Tony Parsons: L’ Unicità.

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L’incomprensibile unicità di Tony Parsons.

Non c’è né me né voi, niente ricercatore, niente illuminazione, né discepolo né guru.

Non c’è meglio o peggio, non via o scopo e niente che debba essere compiuto.

Tutto ciò che appare è sorgente. Tutto ciò che, apparentemente, si manifesta in questo sogno ipnotico di separazione – come il mondo, lo svolgersi di una via, la ricerca d’un sé interiore – è l’uno che appare come due, il niente che appare come il tutto, l’assoluto che appare come il particolare.

Non c’è alcuna intelligenza separata che tesse i destini, nessuna scelta.

Non succede niente, ma questo “come è” invita il ricercatore apparente a riscoprire ciò che è… il silenzio impersonale, eterno, a-causato, immutabile da cui deriva e si celebra l’amore incondizionato.

E’ il meraviglioso mistero.

Vedere o non vedere.

La natura dell’unicità è incomprensibile. Di conseguenza ogni comunicazione su questo argomento non può essere che un’interpretazione delle idee che circolano a questo proposito, idee che possono uscire dalla confusione, come dalla chiarezza. Però, suggerire che un’idea sia migliore di un’altra e che enunciarla od ascoltarla venga da una scelta personale, sarebbe un rifiuto dell’essenza stessa della percezione non duale.

La comunicazione della confusione è un’espressione dell’unicità, così come la chiarezza che la svela.

L’idea che l’apparente individuo separato possa scegliere di compiere uno sforzo per arrivare a qualcosa, chiamato non dualismo, con l’esercizio, le tecniche, la purificazione, la comprensione o qualsiasi altra cosa, che possa essere insegnata o appresa, sembra molto diffusa.

Il concetto di aspirare ad un livello di comprensione, a partire dal quale il cosiddetto saggio possa accettare il dualismo della vita e vivere in pace con se stesso e gli altri, sembra essere l’obbiettivo percepito. Però, questo genere di percezione non potrebbe essere più lontano dalla liberazione che porta con sé la realizzazione che non c’è nulla, né alcuna persona che diventa libera.

Il tipo d’insegnamento che si basa su uno sforzo personale è un insegnamento alienante, semplicemente perché rinforza l’idea del saggio, del ricercatore e del ricercato. L’idea stessa che vi siano approcci diversi dall’ Advaita viene da un’ignoranza fondamentale della sua essenza… Come sarebbe possibile avvicinarsi direttamente o indirettamente a ciò che già c’è? Chi compirà questo approccio e chi viene avvicinato?

Qual è dunque la differenza fondamentale tra una percezione personale e una impersonale? Il termine Advaita significa non due. Esprime pressapoco la percezione che tutto ed ogni cosa non sono che uno e che non c’è niente altro oltre a questo.

Quando questo è chiaramente visto da “nessuno”, questo rivela chiaramente che la nozione di soggetto e oggetto non è che un semplice concetto illusorio, dentro il sogno ipnotico dell’illusione.

Di conseguenza, l’idea secondo la quale un apparente individuo separato (soggetto) può aspirare all’illuminazione (oggetto) perde ogni fondamento. Diventa altrettanto chiaro che ogni pratica o sforzo per seguire una via, che conduce verso uno scopo futuro, vanificano il senso della ricerca personale e costituiscono una diretta negazione dell’unicità eterna.

Ogni idea che presupponga la possibilità che pratiche dualiste possano condurre l’apparente ricercatore ad una percezione non duale è come pretendere che con uno sforzo adeguato e con una forte determinazione un cieco possa imparare a vedere.
Le dottrine, i processi e le vie progressive alla ricerca dell’illuminazione non fanno che esacerbare il problema, rinforzando l’idea che il sé apparente possa trovare una cosa che presume di avere perduto. E’ proprio questo sforzo, questo investimento nell’identità del sé, che ricrea continuamente l’illusione della separazione dall’uno. E’ il velo dell’esistenza, a cui crediamo fermamente, il sogno dell’individualità.

Da tutti i numerosi risvegli che mi sono stati descritti risulta chiaramente che una delle prime realizzazioni è che nessuno si risveglia.

