Praticare l’osservare.

Quando vi sono molte barriere devi praticare l’osservare.

Quando vi sono molte barriere che impediscono di praticare l’autoindagine, allora devi praticare l’OSSERVARE.

Nella meditazione formale metti da parte le altre tecniche, semplicemente siediti e OSSERVA in maniera neutrale tutto quello che si presenta: pensieri, stati, ricordi, nulla…

Non è una tecnica di serie ‘B’. Stando a OSSERVARE con equanimità, prima o poi ti rendi conto di essere l’Osservatore Ultimo. Non solo, praticando l’OSSERVARE sviluppi la capacità di ‘ESSERE’ l’Osservatore Ultimo, perché hai sviluppato il potere di rimanere distaccato ed equanime di fronte ai fenomeni.

Perché sia chiara la portata dell’OSSERVARE, allego un passo tratto dal libro di Tulku Urgyen Rinpoche “Dipinti di Arcobaleno”.

Vorrei che notassi quando si dice “Più ci alleniamo allo stato risvegliato…”: questo perché quando si raggiunge lo stato risvegliato bisogna continuare a praticare fino alla disidentificazione definitiva dalla mente (Manonasa).

Molti credono di essere già realizzati, ma non è così. Lo Dzogchen lo sa bene e dopo il ‘Risveglio’ si continua a praticare l’osservazione dallo stato di risveglio – in tibetano tale pratica è chiamata Trek-Chod. Il Trek-Chod sfocia poi, naturalmente, nel Tod-Gal, in cui si presentano immagini della mente archetipica. Concluso il Tod-Gal lo yogi ha raggiunto la completa disidentificazione dal mondo fenomenico illusorio.

Quando è pronto si chiude in una tenda e dissolve il corpo fisico, che ormai per lui è solo pensiero. Intorno alla tenda si crea una radianza arcobaleno – da qui il nome ‘corpo arcobaleno’ – che deriva dalla sublimazione dei 5 elementi. Finito il processo nella tenda restano solo i vestiti, le unghie e i capelli (che non sono più vivi).

Alcune tende sono state violate da miscredenti, mentre il processo era ancora in corso e si è visto che il corpo seduto in padmasana galleggiava al centro della radianza arcobaleno diventando sempre più piccolo, proprio come sublima una pietra di canfora. In Tibet vi sono sati finora 130 casi di sublimazione del corpo.

Ecco il passo dal libro:

“Vi sono due tipi di realtà. La prima è la verità quale appare alla maggior parte delle persone, la seconda è la verità così com’è realmente.

Il primo tipo, cioè le cose come appaiono ai più, è costituito dai fenomeni karmici condivisi dalla stessa specie di esseri. Questo significa che le cose appaiono in un certo modo per tutti coloro che, per il proprio karma, sono rinati in una specifica classe dì esseri senzienti.

Invece, in merito alla vera natura della realtà, le cose non sono altro che presenza illusoria, evento mentale apparente. Se si osserva da vicino, in senso assoluto non c’è un sorgere, non c’è nulla che realmente accada. Tuttavia, superficialmente, o relativamente, sembra che accada qualcosa.

Quando uno yogi raggiunge la perfezione nella pratica, giungendo allo stadio conosciuto come ‘l’esaurirsi di tutti i fenomeni ‘, tutte le comuni apparenze scompaiono. L’esperienza illusoria, semplicemente, svanisce e i fenomeni illusori, come vengono percepiti dagli altri esseri, cessano di essere.

Ciò non significa però che essi svaniscano anche per gli altri. Naturalmente, se tutti gli esseri realizzassero l’illuminazione, cesserebbero per tutti, ma questa, sfortunatamente, è solo un’eventualità teorica. L’esperienza comune degli esseri senzienti non si distrugge facilmente, ma l’esperienza illusoria individuale di un praticante può ridursi o sparire.

Quando tutti gli esseri viventi s’illuminano, svanisce anche la loro esperienza illusoria condivisa.

Non aspettatevi che la vostra esperienza illusoria cessi per il fatto di aver colto, per un breve attimo, la consapevolezza non dualistica. L’esperienza è senza fine e in quell’attimo si dissolve solamente il nostro attaccamento all’apparenza delle cose. Più il nostro attaccamento interiore si dissolve, più il nostro senso di concretezza svanisce, finché, alla fine, diventa come nel canto di Götsangpa Gönpo Dorje, incluso nella Pioggia della saggezza:

Le apparenze sono uno spettacolo senza sostanza.
Tutte le forme relative di questa magia
sono completamente aperte e penetrabili
come il masso dietro la mia schiena.

A questo punto Götsangpa si appoggiò alla solida pietra e vi lasciò un’impronta precisa del capo e della schiena. Milarepa era in grado di volare e di attraversare liberamente la dura roccia. Questi yogi non fanno miracoli, ma hanno semplicemente compreso la non sostanzialità della natura originaria delle cose, che diventa sempre più evidente quando l’attaccamento alla concretezza dei fenomeni ha la possibilità di dissolversi.

Più ci alleniamo allo stato risvegliato, a lasciar cadere il nostro attaccamento, più vedremo il mondo esterno com’è realmente: uno spettacolo illusorio, privo di sostanza. Ecco perché i grandi maestri che sono giunti alla realizzazione potevano camminare sull’acqua, attraversare la solida roccia e rimanere incolumi tra le fiamme.

Padmasambhava fu messo al rogo molte volte, ma rimase incolume tra le fiamme. Gli elementi esterni non sono altro che percezioni illusorie, li abbiamo creati noi. Quando l’attaccamento crolla, anche le false percezioni crollano. “Tutte le apparenze sono prive di sostanza, come il fumo e la nebbia”. Superficialmente appaiono, ma solo come il gioco magico dell’illusione’.

Sergio Cipollaro

Fonte: http://www.itisnotreal.net/vi-molte-barriere-devi-praticare-losservare/

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