Salvatore Brizzi: Non-dualità vs Lavoro su di sé.

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Non-dualità vs Lavoro su di sé.

Nella filosofia non-duale più integrale, portata avanti da personaggi come Nisargadatta Maharaji, Ramana Maharshi, Tony Parsons, Bodhi Avasa, Jean Klein, Gangaji, Bernie Prior, Jim Newman, Rupert Spira, Papaji, Mooji e tanti altri, si parla della realizzazione del Sé come di qualcosa di immediato, a disposizione in maniera completa in ogni momento, indipendentemente dal livello di coscienza e dalla preparazione dell’aspirante.

La filosofia che sottende questo modo di pensare è:

“Se dite che la realtà che vi circonda è falsa, allora anche le porte che servono per passare a uno stato di verità, non possono che essere false, perché fanno parte di questa stessa realtà. Se sulle pareti della vostra stanza fate disegnare un trompe-l’oeil molto realistico, che raffigura un bel paesaggio e, poi, una porta per uscire dalla stanza ed entrare nel paesaggio, la porta sarà falsa come il resto del disegno e non vi consentirà di andare da nessuna parte. In pratica, non potete trovare nell’illusione una tecnica per accedere alla verità. La porta di uscita dalla prigione è la realtà stessa, proprio quella che voi considerate falsa e rifiutate… nella speranza di trovare un giorno qualcosa di più vero.”

Ma dopo aver ascoltato queste parole, vi ritrovate in una situazione di impasse, o meglio, come dico in “Come la pioggia prima di cadere”, in una aporia, termine greco che indica una strada senza uscita, un passaggio impraticabile. Ossia, non siete illuminati, aspirate ad esserlo, ma essendo la realtà che vivete un’illusione, anche la vostra sensazione di non essere illuminati è falsa; e falso risulta anche ogni vostro tentativo di trovare una via per l’illuminazione attraverso una tecnica.

Ogni pratica si muove infatti dal falso assunto di base: “Io non sono l’Uno e voglio diventarlo”.

Dall’altra parte esiste un percorso iniziatico costituito di sette principali tappe, che porta il discepolo a un’acquisizione progressiva di stati di coscienza sempre più elevati.

1 Iniziazione – Nascita
2 Iniziazione – Battesimo
3 Iniziazione – Trasfigurazione o Rivelazione – uomo numero cinque della Quarta Via
4 Iniziazione – Crocifissione – uomo numero sei della Quarta Via
5 Iniziazione – Resurrezione – maestro sulla Terra (numero sette della Quarta Via)
6 Iniziazione – Pentecoste (discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli)
7 Iniziazione – Ascensione

La Cerimonia Iniziatica indica un dato conseguimento, che è avvenuto precedentemente, ma non lo conferisce, come invece è stato erroneamente ritenuto per tanto tempo. Inoltre, ogni iniziazione ha valore unicamente in quanto conferma una maggiore capacità di collocarsi al Servizio dell’umanità. Più saliamo nella scala delle iniziazioni, più diveniamo servitori perfetti. (In un importante seminario che stiamo organizzando a Milano per il 9 Aprile 2017, approfondirò proprio il tema delle iniziazioni)

A partire dalla quinta iniziazione – la Resurrezione secondo la cristianità; uomo numero sette, secondo la classificazione divulgata da Gurdjieff – in realtà un essere umano può già dirsi maestro e ha realizzato il Sé. Secondo i succitati guru della non-dualità, invece, la realizzazione del Sé rappresenta il conseguimento ultimo, il quale si manifesterebbe con la medesima profondità in ciascuno. Il punto è che nella realtà, molte persone sul pianeta stanno realizzando l’Uno, ma ognuno secondo una profondità differente, tanto che le differenze saltano all’occhio in maniera evidente.

E non si creda che tali differenze siano solo di ordine orizzontale (aspetti derivanti dalle caratteristiche della macchina biologica), in quanto è piuttosto indubitabile che fra la realizzazione di un Gesù, un Poonja o un Brendan Smith (nessuno sa chi è, vero?) le differenze siano di ordine verticale (espansioni di coscienza e capacità derivanti dall’aver attraversato o meno le singole iniziazioni). Pur avendo tutti e tre realizzato il Sé, ognuno dei tre è in grado di influenzare l’umanità in maniera ben diversa.

