Riflessioni: Il Setaccio.

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Riflessioni: Il Setaccio.

Qualsiasi possa essere la ragione che inizialmente spinge un Essere umano ad indagare in se stesso, al fine di conoscere se stesso, i propri condizionamenti e schemi mentali abituali, la propria vera Essenza, sta di fatto che prende il via un vero e proprio percorso di ricerca, più o meno accidentato, per nulla comodo, almeno inizialmente e che nessuno può sapere dove condurrà, ammesso che da qualche parte possa poi condurre. Proseguendo nell’intento, il più delle volte, il sentiero assume le caratteristiche di un vero e proprio training, denso di sommovimenti emozionali anche estremi, di crisi psicologiche, di solitudine e, non di rado, di dubbi sulla propria sanità di mente. Quasi sempre la paura effettua i suoi imprevedibili ed improvvisi agguati, mettendo a nudo e quindi a repentaglio ogni precedente concetto, ideale, obbiettivo e bisogno di certezza e sicurezza. Tutta roba da cuori impavidi, innamorati e colmi di passione… si sconsiglia vivamente ai “tiepidi” di cuore e agli idolatri del controllo.

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate…”. Dante, La Divina Commedia.

Qui la speranza non ha alcun luogo in cui posarsi; il sentiero non prevede infatti alcuna meta da raggiungere, alcuna vetta da conquistare e sulla quale infiggere bandiere. Il sentiero è un passo, il solo passo che si può compiere istante per istante, il passo che comprende in sé ogni altro passo e che non contempla alcun secondo passo. Non esiste alcuna regola, non esiste alcuna mappa, non esiste alcuna destinazione, non esiste alcun mezzo di trasporto, non esiste alcun domani; si può solo restare in movimento, nel presente, energia per farlo permettendo. Quindi, in che cosa si potrà mai sperare? La speranza è comunque l’illusione o la menzogna di chiunque non sia presente né a se stesso, né, tanto meno, a ciò che E’; è una subdola modalità di autoinganno che giustifica la mancanza di presenza nell’adesso, è l’invenzione di ipotetiche possibilità fruibili in un futuro che ora non c’è. In altre parole, la speranza è ipocrisia.

Vangelo di Matteo 10 – 9, 10:
9 Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, 10 né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento.

Lungo il sentiero non si acquisisce nulla, semmai si lasciano cadere le false identificazioni, le illusioni della mente, gli attaccamenti, i condizionamenti, le più antiche e radicate certezze, convinzioni e i desideri. Non serve a nulla gravare il peso sulle spalle con uno zaino colmo delle nostre esperienze del passato, le nostre conoscenze, le nostre valutazioni personali… meglio viaggiare leggeri, liberi da ogni fardello del passato, senza nemmeno un bastone cui appoggiarsi, il bastone della nostra memoria. E’ un sentiero che spoglia di tutto, che ti lascia nudo, così come sei nato e che potrebbe addirittura portarti via anche l’ultimo e più prezioso dei tuoi beni, quello a cui mai e poi mai vorresti rinunciare: te stesso. Quel te stesso che sei solito chiamare “me” o “io”, quel te stesso che hai sempre creduto di essere e in cui, sempre, ti sei riconosciuto, ma che nulla ha a che vedere con l’Essere… Quello che veramente E’. In parole politicamente assai scorrette, il cammino manderà a farsi fottere ogni schema della personalità, scavando una fossa ben profonda per il senso della propria importanza personale. Non siamo proprio nessuno!

 Avrai sicuramente parlato e continui a farlo, tra te e te, ma non si può pensare che quelle parole restino nel vuoto, che non raggiungano, né determinino alcunché… se hai cercato una via, se stai cercando una via per conoscere chi o che cosa realmente sei, l’Essere ha raccolto ogni parola detta, urlata o bisbigliata che sia, e sa. Di fatto, consapevolmente o meno, hai bussato ad una porta e, inevitabilmente, quella porta si è aperta. Potresti non essertene nemmeno accorto, o potresti non apprezzare ciò che da quella porta aperta giunge fino a te, ma se veramente la sincerità della ricerca è sentita, ogni aspetto della Vita inizierà a portare alla tua attenzione numerosi aspetti della personalità. Come già detto, non è un percorso per i tiepidi di cuore, gli opportunisti e coloro che cercano solo appagamento; da quella porta, infatti, cominceranno ad uscire e presentarsi a te i numerosi “mostri” che conservavi nella tua cantina buia e di cui nemmeno avevi più un ricordo. Verranno a te sogghignando, per metterti paura, ma un cuore sincero è un cuore saldo e se non ci sarà una precipitosa fuga, la Passione e l’Amore di quel cuore dissolveranno ogni creazione della mente, per quanto mostruosa possa apparire.

All’immagine del sentiero si potrebbe sovrapporre quella di un setaccio, o meglio ancora quella di un’azione di setacciamento, con un “filtro” a maglie, via, via sempre più strette.

