché questi elementi procurano stati alterati di coscienza, che scambiano per illuminazione (!), mentre distruggono solo cellule nervose. Inoltre inducono stati di panico e psicosi spesso irreversibili. Nel loro male e angoscia si convincono in seguito che, aggrappandosi o cercando di controllare qualche insegnante (che fa loro da stampella o da genitore mancante), possano trovare la felicità duratura, mentre si creano un mondo ancora più illusorio, mentendo a se stessi e in modo anche molto calcolato agli altri, per trovare un appiglio, e così perdono il contatto con la realtà quotidiana, ma anche la possibilità di superarla. Il miraggio li avvolge totalmente.

La realizzazione è sempre presente, in tutti e ovunque, ma il paradosso è che se il sistema è bruciato, il falso personaggio crea muri ancor più solidi, per proteggersi da un immaginario buco nero che vuole risucchiarlo. Ecco che l’identificazione a un ego labile diventa ancora più densa, volendo sfuggirla, il mondo astrale (emozioni, violenze, negatività) spadroneggia, mentre la persona, molto spesso, nega di assumere queste sostanze! – non sapendo che l’effetto interno, non sempre visibile, dura anche una vita e blocca la Realizzazione definitiva. Non sempre è l’effetto della droga naturalmente, la crisalide non riesce a trasformarsi in farfalla: prima deve morire come crisalide.

Il buddismo vieta qualunque sostanza allucinogena, non per moralismo, ma per i problemi di cui ho accennato. Tuttavia è da notare che alcune meditazioni forzate possono indurre stati alterati anche pericolosi, senza però raggiungere quell’equilibrio costante dell’essere realizzato. (Ecco la differenza tra uno pseudo-guru che “parla e non vive” e un sat-guru che è puro Assoluto e lo vive totalmente in ogni istante.)

Le civiltà che usano l’ayahuasca e il peyotl, lo fanno con preventivi digiuni, in cerimonie ben precise, per guarire e in un certo modo ripulire il subconscio dalle memorie traumatiche o inutili. Purtroppo ora, con la liberalizzazione e il traffico di droghe pesanti, questo fenomeno è aumentato più dell’alcolismo, altro sintomo di fuga dal quotidiano doloroso e pesante, mentre il risultato è la ricaduta in un mondo ancora più tremendo. I famosi “bad trip”.

Se la psiche è equilibrata, i grossi traumi risolti, la ricerca sincera, l’individuo riesce a sparire, inoltrandosi senza paura nell’abisso inconcepibile di… se stessi. Un senso di liberazione che poi svanisce, poiché anch’esso fa parte di un’esperienza. Si può solo ricadere in Quello, una volta eliminato totalmente il falso e anche il senso di essere, poiché esso si rivela (non si “suppone” soltanto!) un concetto immaginario. Chi può ancora aver paura del proprio fondamento non-concettuale?

È davvero un paradosso, ma è importante vederne lo schema. Si tratta di smantellare la parte subconscia, mantenuta in vita da concetti e memorie, per realizzare, toccar con mano, alla fine, che la mente è solo un altro nome inventato. Questo serve inoltre a stabilizzare il sistema psico-fisico, per poter sostenere l’annientamento di ogni costrutto mentale: realizzare la nostra vera autentica natura sempre presente, ma offuscata.

Non si tratta di rafforzare l’ego, né di affermare che ‘’tanto è tutto un’illusione’’ per poi continuare a subire l’autorità del teatro magico della persona e del mondo, aggiungendo zavorra a zavorra. Si tratta di stabilizzare il “tonal” ossia realizzare – nel quotidiano vissuto – che l’io-sono è concettuale e non esiste davvero, per poter sostenere la forza dell’Assoluto o “Nagual’’.

Se il complesso psico-somatico è una barchetta fragile e confusa, riempita di nozioni e di bugie, il mare dell’Ignoto la travolge subito in modo irreversibile. Ecco l’effetto delle sostanze psichedeliche mal digerite.

