Sid Atma: Io Sono … nessuna cosa.

Io sono … nessuna cosa.

Ciao, come stai?

Dopo diversi mesi di sospensione, mi sono deciso a condividere con te questa riflessione, se così la si può chiamare. Vorrei pertanto parlarti un po’ di te, o di me, non fa alcuna differenza.

Ho qualche domanda per te… Sei ancora alla ricerca di qualcosa? Stai ancora aspettando che accada qualcosa che ti faccia sentire meglio o realizzato/a? Vuoi ancora ottenere qualcosa? C’è ancora qualcosa, nella tua quotidianità, a cui ti opponi o che vorresti cambiasse? Ritieni che, là fuori nel mondo, ci sia qualcosa che ti rende infelice o arrabbiato/a, o triste?

Se le risposte fossero mai dei ‘sì’, allora siamo in un bel pasticcio… nel senso che la consapevolezza non abita ancora nella tua casa. Già, proprio così, senza offesa per nessuno.

Nel caso le risposte fossero invece dei ‘no’… bene, ciò significa che, o sei completamente inconsapevole, oppure che il tuo percorso di conoscenza di te stesso/a procede nella sua direzione naturale. In ogni caso, non sta certo a me stabilire dove ti trovi in questo momento.

Con l’intenzione non celata di stimolare una riflessione in te, ti chiedo ora: Se ancora stai cercando… mi sapresti dire “chi” cerca “cosa”? Qual è il soggetto che porta avanti la ricerca?

Potresti rispondere facilmente che sei tu… ma questo ‘tu’, al di là delle parole che usi per descriverlo e citarlo, che cos’è, di che cosa è fatto, dove se ne sta? Nella tua testa? Nel tuo corpo? Tuo? … Ma sei proprio sicuro/a che esista veramente qualcosa di tuo?

Ovviamente, non me ne starò qui ad aspettare una risposta che potrebbe non arrivare mai. Quindi, procediamo con la riflessione.

Se leggi Blog come questo, di sicuro avrai una certa familiarità con termini quali ‘attenzione’, ‘ricordo di sé’, ‘osservazione’, ‘osservatore’, ‘Sé’ e via dicendo. Ma avere familiarità con i concetti non significa averli introiettati, né vissuti sulla propria pelle, dal momento che ‘sapere’ è senz’altro cosa importante, ma assolutamente insufficiente per ‘conoscere’ – in termini di Gnosi – ciò di cui si parla.

Ecco, dunque, che vorrei proporti un ‘esperimento’, al fine di scoprire se, insieme, possiamo navigare nell’oceano della Gnosi… e ti assicuro che non ha nessuna rilevanza essere o meno degli Gnostici, una ulteriore etichetta mentale, un ulteriore concetto che non ci deve interessare.

Chi cerca cosa, dunque?

La perenne ricerca della Felicità.

A proposito del “chi”, abbiamo già più volte affrontato l’argomento, anche se, in verità, le parole non potranno mai condurci da nessuna parte. E, a proposito del cosa, c’è una precisa riflessione che mi piacerebbe stimolare.

Il più delle volte, la risposta al “cosa stai cercando?” è: la Felicità, la Pace, l’Amore. Lasciando, per ora, perdere l’Amore, cosa che richiede una trattazione esclusiva, mi concentrerei sulla Felicità, quella con la F maiuscola.

E’ possibile che, fino ad ora, abbia abitato, in te, un’idea abbastanza precisa su cosa potrebbe portarti felicità? E’ possibile che, fino ad ora, ci sia stata un’attenzione, un movimento mentale e fisico atto a perseguire quel qualcosa?

Se così fosse, domando: dove pensavi di poterla trovare? In una persona? In un evento? In determinati oggetti? In un’esperienza? Dove, dunque?

