Vimala Thakar: Esperienze occulte e trascendentali.

Meditazione, esperienze occulte e trascendentali.

La meditazione è il rilassamento del sonno profondo nelle ore di veglia. È una consapevolezza senza sforzo insieme della veglia e del sonno. Le ore di veglia e il sonno producono allora un solo movimento, perché non sono più due dimensioni diverse. Così lo stato di osservazione viene mantenuto durante tutto il giorno e tutta la notte, ed è solo quando esso è sostenuto in questo modo che i contenuti del subconscio cominciano a emergere e a manifestarsi sotto forma di visioni e di varie esperienze.

La conoscenza e l’esperienza dell’intera umanità sono contenute in noi. Gli psicologi occidentali, a cominciare da William James, Freud, Jung, Adler e James Martin, hanno scoperto che cosa avviene negli strati più profondi della coscienza.

Tutta l’esperienza e la conoscenza dell’intera umanità, indipendentemente dalle razze, sono contenute nella coscienza individuale. Quando lo stato di osservazione viene mantenuto, tali esperienze si attivano, manifestandosi nell’esporsi alla vostra attenzione, alla vostra consapevolezza e cominciano a palesarsi i poteri nascosti della psiche: chiaroveggenza, visione del passato o del futuro, telepatia, lettura del pensiero e così via. Tutto ciò diventa possibile.

Tali esperienze interiori, non sensoriali, hanno un effetto tremendamente intossicante, molto più di qualsiasi altra esperienza sensoriale. Si tratta di una esperienza senza la dualità della relazione fra soggetto e oggetto. Crea l’illusione della libertà, in quanto non occorre collegarsi con nulla al di fuori di sé. La stimolazione è all’interno, l’esperienza è dentro. Ecco perché è così intossicante.

La realizzazione di esperienze occulte e trascendentali sfocia nella liberazione di nuove capacità, di nuovi poteri. Una persona siffatta diventa potente. I suoi occhi si fanno diversi, il modo in cui cammina è diverso. C’è una nuova forza in lei, un senso di liberazione, sebbene non sia liberazione – essa si trova ancora nel regno della psiche. Diventa qualitativamente diversa dagli altri e, nella maggior parte dei casi, lo stato di osservazione va perduto non appena avviene la stimolazione di nuovi poteri e di nuove esperienze.

L’uomo perde il sonno, il sistema nervoso cede ed egli, ancora una volta, si inchina ai dettami della coscienza dell’io, la coscienza dell’ego. Si riaffaccia l’ambizione. La brama entra in rapporto con le esperienze occulte. Chi si trova in queste condizioni può sacrificare qualsiasi cosa per gratificare tale brama, perdendo così l’equilibrio.

Mantenere lo stato di osservazione durante l’incontro con le conseguenze di esperienze non sensoriali è estremamente difficile. Per non essere sopraffatti dall’emozione occorre la duttilità e l’umiltà di un ricercatore. Dico questo essendo mossa da grande ansia e preoccupazione: negli ultimi sei anni ho potuto osservare quanto facilmente molti si entusiasmino e diventino prigionieri di esperienze extra-sensoriali. Giovani dei Paesi Bassi, della California, dell’Irlanda, della Norvegia, del Nepal, del Giappone, delle Hawai, quanto grande sia il danno da essi subito a causa di questa “tossicodipendenza” da piaceri non sensoriali!

Non si tratta qui di una critica, ma dell’addolorata preoccupazione di un’amica sensibile. Anche in questo paese, con tutte le sue associazioni spirituali, è proprio l’esca di esperienze non sensoriali che ha attratto tanta gente verso l’occulto; bisogna dunque essere estremamente sensibili, umili e duttili per mantenere uno stato di osservazione.

Bisogna passare attraverso questo tunnel – l’incontro con il subconscio e l’inconscio è un tunnel attraverso cui ogni ricercatore deve passare. Non bisogna reprimere tali esperienze, ma lasciarle accadere. Quando la tenerezza del cuore comincia a scorrere attraverso gli occhi, allora per la ricerca è la stagione delle piogge. Quando ogni cosa comincia a rinfrescarsi, a calmarsi, e ci si sente distaccati interiormente, allora è l’autunno; perciò, da un punto di vista emotivo, bisogna passare attraverso l’intero ciclo delle stagioni dentro di sé.

Se ci si fissa su ciò che emerge nell’effettivo processo di attraversare tale tunnel o ci si attacca ai poteri della psiche, allora la ricerca si arresterà. Non sarete più nelle condizioni di poter sviluppare la ricerca. Occorre dunque tutta l’umiltà e la tenerezza possibile; se si continua a sostenere e mantenere così lo stato di osservazione, allora non c’è più nulla da osservare. Tutte le esperienze assorbono lo slancio del subconscio e l’inconscio si esaurisce. Emerge, si manifesta e si esaurisce da solo.

L’esperienza di Gesù di Nazareth, di Gautama Buddha in India, di Laotze in Cina e di altri ancora conferma questa verità. Queste esperienze possono emergere al livello più superficiale della coscienza. Basta soltanto osservare, guardare, così come si guardano le nubi di un cielo serale. Poi, quando si esauriscono nel loro slancio, nulla più resta da vedere, da osservare. L’osservatore non ha più alcun ruolo da recitare ed entra in sospensione.

Non dovete fare qualcosa contro l’osservatore. Quando si esaurisce lo slancio delle associazioni, non resta più, per l’osservatore, alcun ruolo da recitare. L’ultima espressione della coscienza dell’io è entrata in acquiescenza, e ci si trova nel regno del silenzio.

