Riflessioni: Scarsità e Abbondanza.

Big-Bang-21

Scarsità e Abbondanza.

Uno dei paradigmi più diffusi, una delle credenze più radicate, una delle esperienze ritenute certamente reali dalla maggior parte degli esseri umani è la mancanza, intesa come “scarsità” di quasi ogni cosa sulla Terra.

Scarsità di risorse, scarsità di energia, scarsità di acqua, scarsità di cibo, scarsità di spazio, scarsità di assistenza terapeutica, scarsità di denaro, scarsità di posti di lavoro, scarsità, scarsità e ancora scarsità.

Come se questo non bastasse, oltre alla scarsità delle risorse, entra in gioco anche lo spazio. Come? La nostra fonte energetica primaria è il sole; il sole è molto distante dalla terra, quindi è evidente che siamo “separati” dalla nostra fonte energetica primaria. La visione materialista di ciò che c’è, ci conduce esattamente a questo punto: risorse limitate e distanze incolmabili che ci separano gli uni dagli altri e tutti noi dal Tutto.

Ma siamo proprio sicuri che questa visione sia aderente al vero?

Se osserviamo il mondo, così come ci appare e così come lo conosciamo, cosa vediamo?

Vediamo, senza dubbio, che la maggior parte degli esseri umani non ha accesso, o lo ha in minima parte, alle risorse, mente una ristretta minoranza sperpera e spadroneggia sulla stragrande maggioranza delle risorse disponibili. Vediamo, cioè, miliardi di esseri umani che sopravvivono, se sopravvivono, in una maniera che si potrebbe sicuramente definire ai limiti della dignità umana e, purtroppo, anche ben al di sotto di quei limiti. Vediamo interi continenti, popoli, etnie che si dibattono in una cronica, devastante povertà, fatta di fame, malattia, abbandono, conflitti, ingiustizie di ogni genere, ignoranza e privazione della libertà. Vediamo contemporaneamente come alcune cosiddette civiltà, al contrario, nuotano nel lusso, nell’abbondanza, nello spreco, nell’indifferenza verso i cosiddetti meno fortunati; ma per quale motivo esistono i più e i meno fortunati? E che senso ha, che dignità c’è nel concepire categorie mentali che ritengono che qualcuno possa essere più o meno fortunato? Si tratta veramente di fortuna o, piuttosto, di un crimine contro l’umanità?

Il mondo “occidentale”, cioè gli Europei che hanno colonizzato il pianeta, si è elevato da se stesso quale miglior modello di sviluppo, di evoluzione, di progresso culturale e scientifico umano e sta tentando, da secoli, di imporre al resto del pianeta i propri modelli concettuali; interi popoli e nazioni sono stati soggiogati a questi modelli e a chi non li ha accettati, spesso sono stati imposti con l’inganno e con la forza delle armi.

L’Impero totalitario è il reale contenuto di una apparenza esteriore chiamata Democrazia Liberale ed, in effetti, tutti noi conosciamo il detto: portare la libertà a tutti, anche a costo della guerra; come se la guerra potesse mai portare libertà e giustizia.

Sarebbe però fin troppo riduttivo accollare colpe ad una parte e la qualità di vittima all’altra. Non è esattamente così.

Possiamo infatti osservare come anche il mondo “orientale” o il mondo del “sud”, appena ne hanno l’occasione, fanno altrettanto. Possiamo vedere che all’interno di ogni continente, di ogni nazione, di ogni collettività ci sono e vengono procurate le stesse divisioni, le stesse ingiustizie, gli stessi conflitti, ad opera di una parte della popolazione, sull’altra.

In definitiva, quello che possiamo notare osservando l’umanità, è che l’uomo è omicida, distruttore, annientatore del cosiddetto “diverso”, sia esso appartenente al regno animale, piuttosto che vegetale, ambientale e, ovviamente, umano.

Ma da dove scaturisce tutta questa follia?