Maglie larghe, inizialmente, che trattengono solo le coscienze più grossolane… Qui vengono setacciati gli uomini-animale – nessun significato dispregiativo, bensì riferimento alla natura biologica-animale – ovvero completamente identificati con i sensi fisici ed il corpo, prede delle emozioni, dei desideri, degli appetiti fisico-biologici, indifferenti, insensibili, avidi, egoisti, ignoranti (cioè privi di conoscenza) competitivi e totalmente inconsapevoli di sé… cioè sempre distratti dal mondo circostante, percepito quale unica e incontrovertibile realtà. Da questa porta escono mostri da rotocalco, non realmente spaventosi, ma sufficientemente “brutti” da sconsigliare di affrontarli, per evidente mancanza di tornaconto personale, unica legge che interessa questa “categoria” di uomini; il loro motto si potrebbe riassumere così: “Se non ci guadagno niente, non so cosa farmene; l’unica cosa che mi interessa è stare bene e ognun per sé.”

Chiunque superi questo primo filtro, ne incontrerà un secondo, a maglie più strette. Qui si setacciano gli uomini-testa, completamente identificati con il pensiero e le loro conoscenze intellettuali, prede dell’autorità delle idee e delle ideologie, presuntuosi, arroganti, egoisti, avidi, ugualmente inconsapevoli di sé… comunque distratti dal mondo circostante, pur se con una maggiore attitudine, per quanto distorta, nel considerare l’interiorità. Da questa porta escono mostri da film di fantascienza, grotteschi, che sconsigliano di essere affrontati per l’evidente messa in discussione di ogni “ragione” acquisita con l’esperienza e la cultura, ritenute le uniche grandi maestre di vita. Il motto di costoro si potrebbe riassumere con: “Io lo so, le cose stanno così e cosà; ho ragione. Io sono qualcuno, sono meglio degli altri e solo i meritevoli sono degni di considerazione.”

Superato questo filtro, ecco che i “superstiti” si trovano di fronte a delle maglie veramente strette. Qui vengono setacciati i volenterosi di cuore che non sono riusciti ancora a trovare una sufficiente fiducia in se stessi, cioè nella Vita, né l’energia interiore per proseguire il viaggio. Il corpo è stato visto per quello che è, un veicolo, non certo l’Essere che lo “indossa”. Il pensiero è stato visto per quello che è, una funzione, uno strumento, non certo un’autorità, né tantomeno l’Essere che se ne serve, per manifestare la cosiddetta realtà. Questi uomini non sono più completamente identificati con il complesso corpo-mente, ma ancora non hanno realizzato in sé l’Integrità, percependosi comunque diversi e separati dalla Vita. Da questa porta escono mostri assolutamente terrificanti, agghindati con le paure più recondite e selvagge, quelle che mettono in seria discussione la possibilità di sopravvivere nei modi fino al momento conosciuti e realizzati, quelli che ti strappano di dosso ogni riferimento, ogni convinzione, ogni sicurezza, ogni attaccamento alle cose materiali, lasciandoti impietosamente solo e nudo nel deserto. Il motto di questo gruppo si potrebbe riassumere così: “Nulla è come appare, c’è ben altro, ma non mi sento ancora pronto per il grande salto nell’ignoto; devo lavorarci ancora un po’. Devo ancora vincere la paura.”

E dopo il passaggio attraverso questi filtri che succede?

Abbandonata ogni speranza di trovare, conquistare, acquisire, mantenere chissà cosa… stramazzata al suolo l’importanza personale… cessata ogni sudditanza nei confronti dell’autorità del pensiero… conosciuta intimamente la paura senza esserne fuggiti… sepolto finalmente il cadavere del passato e naufragata l’illusione del futuro… rimasti nudi e soli nel bel mezzo del deserto, senza attendere un qualcuno che venga per salvarci … chi o che cosa potrà mai restare, ammesso che qualcuno o qualcosa resti?

Chiunque affronti e superi questa “decantazione e filtraggio”, non certo per volontà propria, ma per volontà della Vita, se così Essa stabilisce, potrebbe incontrare la morte definitiva del senso personale, la dissoluzione dell’io, il Silenzio dell’Essere, l’annichilimento dell’ego nell’Integrità della Vita, il ritorno alla Sorgente, il Vuoto Pieno, l’Ignoto inconoscibile ed Eterno. Dopo di che… di “noi” non resterà alcuna traccia… solo Essere… Libertà… Pienezza. In altri termini, può accadere che una consapevolezza si presenti: Nessuno può affrontare e nessuno può superare alcunché, per la semplice ragione che non c’è nessuno che possa fare nessuna cosa.

Ehyeh Asher Ehyeh: Io Sono colui che era, che è e che sarà. Esodo 3,14.

Per concludere, se sei già sinceramente interessato a conoscere chi o che cosa sei, chi o che cosa sia la Vita, avendo quindi già compreso che saranno sempre i tuoi “mostri” ad indicarti la via per perdere quel “te stesso” alla cui autorità ti sei genuflesso per tanto tempo… come te la stai cavando con il setacciamento?

Come sempre, a questa domanda puoi rispondere solamente Tu.
Con affetto, Sid… Love*

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