Se si cerca qualcosa fuori di sé, indubbiamente, si diventa condizionati, nel senso che, quello che si cerca – che venga o meno trovato non importa – è in grado di condizionare lo stato d’animo e, quindi, la qualità stessa della vita. Infatti, se non si riesce a trovarlo possono nascere delusione, sconforto, rabbia, depressione, tristezza… nel caso invece lo si trovasse, possono nascere paura della perdita, desiderio di controllo, gelosia e attaccamento…

Tutto ciò che è materiale non può che seguire le leggi della materia, quindi, alla fin fine, la dissoluzione; e questo è un dato di fatto incontrovertibile.

Tutto ciò che dipende da “altri” segue, egualmente, le leggi dell’universo manifesto, cioè, prima o poi se ne andrà, dal momento che tutto ciò che si manifesta è impermanente. Stessa identica cosa accade, inevitabilmente, se si cerca di acquisire un’esperienza, o di ripeterla, oppure di prolungarla, o anche di evitarla, a tempo indeterminato. Oltre a ciò, la vita dovrebbe già averci insegnato che nulla funziona secondo le nostre pretese.

Ma, a parte tutto ciò, se ci si fa un’idea di cosa potrebbe renderci felici e si tenta di ottenerlo – concedendo che, a volte, possa pure funzionare per un po’ – ti chiedo se il tuo giudizio e le tue valutazioni si possono considerare come infallibili, oppure no.

Se non ci si ritiene infallibili, che fiducia si potrà mai avere in qualcosa o in qualcuno che è riconosciuto come fallibile? Ti puoi fidare veramente di chi, essendo un essere limitato, tenta di raggiungere ciò che è illimitato? Ti puoi fidare pienamente di chi ha erroneamente giudicato e valutato molte, troppe volte? Gli metteresti la tua vita tra le mani? Spererei proprio di no.

E, invece, cosa si fa, in genere? Ci si fida ciecamente del giudizio e delle valutazioni della mente, limitata per natura, nonché abbonata all’errore di valutazione, di previsione e di giudizio. Ti sembra logico? A me no.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è che, se sussiste un’idea di cosa sia la felicità, questa idea ci limita grandemente, non essendo aperta alle infinite possibilità, che nemmeno vengono considerate come realmente esistenti.

Dove guardi quando cerchi la felicità fuori di te? Siamo sicuri che il nostro sguardo sia veramente rivolto alla felicità e non, piuttosto, a qualcosa o a qualcuno? In altre parole, per fare un esempio, se pensi che la felicità possa dipendere da una persona in particolare… stai rivolgendo lo sguardo alla felicità o ad un’idea preconcetta che hai sulla felicità? Non dovrebbe essere difficile dare una risposta.

E se anche venisse miracolosamente trovata quella persona, cosa accadrebbe se, improvvisamente, se ne dovesse andare, per una qualsiasi ragione? Che fine farebbe la felicità? Ma la vita, già, non avrebbe dovuto insegnarci che un simile evento, inevitabilmente, si verificherà? … quindi, che non si tratta di un “se”, ma solo di un “quando” succederà, dopodiché ci si verrebbe a ritrovare nella tristezza e quant’altro?

No, credimi, non è questa la strada che porta alla felicità… anzi… non esiste alcuna strada che possa portare alla felicità. Ti sembra un’affermazione orribile o puro disfattismo?

No, guarda… La cosa straordinaria è che la felicità ci è già stata donata, anche se non ce ne siamo accorti.

Ti racconto una storia che puoi intendere come un esempio:

Il Dono dimenticato.

Suonano alla porta, un corriere ti consegna un pacco regalo, ma tu stai per uscire di gran fretta, perché devi assolutamente “darti da fare” per cercare una cosa assai preziosa… non hai certo tempo da perdere… prendi il pacchetto e lo butti da una parte, senza nemmeno farci caso, poi esci di casa di corsa.

Quando la sera rientri, sei talmente stanco, stressato e rattristato dal fallimento della tua ricerca, che non ti viene minimamente in mente di andare ad aprire quel pacco, anzi, non te ne rammenti nemmeno.

I giorni passano, ma tu sei sempre ugualmente indaffarato e ansioso di uscire di nuovo, per continuare incessantemente a cercare ciò che ritieni così importante e fondamentale per la tua vita… e, dopo un po’, di quel pacco che ti è stato consegnato tempo addietro non resta alcuna traccia nella tua memoria.