Ci sono moderni guru della non-dualità che non sono in grado di gestire la loro sessualità, altri che possiedono una padronanza minima del corpo mentale, tanto che quando parlano non si riesce a seguire il filo del loro discorso, altri ancora che non hanno risolto il loro rapporto col denaro. Nessuno di loro percepisce tutto ciò come un problema, poiché, appunto, hanno realizzato il Sé. E il loro pubblico li giustifica sostenendo che ogni comportamento, per quanto immorale, in fondo “è una manifestazione dell’Uno”! Ma l’abissale differenza fra la realizzazione di un Buddha e quella di un Tony Parsons è chiara a chiunque abbia un minimo di discernimento. Perché vi viene istintivo chiamare maestri il Buddha, Osho o Gurdjieff, mentre percepite una stonatura nel definire maestri Tony Parsons, Lisa Cairns o Ella May? È evidente che siamo di fronte a una differente capacità di manifestare il Sé, derivante dall’avere o meno acquisito delle iniziazioni, in questa incarnazione o nelle precedenti, che hanno condotto la personalità sotto il completo dominio dell’anima.

Poiché è una peculiarità del Sé essere disponibile sempre e a chiunque, può accadere (e sta accadendo sempre di più) che individui di ogni livello di coscienza si ritrovino improvvisamente a manifestare il Sé. Questo, ve ne sarete accorti, non fa di loro dei maestri, anzi, talvolta sono personaggi che, per quanto concerne la gestione della personalità, rivelano più problemi irrisolti d’un uomo comune. E di norma hanno anche una scarsa capacità di “vedere” gli altri e aiutarli nel loro cammino.

In quest’epoca stiamo vivendo una deriva spirituale: in un certo ambiente new age ci si sta pericolosamente abituando a dividere il mondo in due: coloro che hanno realizzato il Sé e coloro che non lo hanno realizzato. In pratica, o sei in o sei out. Al contempo serpeggia un pernicioso rifiuto verso concetti come “cammino iniziatico”, “gerarchia spirituale”, “piano evolutivo” e “disciplina della personalità”. Nell’epoca della dissoluzione, gli ashram somigliano sempre di più a centri sociali di sinistra, anziché a monasteri.

Il punto è che un cretino illuminato resta sempre un cretino, per quanto adesso emani l’energia dell’Uno, il quale utilizza comunque le caratteristiche di quella macchina biologica per i Suoi scopi. Insomma, non si butta via nulla. Non fraintendetemi, stare accanto a questi individui non può fare che bene e consiglio a tutti di partecipare ai loro satsang e leggere i loro libri. COSTITUISCONO UN AIUTO IMPORTANTE NEL CAMMINO DI RISVEGLIO, in quanto è il Sé che parla attraverso di loro. Ciò che sto cercando di farvi capire è che l’esistenza di questi realizzati non può però sostituire in alcun modo il cammino iniziatico di ciascuno.

Un iniziato di primo, secondo e in particolare di terzo grado (dominio dei tre corpi e identificazione con l’anima), è capace di servire l’evoluzione dell’umanità in maniera mille volte più efficace di un qualunque “illuminato” che non ha mai attraversato un’iniziazione. Alla terza iniziazione il discepolo sa come agire, dove agire e perché, in quanto ha una chiara visione del Piano la cui realizzazione è venuto a sostenere. E sa che solo quando avrà raggiunto la quinta iniziazione, potrà dirsi un vero maestro, come Gesù o Buddha.

Iniziati di primo e secondo grado, inconsapevoli di esserlo – talvolta senza nemmeno parlare in maniera esplicita di spiritualità e senza sapere cos’è l’esoterismo – nel corso della storia hanno cambiato l’umanità, distinguendosi nella politica, nell’arte, nella letteratura, nell’imprenditoria… Voi vi sentite di dire che Gorbaciov, Kennedy, Henry Ford, Beethoven, Leonardo, Einstein o Picasso sono stati meno utili all’evoluzione dell’umanità rispetto a Jeff Foster, solo perché lui ha realizzato il Sé e loro no?

Ecco, questo era il senso del mio articolo.
E adesso, buon Lavoro a tutti.

Salvatore Brizzi

Fonte del Post: http://www.salvatorebrizzi.com/2016/12/non-dualita-vs-lavoro-su-di-se.html

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