Riflessioni: La “fame” di Esperienza.

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La “fame” di Esperienza.

Quello che, non di rado, accade ai cosiddetti ricercatori spirituali è di “infognarsi” nella ricerca o nell’attesa di un’esperienza a tutti i costi… che sia fuori dal comune, straordinaria, o mistica… o quello che ti pare. Se non accade un qualche cosa “al di fuori dalla norma”, molti ritengono che, in definitiva, non stia accadendo nulla. Come se la consapevolezza fosse qualcosa di stra-ordinario, così che, senza assistere allo scoppiettio di un fuoco d’artificio, in molti ritengono che non possa esserci alcuna festa.

A ben vedere, stiamo parlando di obbiettivi, del tempo necessario per raggiungerli, di conseguimento – o possesso, o attaccamento – di volontà e desiderio, di ricerca di appagamento… dal momento che solo una tale e straordinaria esperienza potrebbe soddisfare la “fame” del ricercatore. Stiamo anche parlando di valutazione, cioè di giudizio, di paragone, quindi di divisione. Molto spesso, poi, il non verificarsi di tale spettacolare esperienza e l’insistenza con cui la si continua a cercare comportano frustrazione, che è una forma di conflitto; in pratica, “quello che c’è” viene giudicato insufficiente o mancante sotto qualche aspetto, per cui si cerca qualcos’altro di più soddisfacente, ovviamente secondo un metro arbitrario e condizionato dalle proprie credenze e conoscenze… e se questo non è conflitto… dimmi tu cos’è.

Come vedi, già a questo punto della riflessione la ricerca di un’esperienza si sta dimostrando molto meno “innocente” di quanto si potesse pensare inizialmente.

E che dire, poi, riguardo l’accento che continua ad essere posto sul soggetto che dovrebbe procurarsi, ottenere, o valutare l’esperienza? Solo chi esiste per davvero può fare o non fare qualcosa, no? E, allora… chi sarebbe colui o colei in grado di fare o non fare un’esperienza? Vogliamo fornirgli ancora carburante per proseguire nella sua folle corsa, mentre annaspa nell’illusione della separazione e del conflitto?

Al di là di tutto questo, comunque, resta il fatto che l’esperienza, di qualunque natura essa sia, non può che essere un “oggetto” che compare nel campo della coscienza del “soggetto” che la vive – o di quello che crede di essere il “colui” a cui sta capitando. Anche in questo ambito di osservazione, tanto per non-cambiare, stiamo assistendo all’ennesimo riproporsi della dualità soggetto-oggetto, con tutto ciò che ne consegue.

Ma perché dovrebbe essere così importante vivere un’esperienza straordinaria? Forse, per sentirsi davvero speciali? Per ricevere apprezzamenti? Per diventare o sentirsi qualcuno? Per fissare dei paletti o dei valori ben precisi? Oppure perché si vuole dimostrare qualcosa a qualcuno, magari anche a se stessi? E quale potrebbe essere una reale esperienza significativa? Quella che si è letta su un libro, quella che è stata raccontata da un maestro o riportata dalle cronache dei santi, quella che si immagina con la fantasia? Non saprei, le ipotesi sono davvero tante e tutte molto simili nella sostanza, cioè: tempo, divisione, conflitto e paura… in altre parole, mente. E’ dunque la mente, l’io, la personalità – chiamala come ti pare – che cerca qualcosa che sostiene di non avere, ma che ritiene fondamentale per essere completa, felice e al sicuro… Auguri!!!

Dopo questa sorta di premessa, cerchiamo, ora, di osservare insieme “qualcosa” che possa essere vero, pur non conoscendo – né tu, né io – la Verità.

E’ possibile conoscere ciò che è senz’altro vero, pur non conoscendo la Verità? Cominciamo proprio da qui.

E’ ormai universalmente noto che solo la Verità può conoscere la Verità, o anche… che nessuno può conoscere la Verità, dal momento che la Verità può solo Essere. Frase criptica? Forse sì, forse no…

Come ci è stato tramandato da antichi testi in sanscrito: solo Brahma può conoscere il Brahman. E questo che cosa significa? Che si può Essere Verità, ma non si può conoscere la Verità. Direi che così la frase è decriptata. E allora? Che ce ne facciamo?

Dal momento che né tu, né io pensiamo seriamente di essere Brahma – almeno spero – come potremmo risolvere la questione? Non è poi così impossibile come appare… perché, in effetti, c’è qualcosa che è sempre con noi, che è sempre in noi e che è assolutamente vera… che cos’è?