Passano i giorni, i mesi, gli anni, nel corso dei quali hai trovato, sì, qualcosa che ti era sembrata significativa, ma, purtroppo, mai definitiva; hai comunque, sempre, dovuto ricominciare, pertanto hai continuato a nutrire desideri, speranze, illusioni, ma, ogni volta, ciò che hai trovato, dopo un po’ si è dissolto.

Ormai nemmeno ricordi più quel pacchetto, abbandonato chissà dove, ricoperto da strati di polvere, in un angolo sperduto della tua casa.

La delusione e la disillusione per il fallimento della tua ricerca, ora, si fanno sentire veramente forte. Sei stanco, amareggiato, triste e disilluso… ti senti perduto, vuoto, senza alcuna speranza o prospettiva… e, in quel preciso istante di resa incondizionata al fallimento ed alla disperazione accade inaspettatamente qualcosa.

Mentre cerchi di fare un po’ di pulizia nella tua casa, trovi un polveroso pacchetto infiocchettato… e ti chiedi: ma cos’è questo pacchetto? Un attimo di sospensione mentale e poi… Ah, sì, ora ricordo… anni fa me lo consegnò un corriere, ma non avevo tempo per guardarci dentro, avevo ben altro e di più importante da fare… poi me ne sono completamente dimenticato.

Che strano! Proprio ora che la disperazione è diventata tanta, che la speranza è scomparsa dal mio cuore, che sento così forte l’amarezza del fallimento… proprio ora ritrovo un vecchio dono, ormai cancellato dalla mia memoria.

Con curiosità, sleghi il nastro che lo avvolge, scosti i lembi del cartone che lo custodiscono e guardi… i tuoi occhi non riescono a credere a ciò che vedono, il tuo cuore impazzisce per la gioia, le tue mani si congiungono in un gesto di ringraziamento… davanti a te c’è proprio quello che, per una intera vita, avevi cercato.

Era lì, era sempre stato lì… semplicemente, non avevi mai guardato, non gli avevi dato peso, preso com’eri dalla frenesia della ricerca.

In un istante, comprendi che non può essere il tempo, non può essere un metodo o un’agire, non può essere una conoscenza o un’intenzione a portarti alla conquista di quel dono, per la semplicissima ragione che era già presente, che era già lì per te, che ti era già stato donato. Ma, oramai, non ti importa più di nulla…

In quell’istante, sei diventato consapevole, hai “sentito” che la Felicità è un tuo “diritto” inalienabile, in quanto Essere Vivente e che nulla dovevi fare per trovarla…

E, da quel momento in poi, ormai lo hai compreso bene, lasci al Creatore di Tutto Ciò che E’ il privilegio di creare la Felicità… perché è molto più abile e tempestivo di te nel farlo.

Fine della storia, fine della ricerca.

***

Conclusione: Se riconosci che la fonte di ogni problema o disarmonia che incontri nella vita deriva dal pensiero o, se vogliamo, dal modo di pensare, compi un atto di Fede nei confronti di ciò che veramente Sei, pur ammettendo di non conoscere affatto cosa Esso sia. Fatti da parte, che significa mettere da parte l’ego, che è unicamente il processo di identificazione della mente con il corpo.

Tutto ciò che percepisci è un “oggetto” della coscienza, il che significa che non è ciò che, da dietro le quinte, conosce tali oggetti.

Il pensiero è percepito, quindi non è ciò che percepisce. Il corpo è percepito, quindi, ugualmente, non è ciò che percepisce. L’affermazione “io sono” è percepita, dunque, allo stesso modo, non è ciò che percepisce.

Se provi a chiederti: Chi è che percepisce? O ti rispondi a parole, che sono comunque percepite, o non trovi nulla… solo silenzio e “vuoto”… inesprimibili. Ecco… Tu sei Quello, introvabile, non percepibile, inesprimibile… poiché E’… nessuna cosa.

Con affetto, Sid… Love*

WooshDe7Torna Su