Al di là delle patine esteriori.

Gusci e patine.

Probabilmente, l’aspetto più inquietante di questo periodo è che il mondo ‘reale’ ha operato su di noi una restrizione della percezione tale, da non permetterci più di accorgerci delle cose ‘sottili’. E sebbene questa visione sia stata quasi resa nulla, con meccanismi di suggestione e ripetizione che hanno impregnato ogni strato del nostro subconscio, essa non può esserci davvero sottratta, poiché è ciò di cui siamo fatti, è ciò che realmente siamo.

Tuttavia, bisogna partire dalla constatazione che pochi ormai sono capaci di accorgersi di qualcosa che vada al di là della patina esteriore e, anche nella spiritualità, pochissimi si accorgono degli inganni che vengono perpetrati dietro l’apparenza di perfezione e i sorrisi da illuminato.

In questa era è stato reso un grosso servizio all’ego: ci si è identificati con ciò che appare, escludendo qualsiasi altra percezione. Nel nome di una presunta ‘oggettività’ si sono scartate tutte le percezioni soggettive, bollandole come superflue e si è rinunciato a un contatto più profondo con l’anima che, come dice Zeland: ‘sente e sa’.

Si guarda molto, ma si sente molto poco. Poi ho scoperto il metodo Yin – chi me l’ha insegnato affermava che il sentire è molto più potente di qualsiasi tipo di visualizzazione o visione, poiché “l’anima non ha occhi, ma puoi vedere anche senza occhi se impari a staccarti dal vedere”. E, infatti, con il metodo Yin sono arrivato dove prima non arrivavo, in termini di profondità, correzione di errori, sollievo e risoluzione di sintomi, percezione e ricerca interiore, arrivando a definire un nuovo paradigma della mia ricerca.

Mi è stato chiaro perché nei comandamenti veniamo esortati a non farci alcun idolo o immagine di ‘Dio’ o anche perché il Tao Te Ching, all’inizio, afferma che ‘il Tao che può essere nominato non è il vero Tao’.

Ma noi siamo malati di ‘forma’ e di ‘nomi’ e cerchiamo di dare un nome e una forma a tutto, anche a Dio, alla presunta illuminazione e alle presunte dimensioni superiori. Invece di andare direttamente ‘di là’, rinunciando a ogni definizione, a ogni simbolo, pensiero o parola, preferiamo rimanere di qua, definendo e quindi cristallizzando realtà in forme ben definite, ma comunque rigide.

Questo è particolarmente grave nei rapporti e in ciò che la matrix ci vende come ‘desiderabile’ in un rapporto. La matrix è la fiera del guscio e della patina, dove la massima attenzione e il massimo valore sono dati, appunto, a come appare il corpo, questa immagine solida e tuttavia fugace che deve sempre dare l’impressione di essere seducente, in forma, giovane e sicura di se.

Non possiamo esibire imperfezioni corporee o difetti del carattere, perché nella matrix dei rapporti sociali ciò ci metterebbe nella condizione di non essere guardati o di essere guardati male e, quindi, impieghiamo una dose notevolmente rilevante di energia allo scopo di nascondere tutto ciò che non va e di farci vedere per ciò che non siamo, con tutto lo stress, l’ipocrisia e l’ansia che ne derivano.

Nel mondo della cosiddetta ‘spiritualità’, dove ciò si spererebbe archiviato, incontriamo lo stesso tipo di dinamiche, soltanto che qui, se anche non si cerca di mostrarsi belli e giovani, si cerca allora di mostrarsi spirituali, amorevoli, gentili, illuminati, con sorrisi a tutta bocca. Si esibisce la propria tradizione, gli insegnamenti che si seguono o il proprio guru. Si cerca di mostrare una patina di luce, laddove la luce, spesso, langue.

E’ lo stesso gioco dell’ego, che ha cambiato vestitino, ma sempre di ego si tratta. Ed ecco il problema: non puoi nascondere quello che veramente sei. Se hai un difetto o un problema, prima o poi, proietterai là fuori un qualche genere di conflitto, che manderà in frantumi il tuo guscio e farà vedere a te e al mondo quello che veramente c’è là sotto.

Sarebbe utile che un mago errante smettesse di difendersi e di ‘coprire’ i suoi difetti con altrettante patine di finta perfezione, smettesse di giustificarsi e iniziasse a godere anche degli errori e delle stupidaggini che sembra compiere. Sarebbe utile che il mago errante non facesse finta di essere illuminato e non si desse importanza alcuna nel fare un lavoro su se stesso.

Se smette di difendersi, di opporsi al mondo e dare una immagine di sé alterata, il mago errante riceve in regalo un surplus di energia, talmente grande che potrebbe letteralmente cambiare la sua esistenza in un momento. Tutta l’energia che impiegava nel cercare di oscurare le sue imperfezioni gli viene totalmente restituita e può essere usata per costruire qualcos’altro.

Quando il mago errante inizia ad essere innocuo, vulnerabile, morbido, fluido e cessa di erigere finte maschere, accade un’altra cosa interessante: laddove prima non era capace di accorgersi della vera essenza delle persone e laddove veniva abbagliato da copertine luccicanti ed effetti speciali del mondo fisico, dopo aver rinunciato completamente al suo bisogno di approvazione, diverrà capace di ‘sentire’ davvero gli altri a un livello differente, il livello dell’essere.

Inizierà a percepire la vera luce che proviene da ogni essere vivente, quella luce che non è frutto di palestre, vestiti, trucchi o profumi, ma che viene dal semplice fatto che esso esiste e, come tale, è degno di essere amato. Molto spesso il mago si accorgerà che, se impiega troppa energia a tener su una facciata da mostrare al mondo, non ne avrà abbastanza da dedicare ai suoi pensieri potenti e agli strumenti di lavoro del mago.

Rinunciando al suo guscio, il mago errante avrà anche il dono del silenzio mentale. Smettendo di dover sempre architettare strategie, più o meno consce, per difendersi e mostrarsi differente, una grande pace scenderà su di lui e i bisogni di parlare, spiegare, lamentarsi, giustificare e dimostrare qualcosa di se stesso cesseranno anch’essi, poiché privi ormai di motivazioni.

Questo lo metterà in grado di allontanarsi sempre di più dal vedere con gli occhi, ma anche dal definire con le parole e dal cercare di cristallizzare la realtà in forme rigide e lo metterà sempre più in grado di stare nel suo flusso, dove ogni cosa scorre e tutto può cambiare, ritirando le proiezioni su come il mondo dovrebbe essere. Lo metterà, alla fine, in grado di sentire quel che non riesce a vedere e di passare attraverso ciò che prima gli sembrava solido e inalterabile.

Andrea Panatta

Fonte: http://maghierranti.blogspot.it/2015/09/gusci-e-patine.html

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