E’ la percezione sensoriale. In questo esatto istante, che ci sia consapevolezza o meno, la percezione sensoriale sta processando innumerevoli informazioni. Ma ne siamo consapevoli? Ora, non domani o dopodomani… proprio ora. Sì? … No?

Sta di fatto che nel campo della coscienza, proprio ora, compaiono sensazioni, emozioni, pensieri, corpo, mondo… di cui, come si suole dire, facciamo esperienza. Se per qualche misterioso motivo, scherzo del destino, o in seguito ad uno specifico allenamento non fossero presenti i fiumi di parole che troppo spesso intasano la mente, “travisando o nascondendo” la percezione pura, ci si potrebbe accorgere che la percezione è semplicemente quello che è, esattamente così com’è, senza altri fronzoli. Sarebbe perciò chiaro che la percezione non divide, non giudica, non accusa, non si muove né avanti, né indietro nel tempo, non desidera, non ricerca alcunché. Chiunque indaghi scrupolosamente lo può vedere benissimo da sé. Questo è già un dato di somma rilevanza e, per giunta, assolutamente autonomo e gratuito. Fine dei maestri, fine dei pellegrinaggi, fine dei costi relativi a tutto ciò.

Come già detto, la percezione riporta quello che c’è, esattamente così com’è… punto e basta. Se c’è conflitto, per fare un esempio, la percezione riporta una serie di sensazioni caratteristiche ed una determinata qualità di emozione, ma mai e poi mai è essa stessa a generare il conflitto in corso. Peccato che per rendersene conto sia assolutamente necessaria un’osservazione silenziosa. Proseguendo con l’esempio del conflitto… cos’è, allora che lo ha generato o lo genera? Continuando ad osservare nel silenzio, potrebbe diventare evidente che il conflitto viene generato da un pensiero o da pensieri di un certo tipo, di una determinata qualità; risulterebbe pertanto lampante che il conflitto è mente, o, se preferisci, che è generato dalla mente… o ancora meglio, da un uso “particolare” della mente – ammesso che non sia la mente ad usare noi, come fin troppo spesso accade.

Ora, se c’è una sensazione… perché non percepirla e basta? E’ esattamente così come la senti… cioè è Quella… ed è inconfutabilmente Vera. Ma se si comincia a definirla con le parole, a identificarla attraverso un nome, a confrontarla con qualcos’altro, a cercare di capire da dove viene o dove se ne va, a tentare di trovare un modo per usarla o per modificarla… bé, allora si sta già perdendo tutto… la mente ci sta già usando come cibo per la sua sopravvivenza. Fine della Verità.

Quello che veramente conta, dunque, è “stare con la sensazione”… ammesso che questo possa accadere a te o a me. Le cose accadono, la percezione sensoriale le riporta alla coscienza, ma non è certo detto che se ne debba essere per forza consapevoli… questa è la fregatura!

Quando qualcosa accade – ma in genere dopo che è accaduta – la valutiamo in qualche modo, la definiamo “esperienza” e la immagazziniamo nella memoria. Le esperienze, poi, siamo soliti classificarle come positive o negative, migliori o peggiori, buone o cattive, piacevoli o sgradevoli, gettandoci all’inseguimento di quelle “piacevoli” e rifuggendo come la peste quelle “sgradevoli”; generalmente gli schemi mentali automatici funzionano così. Con questi schemi di dis-funzionamento mentale è ovvio che si continueranno a desiderare e ricercare tutte le esperienze che, in qualche modo, ci promettono meraviglie o miglioramenti dello stato in cui crediamo di versare… è un intramontabile “classico” dell’inconsapevolezza, con i suoi tipici ed inestinguibili desideri di appagamento e sicurezza.

E se anche così fosse, se cioè la ricerca e il desiderio dovessero continuare, questo ci dovrebbe far sentire “indietro”, o inadeguati, o immaturi? Ci dimostrerebbe che non andiamo bene o che la “nostra” progressione sulla scala della spiritualità è scarsa? Ma per piacere!!! Se anche così fosse, Questo dice solo che qualunque cosa sia, comunque essa sia, è così com’è e che nulla più di Questo c’è.

Ma se, ora, per sbaglio o per fortuna, fosse presente la signora Consapevolezza, illustre madre della signorina Coscienza… sarebbe forse presente, insieme a loro, anche un signor Qualcuno in “cerca” di questa o di quella esperienza – con tutto ciò che è insito nel cercare – o resterebbe solamente la nuda Verità della percezione-sensazione? E, soprattutto… per te… sarebbe sufficiente così com’è?

A queste domande, come sempre, puoi rispondere solamente tu.

Con affetto, Sid… Love*

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