Salvatore Brizzi: Anatomia della coppia.

Terra x Blog + Nero 2015

Anatomia della coppia.

Salvatore Brizzi presenta il libro di Erica Poli “Anatomia della Coppia”.

Le persone cercano l’amore perché sono convinte che questo possa renderle più felici. Allora pregano: “Signore, fa’ che io incontri l’amore della mia vita, una persona che mi renda finalmente felice”.

Dal momento che nel Vangelo è scritto “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7,7-8), allora il Signore non può fare finta di niente, poiché sarebbe come rifiutarsi di onorare una promessa, ed essendo Gesù un uomo d’onore farà di tutto affinché le richieste di queste persone vengano esaudite!

Come fare dunque in modo che queste persone incontrino l’amore?

Innanzitutto è necessario scoprire perché non l’hanno ancora incontrato, nonostante lo desiderino. Va osservato che le persone possiedono nella loro testa un ideale di coppia che le porta a credere che la convivenza debba essere sinonimo di felicità e serenità, per cui quando le difficoltà quotidiane superano un certo limite si separano e ricominciano tutto daccapo con un’altra relazione finché, dopo una serie di tentativi andati male, non smettono di credere nell’amore in sé.

Esiste una netta differenza tra questa coppia ideale e la coppia reale che tutti sperimentiamo. La coppia ideale è possibile, ma si realizza solo grazie all’integrazione delle ferite emotive che ognuno di noi porta nel proprio inconscio sin dall’infanzia. La coppia reale è quel genere di rapporto, indispensabile, che ci consente di lavorare all’integrazione di tali ferite emotive. In pratica, una ci prepara al conseguimento dell’altra.

A partire da quando ci troviamo nella pancia della mamma, per proseguire nei primi anni di vita, viviamo una serie di stati emotivi e fisici (non possono essere ancora mentali) che si imprimono nel nostro inconscio come ferite – che in ultima analisi sono interferenze di natura elettrica – sia nel corpo astrale, che direttamente nel corpo fisico, principalmente a livello muscolare.

Esiste una ferita in particolare che comprende tutte le altre e di cui le altre sono solo declinazioni: si tratta di una vibrazione, un’impronta energetica che si trova alla base dei nostri comportamenti, delle nostre posture, del nostro modo di mangiare o guidare, del nostro modo di fare l’amore e della nostra vita di coppia. Questa vibrazione costituisce il fondamento della nostra stessa personalità e viene definita Guardiano della Soglia, tallone di Achille, reazione cronica, caratteristica principale o debolezza principale.

Si tratta di una vibrazione di disagio derivante da una ferita emotiva infantile non ancora risolta. Può essere una ferita da abbandono, che dà origine a un comportamento di dipendenza; una ferita da tradimento, che dà origine a un comportamento da controllore; una ferita da rifiuto, che dà origine a un comportamento di fuga costante; e così via…

Identificarla non è così semplice, perché ci accompagna praticamente da sempre e ci riconosciamo così totalmente in essa da non saperla più percepire come separata da noi. La musica che ascoltiamo, gli sport che pratichiamo, il nostro modo di camminare, vestire, affrontare la vita di coppia… tutto ciò che siamo abituati a considerare noi stessi o il nostro stile è impregnato di questa vibrazione.

Data questa premessa, quando proviamo attrazione o addirittura ci innamoriamo di una persona, in verità è la nostra ferita infantile (spesso prenatale) a sentirsi attratta o a innamorarsi. Non sono né il suo aspetto fisico, né la sua eloquenza, né la sua bravura artistica o altro ad attirare davvero la nostra attenzione, bensì il fatto che quella persona rispecchi la nostra vecchia ferita.

La ferita si sente irresistibilmente attratta da qualcuno che può creare le condizioni adatte per farla emergere e quindi integrarla e guarirla. È una questione vibratoria, tanto che al posto della persona che abbiamo di fronte potrebbe esserci chiunque altro capace di risuonare con la stessa vibrazione.

Il rapporto tutto rose e fiori, dove si vive per sempre felici e contenti, a questo punto va a farsi benedire e viene sostituito da un ben più concreto rapporto reciprocamente terapeutico. Da una parte siamo stati educati a un ideale di coppia da fiaba, dall’altra ci portiamo dietro un bambino ferito che vuole essere guarito dai suoi traumi inconsci.

Il partner ha la capacità di far emergere con il suo comportamento, le sue parole, talvolta con la sua sola presenza… o assenza, il nostro tallone di Achille con tutto il suo carico di dolore antico e inespresso. Finché la ferita non è stata integrata e trasmutata, ogni nostro rapporto (di sesso, di coppia, di amicizia) dovrà essere disfunzionale per definizione; passeremo da un dramma emotivo a quello successivo, in una recita senza fine degli stessi ruoli. Nessun amante potrà darci ciò che cerchiamo disperatamente fino a quando non avremo integrato quella vibrazione sperimentata da bambini, che ci causa ancora oggi profondo disagio. Ogni partner ci apparirà sempre incompleto e inadatto e lo troveremo più sbagliato, proprio in quella sfera che riguarda più da vicino la nostra ferita.

