Anthony De Mello: Dipende tutto dalla reazione.

Dipende tutto da come reagire.

Non esiste una “cosa” che si chiama felicità. La felicità non può essere né perseguita, né raggiunta, perché è già dentro di noi, se riusciamo a rendercene conto. Non è altro che un nostro stato d’animo. È l’atteggiamento che decidiamo di assumere, nei riguardi di quanto ci capita, che ci rende felici o infelici.

Le cose, di per se stesse, sono quelle che sono, né buone né cattive. Sono e basta. Esprimono la loro natura e niente di più. È l’interpretazione che di esse la nostra mente dà che le rende positive o negative, apportatrici di gioia o di dolore.

Teniamo sempre presente che ciascuno di noi è libero di scegliere il proprio atteggiamento nei riguardi di qualsiasi avvenimento. Accettiamo di “prendercela con filosofia”. Questa è la situazione in cui mi trovo e, per il momento, non posso cambiarla. Cosa fare? Scelgo di rifiutarla, arrabbiarmi, inveire contro la mala sorte, rendere infelice la mia vita e quella degli altri? Oppure decido che, in fondo, ce la posso fare a sopportarla, perché non è poi tanto catastrofica e ce ne sono di peggiori?

Così facendo, mantenendo un animo calmo e paziente, mi metto nella condizione adatta a riflettere razionalmente, per trovare una soluzione.

La nostra reazione naturale, quella che ci viene più spontanea, per l’atavico istinto aggressivo che è in noi, è quella di rifiutare e combattere ciò che non ci piace. Ripensandoci poi, se ce ne diamo il permesso e se troviamo il tempo di farlo, ci accorgiamo che non è la reazione più producente.

Ogni reazione negativa ne provoca un’altra ancora peggiore, è una catena che ci trascina sempre più giù. La liberazione, invece, può focalizzare gli aspetti positivi, anche se minimi, che si possono riscontrare in qualsiasi evento o situazione. Mi rendo conto di non essere una dea di bellezza? Invece di lamentarmi, sentirmi inferiore alle altre donne più graziose e trascurarmi perché, tanto … voglio cercare di valorizzare i miei tratti migliori.

Ho dei discreti capelli? Bene, mi faccio creare una pettinatura ad hoc dal mio parrucchiere, magari li schiarisco o li scurisco un po’, questa grossa ciocca può coprire la fronte imperfetta. Valorizzo gli occhi col trucco adatto e così di seguito.

La mia casa è piccola, non posso permettermene una migliore? La tengo pulitissima e ordinata, con qualche piccolo soprammobile da poco prezzo qua e là, però di buon gusto, per personalizzarla e renderla più accogliente. Questo è il sistema migliore: accontentarsi e apprezzare il poco che si ha. Anche un miliardario può sentirsi povero, se i soldi non gli bastano mai.

Non c’è appagamento senza entusiasmo.

L’errore che la maggior parte di noi commette è pensare che le ricchezze, gli agi, il successo portino come conseguenza la felicità nella nostra vita. Queste cose contribuiscono certamente a rendere la nostra esistenza più comoda, più piacevole o più eccitante. Ma la felicità non è niente di tutto questo. La vera felicità consiste nel sentirsi appagati spiritualmente.

Come ottenere questo stato di grazia? È molto facile. Basta trovare qualcosa di cui essere entusiasti. Cos’è, innanzitutto, l’entusiasmo? Non è piacere fisico, né eccitazione psicologica e neppure azione frenetica, come alcuni sembrano pensare.

L’entusiasmo è uno stato mentale che si crea in noi quando ci dedichiamo a qualcosa che ci interessa tanto da assorbirci completamente.

Mentre ci applichiamo in questo modo dimentichiamo il resto del mondo, ci sentiamo in pace con tutti perché sperimentiamo il vero appagamento. È questa una soddisfazione intima e profonda, che ci fa sentire totalmente realizzati. In quell’attimo partecipiamo della creazione divina, sentiamo che stiamo dando vita a ciò per cui ci troviamo su questa terra. Quello che si è fatto per pura passione, senza fini di lucro, o di piacere sensuale, o per compiacere gli altri, ci dona questo stato d’animo meraviglioso.

Nel momento della “creazione” siamo tutt’uno con l’universo. La scintilla creativa ci eleva al di sopra dei limiti umani, limiti che noi stessi abbiamo creato per giustificare la nostra pigrizia spirituale.

Lo scrittore che scrive, il pittore che dipinge, il maestro che insegna, il medico che cura un malato, una sarta che cuce un vestito: se ciascuna di queste persone ha scelto questa sua attività come una missione, se sente di esprimere la sua vera natura quando vi si dedica anima e corpo, ecco che un grande miracolo si compie. La passione diventa entusiasmo, che a sua volta si trasforma in appagamento e quindi in pace dello spirito, che altro non è che pura felicità.

