Salvatore Brizzi: Sulla creazione della realtà.

Terra x Blog + Nero 2015

Domande e risposte sulla creazione della realtà.

Proseguiamo il percorso intrapreso nel post I principi del lavoro su di sé approfondendo oggi il tema della creazione della realtà.

Secondo il principio della Legge di Attrazione, ognuno di noi, quotidianamente, richiama a sé le persone e le situazioni migliori per il suo progresso interiore. Spesso, istintivamente rifiutiamo certi eventi drammatici o determinate persone scomode, ma questo non significa che anch’essi non siano stati attratti da noi, in quanto è il nostro inconscio ad applicare la Legge di Attrazione, e non la nostra volontà cosciente, che, se potesse scegliere, farebbe volentieri a meno di certe situazioni.

La prima domanda che sorge è: “Un ladro tenta di scipparmi la borsetta. Lo so che lo sto, inconsciamente, creando io. Ma a questo punto come dovrei comportarmi?”.

Altro esempio: “Assisto a un tentativo di stupro da parte di due malviventi ai danni d’una vecchietta. Dal momento che so che lo stupro se lo sta creando lei… intervengo per salvare lei (o per salvare loro) oppure resto a guardare?”.

Questa invece è una critica che chiunque faccia un lavoro su di sé da un po’ di tempo si è visto rivolgere almeno una volta: “Se io ti insulto o ti do uno schiaffo, tu devi reagire con amore, perché sei tu che mi stai creando, altrimenti cadi in contraddizione con quello che dici!”.

La prima considerazione da fare è che in un paese dove le regole del calcio sono conosciute da un giovane medio meglio delle le leggi psicologiche, tali domande non devono scandalizzarci, ma anzi, stimolarci affinché l’ignoranza venga dissipata, grazie alla divulgazione (che non è mai imposizione, ma serena offerta della propria conoscenza).

Venendo al dunque, la Legge di Attrazione (o creazione della realtà) non si pronuncia circa i comportamenti da adottare all’esterno, si riferisce invece allo stato interiore da assumere quando si agisce. Come ho spiegato in maniera approfondita nel mio articolo Il mondo è la mia psicologia, “è sufficiente che tu te ne vada in giro con questa nuova consapevolezza, 24 ore su 24. Camminerai per strada e agirai sul lavoro ricordandoti sempre che le persone e gli eventi che hai di fronte in realtà scaturiscono dal tuo inconscio. Le cose cambieranno da sole (devono cambiare), prima dentro e poi fuori. [… … …] Si tratta solo di acquisire questa nuova consapevolezza e mantenerla come un “centro di gravità permanente”. Questo è il LAVORO cui dedicarsi anima e corpo.

Detto questo, di fronte allo scippatore o ai due stupratori, cosa faccio? Ognuno farà ciò che può. La reazione cambierà a seconda delle caratteristiche della personalità di ciascuno e a seconda dello stadio in cui l’individuo si trova nel suo processo di trasmutazione interiore (il lavoro su di sé, appunto). Ma non è per nulla vero che chi denuncia il ladro o picchia i due malviventi, sia meno evoluto di chi si siede a pregare! Questa è un’idea buonista, non spirituale. Voi non sapete come agirebbe un maestro al vostro posto.

Riguardo il fatto che, se siete voi a creare la vostra realtà, allora dovete reagire con amore agli insulti e alle ingiustizie, altrimenti significa che siete caduti in contraddizione, è necessario analizzare la questione sotto due aspetti. Primo: il lavoro su di sé conduce a una maggiore efficacia nell’azione, non all’inazione. Solo interpretando la realtà come interna e uscendo dal giudizio, si può davvero “fare” con la giusta forza, altrimenti, nel sonno, tutto rientra nel novero delle reazioni meccaniche della macchina biologica. Secondo: sono d’accordo che più si diviene consapevoli più si agisce con amore; ma il punto è: cosa significa “agire con amore”?

La visione che di norma si ha dell’agire con amore, è un monaco zen che sorride e manda secchiate di compassione a un farabutto che lo schiaffeggia. Pochi pensano al samurai che, con amore, taglia la testa al suo nemico. Pochi pensano al dio Krishna che ordina ad Arjuna (= il puro) di combattere e uccidere i malvagi cugini usurpatori. Agire con amore non significa divenire lo zerbino di qualcuno.

“La responsabilità per quanto ti accade è tua al cento per cento”. Questa è la frase che rivoluzionerà l’umanità e la nostra futura percezione del mondo. Siamo i pionieri d’un nuovo paradigma conoscitivo. Non è una frase che ti dice come ti devi comportare, ma una frase che ti dice come essere. Se muta il tuo essere, allora anche i tuoi comportamenti e, di conseguenza, gli eventi della realtà esterna, cambieranno con il tempo, come inevitabile effetto collaterale del mutamento dell’essere.

Salvatore Brizzi

Fonte del Post: http://www.salvatorebrizzi.com/2016/10/domande-e-risposte-sulla-creazione.html

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