La ferita emotiva o fisico/emotiva non si palesa quasi mai all’esordio di una storia d’amore, bensì con il suo proseguo e in particolare nel suo finale, quando ci ritroviamo con il cuore spezzato e diamo la colpa al partner.

Se il bambino si è sentito abbandonato, tradito, rifiutato o umiliato, da adulto porterà ancora dentro di sé, nel suo inconscio, una di queste ferite e, obbedendo a essa, si innamorerà di uno specifico partner. Questo partner avrà il compito di aiutarci, facendo emergere la nostra ferita, provocandoci cioè la stessa sofferenza che ci provocherebbe un chirurgo… ma senza anestesia!

Trasmutare le nostre ferite ci consente di divenire liberi dal passato. La nostra attuale identità – ciò che siamo convinti di essere e i modi in cui ci comportiamo – deriva dalla nostra infanzia e ne è una costante espressione. Niente di più lontano da ciò che possiamo definire libertà di pensiero o libertà di azione.

Come possiamo affermare di possedere libero arbitrio se persino le nostre simpatie politiche sono decise da ciò che ci è accaduto nei primissimi anni di vita?

Il libro di Erica Poli parla di tutto questo e della maniera di affrontare il rapporto di coppia, al fine di giungere alla trasmutazione alchemica dei disagi. Io, da parte mia, posso solo mettere l’accento sulla necessità della Presenza nel processo di guarigione. Si tratta di trovare il coraggio di spostare ogni giorno il nostro sguardo dalle circostanze fisiche e dalle persone che le hanno provocate – primo fra tutti il partner – alla vibrazione del disagio stesso, che si trova al nostro interno.

In ultima analisi, la nostra sofferenza non concerne qualcuno o qualcosa fuori di noi, bensì un’impronta energetica dentro di noi. Dare la colpa all’esterno significa non avere il coraggio di affrontare la realtà dei fatti. Attraverso una Presenza prolungata e costante il demone è costretto a venire allo scoperto. Non può più nascondersi dietro la frase “È colpa sua. Non mi ama”.

Capiremo di essere sulla buona strada quando non andremo più alla ricerca del partner ideale o di qualcuno che ci ama. A dover cercare amore in maniera compulsiva – anche attraverso il sesso o l’amicizia – è il bambino ferito, non l’anima dell’adulto. Un individuo consapevole attende che l’amore venga da lui sotto qualsiasi forma, così come deve essere, anche se giunge nella forma di un’esperienza di guarigione, che nulla ha da spartire con la coppia da fiaba degli spot pubblicitari o dei finali dei film americani.

Le ferite fisico/emotive ci separano da – e allo stesso tempo ci conducono a – l’amore incondizionato. Esse rappresentano i solchi attraverso cui, successivamente, scorrerà l’amore autentico, quello per ottenere il quale le persone pregano il Signore. Affinché tali persone ottengano la serenità dell’amore completo, il Signore invierà loro dei partner che esse percepiranno come sbagliati. Ma non si può attraversare l’incendio se non passando in mezzo al fuoco. Ecco perché l’amore non è per tutti, ma viene concesso solo a chi si dimostra impavido e risoluto lungo il percorso di discesa all’interno di sé.

Cito dal libro di Erica:

“Le coppie nell’unione ci sorprendono e sono figlie della sorpresa. Sono sintesi di opposti, paradosso e normalità.

L’amore che fanno e che le attraversa non ha nulla a che vedere con l’amore che ci fa soffrire ed evolvere. […]

Questo amore e questa libertà sono di un mondo altro, che irrompe improvviso fra gli amanti e li fa custodi, non proprietari, di un mistero… li consacra guardiani di un oltre che domina il loro sentire, il loro essere, la loro coscienza”.

Fuori dal tunnel ci attende un amore che infiamma il Cuore e non è più sottoposto ai se e ai ma. La bella notizia è che questo tunnel, in verità, è più corto di quanto si crede, se solo ci concediamo di scavalcare in un sol colpo ogni ferita emotiva, scatenando in noi l’emozione superiore dell’Adorazione. Adorare l’altro significa affidarsi totalmente alla bellezza della sua anima, comunque si esprima sul piano materiale. L’Adorazione non va più di moda e spesso viene scambiata per servilismo o sottomissione, ma nella realtà rappresenta un moto del Cuore che guarisce dalle sue ferite chi la prova e porta a nuova vita chi ne è oggetto.

Se c’è una professionista in grado di aiutare le persone nel processo di trasmutazione questa è proprio Erica Poli. Non finirò mai di ringraziarla per avermi permesso di osservare e poi sentire taluni meccanismi inconsci che operano nel rapporto di coppia.

Salvatore Brizzi

Fonte del Post: http://www.macrolibrarsi.it/speciali/prefazione-di-salvatore-brizzi-estratto-dal-libro-anatomia-della-coppia.php

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