Riflessioni: L’amaro calice.

Big-Bang-21

L’amaro calice.

32. Giunsero intanto a un podere chiamato Getsemani ed Egli disse ai suoi discepoli: << Sedetevi qui, mentre io prego >>.
33. Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia.
34. Gesù disse loro: << La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate >>.
35. Poi, andato un po’ più innanzi, si gettò a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse da lui quell’ora.
36. E diceva: << Abbà, Padre! Tutto è possibile a Te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu >>. Mc. 14,32-36

Sinceramente, non sono presenti in me una conoscenza ed una preparazione tali da poter commentare questi passi evangelici, ma senza dubbio alcuno, queste parole hanno comunque raggiunto il profondo di ciò che sono, generando un sentire molto intenso… una straordinaria empatia.

In quelle parole si può riconoscere il cammino di ogni essere umano, attraverso le difficoltà “ambientali” rappresentate dai desideri, dal giudizio, dai sogni, dalla volontà personale, dalla ricerca esteriore ed interiore per giungere a svariati conseguimenti nel tempo. Ma soprattutto, viene mostrato come l’Essere per eccellenza, che è l’Unigenito, cioè l’Integro, l’Uno, percepisca se stesso come un comunissimo uomo, immerso in una realtà assolutamente duale e materiale, in cui si riconosce diverso da Quell’Uno – che in sostanza E’ – a cui, infatti, si rivolge con una preghiera, cioè con una richiesta, al fine di ottenere qualcosa di desiderabile e, al contempo, per evitare qualcosa di sgradito. In effetti, quell’atteggiamento è esattamente ciò che la maggior parte degli uomini fa quotidianamente, sia che credano, sia che non credano in questo o in quello. Chiedono per ottenere.

Getsemani è il luogo del frantoio, della spremitura dell’olio, dove il frutto viene ripetutamente torchiato affinché da esso possa essere estratto il succo più prezioso… l’Essenza Interiore. Avvicinandosi al frantoio, il cuore dell’uomo “comincia a sentire paura e angoscia” e si “getta a terra pregando, se fosse possibile far passare da lui quell’ora”. La paura e l’angoscia che derivano dal percepirsi come un’entità separata da tutto il resto, alla mercé degli eventi, desiderosa di sicurezza, giudice inflessibile di ciò che è desiderabile e di ciò che non lo è. Gli altri compagni stanno dormendo e non si rendono conto di nulla… l’uomo in cammino è veramente solo, solo di fronte alla vita, in una relazione assolutamente “unica” con Essa. Nessun altro uomo lo può aiutare.

Ma a questo punto accade qualcosa che è ben difficile osservare nella quotidianità “comune” degli uomini: prende forma un dialogo interiore straordinario, potentissimo, sublime:

“Abbà, Padre! Tutto è possibile a Te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu”.

Altro che legge dell’attrazione! Altro che recarsi al supermercato della vita per riempire il carrello con il successo, l’appagamento, le conquiste e ogni genere di beni materiali! Siamo al cospetto di un atteggiamento mentale completamente all’opposto di tutto ciò, una completa accettazione, una fiducia estrema… nei confronti di chi o di che cosa? Della propria, finalmente riconosciuta, relazione intima con l’Essenza Naturale… Vita Viva. Talmente intima da essere indistinguibili. La personalità genera “paura e angoscia”, non ne vuole nemmeno sentire parlare, cerca in ogni modo di evitare, di scongiurare tutto ciò che, arbitrariamente, giudica non desiderabile. In fondo, è così straordinariamente e semplicissimamente evidente!

La mente, dunque, identificata completamente con il corpo, condizionata e incancrenita dalla cieca credenza in una realtà materiale, solida e visibile, non può che protestare per ogni evento, per ogni circostanza che metta in discussione il proprio desiderio di controllo e il bisogno di sicurezza, ma se la consapevolezza si manifesta, anche per un solo istante, “qualcosa” di non definibile, di non descrivibile razionalmente, comincia a prendere il “sopravvento” su quella stessa mente, fino a riconoscere:

“Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu”.

E poi dicono che nella nostra cultura, nelle nostre tradizioni occidentali non si trova traccia di non-dualità… bè… sinceramente non mi pare proprio. Questo dialogo interiore è la summa di ogni bellezza, della vera umiltà, dell’estremo sacrificio – sacrificio inteso come: “Rendere Sacro, cioè Integro” – cui può giungere l’essere umano reso luminoso – illuminazione – da quell’istante in cui la consapevolezza si manifesta da sé ed è evidente in sé. E’ il morire a se stessi, alla propria, egoica, personalità separata, al proprio giudizio, ai propri desideri, alla propria volontà, ad ogni condizionamento. Questo dialogo è indice di Libertà assoluta, di Amore incondizionato, di incrollabile Fiducia nell’Essenza che siamo, nello Stato Naturale dell’Essere.

Il mondo intorno a noi sembra diventare ogni istante più folle e pericoloso, ogni sicurezza vacilla, ogni conseguimento è a rischio, il condizionamento diviene sempre più marcato, il nostro presunto controllo si sta liquefacendo, sfuggendoci dalle mani come l’acqua, nonostante si tenti di trattenerla tra le dita strette… la personalità “comincia a sentire paura e angoscia”, “si getta a terra e prega che, se è possibile, passasse da lei quest’ora”. E’ umano, tremendamente e drammaticamente umano… eppure… “Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi Tu” è una realizzazione che si fa strada nel cuore… che sorge da una profondità sconosciuta dell’Essere… dalla Vera Natura di ciò che E’, o, se preferisci, di ciò che veramente siamo.

L’ego è un’abitudine, una dipendenza molto forte e radicata in profondità, non si può pensare che se ne vada tanto facilmente. La lotta lo rinforza, come pure la ricerca. I metodi e le pratiche per ottenere un conseguimento – erroneamente definito spirituale – dimostrano che nel cuore non esistono ancora fiducia, né amore, né accettazione, bensì giudizio e separazione. “Tornare ad essere innocenti come i bambini”, con ogni probabilità, è lasciare che ogni preconcetto mentale, frutto dell’esperienza, quindi del passato, si riduca in cenere, si dissolva in una Libertà non condizionata da nulla e da nessuno.

L’amaro calice non è tanto il farsi andare bene ciò che, in realtà, bene non ci va… quella sarebbe ipocrisia, ma il riconoscimento che non c’è nessuno a cui le cose possono andare bene o male. Non c’è separazione, quindi non c’è alcun individuo che possa o non possa fare. Semplicemente. Naturalmente. Questo è tutto quello che c’è.

Com’è il sapore del calice da cui tu stai bevendo?

A questa domanda, come sempre, puoi rispondere solamente tu.

Con affetto, Sid… Love*

Nota: Non so se Gesù, il Cristo, sia o meno una figura storica e, comunque, non mi riconosco in nessuna religione. Non conosco, né cerco la perfezione. Non posseggo la Verità. Credere o non credere sono le due facce della stessa medaglia, che non compro, né disprezzo. Ascolto e osservo, possibilmente dal Silenzio, ciò che la percezione sensoriale mostra, ciò che in quello spazio, in quel silenzio appare, senza cercare di farmene un’idea. Quando la mente, la personalità e il tempo sono naturalmente assenti… ogni tensione, ogni conflitto, ogni ricerca e desiderio scompaiono di conseguenza… insieme a “me”. Tutto qui.