Forse potrà suonare irriverente, ma se vogliamo trovare la reale causa di questa malattia mentale che ci avvelena tutti, per prima cosa, dobbiamo rovistare nei cassetti della nostra mente e del nostro cuore; è necessario guardare con attenzione in noi stessi e la risposta verrà da sé, una volta abbandonata la necessità di formulare abili teorie, al solo scopo di giustificare noi e di accusare gli altri.

Quasi nessuno desidera riconoscersi come pienamente responsabile di questa situazione, mentre quasi tutti vogliono sentirsi completamente estranei ed innocenti di fronte a questi crimini. Ma così non si va da nessuna parte, se non dove si è adesso, cioè nel conflitto e nell’ingiustizia.

Se crediamo nella scarsità, nella separazione, nella linearità del tempo, nella materia quale unica realtà possibile, nell’individualità oggettiva, è evidente che una simile percezione non può produrre altro che paura, rabbia e conflitto; conflitto interiore in primo luogo e conflitto esteriore in ogni relazione.

Se le risorse sono limitate, se da esse sono separato, se sono un individuo solo ed isolato, se devo competere con chiunque per garantirmi la sopravvivenza, se devo difendermi dalle aggressioni … come potrò mai vivere in pace e con serenità? La storia dell’umanità è una risposta evidente a questa domanda: non potrò.

Se osservo me stesso, posso comunque accorgermi di qualcosa di molto significativo.

In me è presente un condizionamento molto radicato, antichissimo, che non appartiene solamente a me, come individuo, ma ad una intera specie, che conta decine di migliaia, o forse tanto di più, di anni di presenza sulla Terra.

Di quale condizionamento si tratta?

Scienza, politica, religioni, tradizioni, cultura, da sempre, ripetono un ritornello: siamo soli, separati da tutto il resto da distanze infinite, le nostre risorse sono limitate, non tutti possono avere una pari opportunità, bisogna lottare per sopravvivere e, di solito, vince il più forte; questa viene chiamata selezione naturale, come se la Vita fosse il capo di un campo di concentramento nazista.

Questa è la menzogna più bieca mai inventata, al fine di elevare l’ego dell’uomo a dio della terra e, in futuro, dell’universo intero. Questo è il più colossale errore di valutazione o di percezione che noi esseri umani commettiamo; ma la bella notizia è che un errore si può certamente correggere.

Se osservo il movimento della Vita, nei miliardi di anni che siamo riusciti a concepire, se osservo la Terra, il sistema solare, la galassia, l’universo conosciuto, se per un istante dimentico l’umanità con i suoi atteggiamenti malati, se osservo la vita delle piante, degli animali, vedo una interrelazione completa, cicli che si alternano, corpi materiali che compaiono e scompaiono, siano essi pianeti, stelle o fiori, vedo un processo in continuo movimento, espansione, bellezza, ricchezza, abbondanza ovunque, in ogni remoto angolo di ciò che c’è, vedo che ogni cosa è alimentata, nutrita, sostenuta da un grandioso processo che nemmeno riesco a immaginare; quello che, assolutamente, non vedo è la scarsità, la mancanza, l’isolamento di un sistema rispetto ad un altro.

Quindi?

La Vita non ha nulla a che fare con la scarsità, con la mancanza, con l’isolamento, con la separazione; la Vita è un processo Unitario in continuo movimento, auto sostenuto, auto alimentato e, con ogni probabilità, auto generato.

Attraverso questa osservazione, posso facilmente rendermi conto che scarsità, mancanza, divisione, isolamento sono concetti mentali falsi. Questo è un fatto, almeno per me.

L’ego, abituato e identificato con la lotta, non lo accetta e, dal buio della credenza nella divisione, proietta le sue immagini paurose davanti ai nostri occhi.

A questo punto, sta in ognuno di noi portare avanti l’osservazione di ciò che effettivamente c’è, sia dentro, sia fuori di noi e tentare di scoprire cosa è falso.

Dove sta la falsità, tra scarsità e abbondanza?
A questa domanda puoi rispondere solamente tu.
Grazie.

Con Affetto, Sid… Love*

WooshDe7Torna Su