Fino ad ora non c’è alcun silenzio. Nello stato di osservazione non c’è alcuna attività e tuttavia non c’è il silenzio, inteso come una dimensione della coscienza, perché si sta osservando, ci si trova nel processo di osservazione; ma adesso c’è una dimensione di silenzio nel pensiero, nell’esperienza, nelle visioni. Il trascendentale è stato attraversato, si è andati al di là dell’occulto.

Ciò è più facile a dire che a fare, ma sto tracciando per voi una mappa dell’intera questione. Ecco tutto ciò che potete fare in parole. Le parole sono soltanto un mezzo di trasporto: sapendo cavalcarne il significato, si viene trasportati. Se si resta affascinati dalle parole, non si verrà trasportati. Dunque, adesso, ci si trova nel regno del silenzio, al centro non c’è alcuna coscienza dell’io. È una conoscenza senza frontiere. È una conoscenza senza centro. Ora non è possibile fare qualcosa. C’è soltanto silenzio.

Così, l’energia alle radici del nostro essere, le radici dell’essere stanno nel punto dell’ombelico. L’energia che era divisa, dispersa e frammentaria in pensieri ed emozioni conflittuali, nella dualità di soggetto e oggetto, di osservatore e di osservato, di esperienza e di esperito, si trova ora nel regno della non dualità, non più frammentata: è lì, all’altezza dell’ombelico, nella sua integrità, totalità, raccolta alla sua sorgente. L’energia non è statica. È movimento infinito. Quindi, per la prima volta nella vita la totalità dell’ energia ha un’opportunità di muoversi. Non deve cavalcare l’onda di impulsi, pensieri, emozioni personali e così via. Adesso è libera di esprimersi nella sua totalità.

Così il silenzio comincia a muoversi, operare, a funzionare. Non essendoci alcun movimento di dualità del cervello, del pensiero, dell’emozione, non c’è alcun disturbo chimico nel corpo, alcuna divisione nei nervi. Il sistema nervoso è totalmente rilassato e, da un punto di vista chimico, c’è equilibrio. Ciò è assolutamente necessario.

Se il silenzio non sfocia in questo, non è affatto silenzio, è una pia illusione: l’ego se ne sta acquattato in qualche luogo recondito, ancora all’opera.

Dunque, la persona è equilibrata dal punto di vista chimico e rilassata dal punto di vista nervoso e la totalità dell’ energia si muove. … Vedrete come è la totalità. Soltanto la totalità del nostro essere può sanare le ferite. Come la totalità dell’energia si muove nel sonno profondo, indisturbata dai sogni, così la totalità dell’energia si muove ora nello stato di meditazione; e l’energia è sensibilità, è intelligenza. Quindi la sensibilità dell’intero essere, non la sensibilità del cervello, dell’organo fisico, ma dell’intero essere l’intelligenza, diventa operativa come una forza.

Oggi non sappiamo che cosa sia la sensibilità, non sappiamo che cosa sia l’intelligenza. Conosciamo l’intelletto, conosciamo le funzioni cerebrali. L’intelligenza è una modalità qualitativa, un elemento differente della vita. Il movimento dell’intera energia non si può descrivere. È un movimento nella sua dualità, un movimento dell’ intero essere.

Dunque la totalità risponde, percepisce ed elimina la divisione tra individuo e universo. La divisione illusoria, la divisione ingannevole, creata dalla coscienza dell’io, fra individuo e universo, si dissolve in tale dimensione di silenzio. Non siete né l’individuo né l’universo, siete semplicemente Vita.

La totalità della vita, allora, guarda attraverso gli occhi di chi si trova in questo stato. Il silenzio degli occhi risponde attraverso la totalità di tale persona. La struttura di carne e ossa resterà presente finché durerà la spinta ereditaria, ma i movimenti di tale persona non sono individuali perché non hanno movente.

Chiamatelo pure il riassorbimento dell’individuale nell’universale. Non potete descriverlo. Il fatto è che la divisione fra l’uno e i molti, l’interno e l’esterno, l’individuo e l’universo scompare. La persona è allora una consapevolezza senza sforzo e senza scelta dell’infinito movimento della vita, dell’infinito slancio della vita. La vita è vivere costantemente attraverso nascita e morte, dolore e piacere, la vita opera giorno e notte, la vita respira a ogni istante. La nascita è vita che inspira e la morte è vita che espira.

La vita si muove allora oltre la dualità. Ecco lo stato di meditazione. Chiamatelo samadhi se vi piace, o nirvana se preferite. Tale persona diventa allora una manifestazione in carne e ossa dell’unità, della totalità della vita e per me è questo il compimento della crescita umana.

L’uomo non è ancora maturo per ciò. Egli ha raffinato il corpo e il cervello, ma non è ancora cresciuto nella maturità di coscienza che la meditazione gli sa aprire. Noi oggi siamo esseri umani soltanto nella forma, non ancora nel contenuto. Per me la divinità è umanità raffinata e purificata. L’uomo deve crescere e fiorire nella condizione in cui si formerà una società basata sull’amore, l’amicizia, la cooperazione, sull’ordine sociale, economico e politico, libero da ogni sfruttamento, corruzione e violenza.

Ecco perché la meditazione è la via per una rivoluzione psichica. La crisi sta nella psiche e va dunque risolta nella psiche.

Tratto da: “Brani sulla meditazione”. Parte di un discorso tenuto da Vimala Thakar a Matheran. Traduzione a cura di Mauro Bergonzi. Tratto dalla rivista “Yoga” n. 34, organo della Federazione Italiana Yoga.

Fonte: http://www.fiorigialli.it/dossier/view/6_i-sentieri-dell-essere/454_discorsi-sulla-meditazione

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