Tuttavia, vediamo che la maggioranza degli insegnamenti, tradizionali o contemporanei, si rivolgono sempre ad un apparente ricercatore separato (soggetto) e raccomandano, allo scopo di arrivare all’illuminazione (oggetto), di purificarsi, di coltivare la comprensione, di far tacere la mente e l’ego, di abbandonarsi, di essere onesti, di dedicarsi a una ricerca sincera, di dedicarsi alle terapie, di non fare niente, d’essere qui e ora e così di seguito… le idee sono così confuse e complicate, come la mente da cui emanano.

Queste raccomandazioni vengono dalla credenza che l’ “illuminazione” del “maestro” è stata raggiunta e ottenuta attraverso l’esercizio, lo sforzo, l’accettazione o l’abbandono e che può essere insegnata agli altri.

Evidentemente, non può esserci nulla di male nella ricerca sincera, nella meditazione, nella ricerca di sé e così via. Non è né più, né meno di ciò che è. Ma chi è dunque quello che sceglie di fare lo sforzo? Dove conduce lo sforzo dell’apparente cercatore? Dove va a parare, se non è che unicità? Se non c’è un individuo separato, non c’è volizione. Di conseguenza, come potrebbe un’illusione dissiparsi da sola?

Il concetto d’illuminazione personale appare alla mente che si è fabbricata una struttura del tutto inventata, costituita da un io spirituale, o preteso sè superiore, che ha adottato, o è stato sedotto, da tutto un insieme di ideali professati. Uno di questi, per fare un esempio, è la necessità della purificazione di sé, un processo in seguito al quale, crede, possa esserci la ricompensa dell’illuminazione… si applica perciò a domare il cosiddetto sé inferiore, per costringerlo ad azioni che appaiono a quest’ ultimo come contrarie alla sua natura. Ecco l’origine della lotta, della confusione, del senso d’insufficienza e di disincanto che abbondano nella ricerca spirituale. E’ anche la ragione principale per la quale, fino a recentemente, l’apparente liberazione sembrava essere rara. Ma quando la liberazione, apparentemente, arriva, sembra non esserci nessuna differenza tra l’ addormentamento e il risveglio. Quando questo è realizzato, e lo preciso ancora una volta, da “nessuno”, allora tutto l’edificio gerarchico dei maestri, degli insegnanti, degli allievi e dei discepoli, molto semplicemente, si dissolve.

Per quanto lontano sia dato vedere, l’espressione radicale, chiara e senza compromessi del non dualismo assoluto è dichiarata molto raramente… Tuttavia, lasciar intendere che un tipo di messaggio è più vero di un altro sarebbe duale, come l’immaginare una scissione tra l’assoluto e il relativo. Non esiste altro che la realtà. Non c’è che quello che è, così com’è.

Nondimeno, se l’apparente ricercatore sollecitasse una conduzione, allora scaturirebbe una risposta diretta, sorta dalla chiarezza impersonale e che, senza compromessi, costantemente distrugge ogni illusione, non lasciando altro che la possibilità della liberazione. Quella risposta viene senza tenere nella minima considerazione la tradizione, le credenze, la comprensione, le considerazioni personali, o qualsiasi altra cosa che viene dalla mente in preda al sogno.

Ciò che più desiderate e temete è l’assenza… l’assenza del me che si sente separato. In quell’assenza sorge un’altra possibilità, assolutamente a monte di ogni idea di comprensione, d’insegnamento, di divenire, di destino, di karma e di compimento personale; appare che in quell’ assenza c’è una grande disponibilità a capire quel messaggio raro, semplice e incredibile. Sarà sentito o no. Ed è tutto quello che è.

Per attingere ancora a ciò che è:

“Qualunque sia l’ambiente o il momento in cui è comunicata, quella percezione è senza rapporto con la gratificazione, la credenza, una via o un processo. Non può essere insegnata, ma si condivide continuamente. Poiché è la nostra eredità, nessuno se ne può appropriare. Non ha bisogno d’essere dibattuta, dimostrata o abbellita, perché è come è in se stessa e non può che essere ignorata e rifiutata, o realizzata e vissuta”.

Tony Parsons
Traduzione di: Luciana Scalabrini

Fonte del Post: http://www.revue3emillenaire.com/it/?p=406

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