Sentiamoci cittadini del mondo.

Finché ci ostineremo a cercare amore, felicità e gratificazione al di fuori di noi, saremo sempre insoddisfatti. La realtà che ci circonda, le persone, i beni terreni, la bellezza, il potere, la fama, la tranquillità economica, una bella moglie, un ottimo lavoro, sono delle cose importanti, ma non sono tutto. Anzi, sono solo una piccola percentuale nell’economia della nostra vita spirituale.

Non è facile essere felici vivendo lontani dalla patria, o guardando i cocci di un amore distrutto, o rendendosi conto che i figli pensano solo a se stessi o che si rifiutano di ascoltare i buoni consigli. Non è facile accettare col sorriso sulle labbra la decisione di dare un taglio netto, di rinunciare a una certa sicurezza, pur di inseguire un incerto sogno.

È difficile sorvolare sulle circostanze che, a volte, sono una vera sfida alla nostra pazienza, fiducia e perseveranza. L’importante è non lasciarsi sopraffare da esse. Riconoscere la loro esistenza, accettarle e, nello stesso tempo, dire a noi stessi: «Non sono una vittima delle circostanze, ma sono in grado di apprendere da esse. Non mi faccio abbattere dall’apparente fallimento, ma lo uso come gradino per elevarmi al di sopra di esso; questo è l’atteggiamento che voglio assumere di fronte alle difficoltà, all’incertezza, al dubbio. Ho la consapevolezza che dentro di me posso trovare tutto ciò di cui ho bisogno».

E intendo trovarlo!

Come Robinson Crusoe riuscì a costruire una vita accettabile e a sopravvivere partendo da zero, solo com’era, abbandonato su un’isola deserta, anch’io posso imparare a sfruttare le risorse del mio spirito per crearmi un carattere più rispondente al mio ideale. Se lo voglio veramente, posso cambiare le caratteristiche del mio comportamento che meno mi piacciono, ed esaltare quelle che più desidero avere.

Quando saremo fermamente incamminati su questa strada, vedremo come diventa più facile sentirsi a casa propria ovunque, veri cittadini del mondo, essere a proprio agio con chiunque, perché in ogni essere umano vediamo l’immagine di noi stessi.

Dove trovare la pace?

Un saggio ha detto a un cercatore della verità: «Va’ nella tua cella». Quale cella? Non siamo monaci, non siamo suore, non viviamo in povertà, abbiamo una bella casa, vestiti eleganti, la signora a ore che viene a darci una mano un giorno sì e uno no, i bambini che fanno la settimana bianca in Svizzera. Di che cella sta parlando?

Beh, se pensiamo che le cose sopra menzionate sono in effetti tutta la nostra vita, se siamo certi che sono gli unici componenti indispensabili alla nostra felicità, forse non possediamo veramente la cella di cui parla il saggio.

Se però dico: Desidero la saggezza, voglio diventare una persona più matura, più ponderata, voglio la pace spirituale, allora devo trovare questa cella, dovunque si trovi. Dov’e questa cella? Come posso trovarla? Come faccio a crearla dentro di me?

Ecco che vedo una collina verdeggiante, circondata da alte montagne, il sole al tramonto. Alla sommità della collina, un unico albero, grande e fronzuto, verso il quale tendo sempre, verso cui mi vedo o, meglio, mi sento camminare. Finalmente ho capito, quella è la mia cella!

Quella è la visione capace di farmi sentire me stesso, che mi dona la pace. Qui mi sento in grado di rilassarmi, di esaminare i miei problemi con calma, fino a trovare la soluzione. Questa cella all’aperto, sono fortunato! Un’altra potrebbe essere sotto il mare, in una caverna, in un residence a Ibiza. Non ha importanza il dove e il come.

Troviamo dentro di noi una visione, un’immagine capace di suscitare uno stato d’animo positivo. Questo ci metterà in condizione di essere più ricettivi all’intuizione, all’idea di cui abbiamo bisogno, creerà le condizioni favorevoli nella nostra mente per la manifestazione della nostra creatività.

Quando sono preoccupato, dispiaciuto, chiuso, mi dico: «Non importa. Tutto passerà. Là c’è la “mia” collina, col “mio” albero. Là c’è la “mia” pace».

Il più alto Maestro ci ha promesso: «Vi lascio la mia pace, vi do la mia pace». Lui ce l’ha data, sta a noi, però, cercarla e trovarla.

Tratto da:  “Il Pensiero Positivo”, di Anthony De Mello.

Fonte: http://www.amadeux.it/forum/topic.asp?TOPIC_ID=19969

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