A niente ci si dovrebbe attaccare.

Terra x blog

A niente ci si dovrebbe attaccare.

di Ajahn Amaro

© Amaravati 2013

Estratti di “For the Love of the World”. La traduzione è stata curata da Luca Rossi per il gruppo di praticanti di Pontedera (PI) e gentilmente condivisa con tutti noi.

In un meraviglioso passaggio nel Sutta 37 del Majjhima Nikaya qualcuno chiede al Buddha di riassumere i suoi in­segnamenti nel modo più breve possibile. Il Buddha risponde: «Questa è una sintesi dell’in­tero insegnamento: Non ci si dovrebbe attaccare a nulla, qualunque cosa sia. Avendo udito ciò, si conosce diretta­mente ogni cosa; avendo cono­sciuto direttamente ogni cosa, si comprende completamente ogni cosa; avendo pienamente compreso ogni cosa, qualun­que sensazione viene sentita, piacevole, dolorosa o neutra che sia, si con­templa la natura mutevole di queste sensa­zioni ed il loro dissolversi, e si contempla il lasciar andare».

Ajahn Buddhadasa, uno dei più importanti maestri dell’ultimo secolo in Thailandia, era solito citare questo passaggio piuttosto spesso. Egli direbbe che si può sintetizzare l’intero insegnamento del Buddha in quattro parole. In Pali: “Sabbe dhamma nalam abhinivesaya”. In Italiano: “Non ti attaccare a niente”

Quando c’è la comprensione che «non ci si dovrebbe attaccare a nulla, qualunque cosa sia», il cuore osserva l’esperienza di ciò che sentiamo – i nostri amori e le nostre avver­sioni, i nostri stati d’animo e le nostre opi­nioni – e ne riconosce la qualità mutevole. L’esperienza è in un continuo stato di sorgere e cessare. Vedendo questo con chiarezza, pos­siamo allora coltivare una qualità di calma e tranquillità. Il cuore lascia che i fuochi della bramosia, dell’odio e dell’illusione si spen­gano, portando alle qualità dell’apertura, della quiete, della spaziosità, del districarsi, dell’abbandono e della non-confusione in relazione alle nostre esperienze.

In questo stesso Sutta il Buddha più avanti dice che chi ha sviluppato un cuore com­pletamente libero dall’attacca­mento, in virtù di ciò rimuove le cause stesse dell’ansia, del­l’agitazione, della tensione e dell’alienazione. Il cuore libero dall’attaccamento non è agitato, ed una per­sona il cui cuore non è agitato conosce diret­tamente la perfetta pace del Nibbana, qui e ora. Egli conclude dicendo: «Una persona così ha raggiunto il fine ultimo, la libertà defini­tiva, la meta finale, ed è insuperata in tutti i reami umani e divini».

È straordinariamente semplice: “Non ti ag­grappare a niente.”

Quando lasciamo andare, quando rila­sciamo, le qualità della pace e della chiarezza possono essere trovate. Questo lasciare an­dare non è passivo, non è una questione di apatia, o di disimpegno. È imparare a come impegnarsi in un modo che è in accordo con le cose così come sono. In altri termini: impa­rare come rispondere, invece di reagire.

Quando ci confrontiamo con le nostre espe­rienze da uno stato di intrappolamento, quando siamo aggrovigliati, confusi, agitati – dalla condizione dell’attaccamento – è allora che reagiamo. Se vediamo qualcosa che ci piace, ci precipitiamo ad inseguirla. Se ve­diamo
qualcosa che non ci piace, scappiamo via, oppure attacchiamo, ci opponiamo, o cre­iamo delle opinioni al riguardo. Questo è ciò che intendo per reagire.

Quando siamo consapevoli dei nostri stati d’animo – «Oh, questo è veramente irritante! Mi fa proprio arrabbiare. Oh, questa è una cosa veramente appassionante! Guarda com’è» – allora proprio in virtù di questo ri­conoscimento si crea uno spazio. C’è un’aper­tura. C’è un
senso di circospezione. Allora, da questa spaziosità, siamo in grado di accedere alla nostra saggezza intuitiva per considerare: «Qual è il miglior modo di rispondere? Se c’è qualcosa da dire, allora lasciamo che sia detto. Se non c’è niente da dire, allora lasciamo stare». Questo è ciò che intendo per rispon­dere.

Questo metodo, quello di portare una con­sapevolezza non-reattiva nei nostri stati d’animo, è precisamente ciò che ci permette di rispondere, anziché reagire. E la differenza fra il reagire e il rispondere fa tutta la diffe­renza nel mondo.

Ringraziamenti a Luca Rossi per la traduzione dall’inglese.
http://forestsanghapublications.org/viewBook.php?id=90

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Fonte del Post: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=16924

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