Le identificazioni vanno smantellate via via, come arrivano: quelle del corpo, della mente (corpi sottili, i più tenaci) che crea il mondo… questo lo si può fare durante tutto il giorno, qualunque lavoro uno faccia. Il problema sta nell’uscire dalla comprensione intellettuale… È facile “credere” di aver capito, quando invece si è solo attribuita una bella etichetta su quanto nascosto in cantina. Il vero metro è di vedere che le cose una volta importanti ci lasciano e così anche le reazioni… In questo senso il chiedere perdono e ringraziare l’avversità é un solvente notevole!

QUELLO che siamo realmente è al di qua o al di là dell’io-sono. Inconcepibile, quindi anche l’io-sono deve rivelarsi un pensiero = 0 . Da zero come può nascere ”qualcosa”??? Quindi non si tratta di creare concetti, domande ecc. ma di vedere all’istante le oggettivazioni del nostro “programma” (DNA o dischetto o UBS) e di accoglierle totalmente come proprie, il che poco alla volta le scioglie.

Molti si chiedono in che modo dei saggi realizzati muoiano di malattie, come il cancro o altre, molto invalidanti. Le malattie si sa, provengono da squilibri del sistema psico-fisico. Ora, la realizzazione esclude la realtà di ogni… atomo! Non essendo da tempo più convinti di essere né la mente né il corpo, che importanza può avere per loro di vivere, di ammalarsi o di morire? Lasciano accadere ciò che l’ologramma ha in serbo.

Altro è quando l’identificazione alla persona è ancora molto intensa: servirsi del proprio stato psico-fisico, malattie e situazioni difficili, per disfarne i contenuti, riflessi del ‘’non-visto’’ interno, aiuta a disfarsi del falso. Poi anche quella specie di USB contenente miliardi d’informazioni, o puntolino anonimo, si rivelerà da sé perfettamente inesistente ( stadio seguente, per così dire).

Quello che racconto mi viene spontaneo ed è semplicemente una costatazione e una conferma di quanto è stato spiegato milioni di volte da mistici e fisici. Talmente semplice che ci sfugge.

Il sat-guru (PURO ASSOLUTO inconcepibile) è… noi stessi, ma dapprima dobbiamo verificarlo, eliminando quanto lo copre, ossia il sistema di misura da un punto INVENTATO! Mi è capitato da bambina di provarlo qualche attimo (chissà quanti l’hanno vissuto e dimenticato!), senza “saperne” nulla e poi è riapparso anni dopo in modo chiaro, ossia che tutto è al nostro interno, dagli UFO, alle apparizioni miracolose, agli infiniti mondi paralleli. Quello che sogniamo di notte è ‘’dentro’’ al nostro sistema e, al risveglio, appare un altro sogno, sempre all’interno – anche se ci hanno insegnato che è ‘’fuori’’- condizionato da memorie e apparenza di spazio-tempo. Varie esperienze hanno confermato che se poi qualcuno è rinchiuso in uno spazio buio e senza alcun rumore o suono, anche lì dopo un po’ crea un ALTRO mondo come lo vediamo ora!! Il che conferma i famosi detti antichi del miraggio o costante sogno ad occhi aperti.

In breve: il mondo apparentemente “esterno” al nostro corpo-mente è solo un DIAPASON che vibra all’unisono con quello che è all’interno. Ecco che si spiegano reazioni, emozioni e attaccamenti che abbiamo, in quanto coincidono con ciò che non vediamo in modo immediato in noi. Se accogliamo quanto ci viene mostrato, i due poli si annullano e regna la serenità. La reazione invece mostra che non accettiamo quanto è riflesso e l’ego fa la sua comparsa. Separazione-dolore. E allo stesso modo se ci innamoriamo, siamo conquistati solo dal nostro riflesso. Purtroppo Narciso, specchiandosi in un laghetto calmo vide la sua immagine, se ne innamorò e cadde nell’acqua annegando. Lo zero (sifr) si è rivestito di… cifre immaginarie.

Tutto questo è la stoffa (ologramma) dell’io-sono… MA noi NON SIAMO QUESTO PRIMO PENSIERO, che è la radice dell’allucinazione collettiva. La usiamo, ma non ne siamo più ingannati e soprattutto le reazioni non hanno più forza. […]

Isabella di Soragna

Fonte del Post: http://www.isabelladisoragna.eu/site/articolo.php?news=89&lang=italiano&menu=12

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