Cosa c’è da scoprire?

Terra x Blog + Nero 2015

(Ir)realizzati e contenti.

Una volta il re Janaka sognò di essere un mendicante. Quando si svegliò, chiese al suo maestro Vasishta: “Sono un re che ha sognato di essere un mendicante, o sono un mendicante che ha sognato di essere re?”. Il maestro rispose: “Né l’uno né l’altro, sia l’uno che l’altro. Tu sei e al tempo stesso non sei ciò che pensi di essere. Lo sei perché ti comporti come se lo fossi, non lo sei perché non dura. Puoi essere per sempre un re o un mendicante? Tutto deve cambiare. Tu sei ciò che non cambia. Ma chi sei tu?”. E Janaka disse: “Sì, non sono né un re né un mendicante, io sono il testimone distaccato”.

Allora il maestro aggiunse: “Questa è la tua ultima illusione, l’illusione di essere un jnanin (realizzato), diverso dall’uomo comune e superiore a lui. Ancora una volta ti identifichi con la mente, che in questo caso è una mente beneducata ed esemplare in ogni senso. Finché noti la pur minima differenza, rimani estraneo alla realtà. Ti trovi ancora al livello mentale. Quando se ne va “l’io sono me stesso”, viene “l’io sono tutto”. Quando “l’io sono tutto” se ne va, viene “l’io sono”. Quando “l’io sono” se ne va, soltanto la realtà è e in essa, ogni “io sono” è preservato e glorificato”.

Pensare non è fare, pensare non è essere. Chi, che cosa è il Realizzato? Vasishta non esita a redarguire il suo discepolo riguardo al grande inganno tesogli dalla mente; l’identificazione con ciò che è comodo e a portata di mano: la considerazione di sé. Così forte è questo pericolo che è necessaria la voce di un punto di vista esterno per rendersene conto, proprio perché le auto giustificazioni e le reti di ragionamenti e buoni sentimenti che la mente può intessere per il proprio uso e consumo possono diventare inattaccabili. Essi vogliono un’unica cosa: il mantenimento dello Status Quo.

La tradizione ebraica espone in modo meraviglioso questo caposaldo della ricerca e del percorso interione attraverso le parole di commento di R. Menachem ha Me’iri ad un brano del Pirkè Avot (un trattato talmudico): “Anche se uno fosse il più grande dei sapienti, è conveniente che si scelga qualcuno come padre e maestro. Benché non trovi nessuno uguale a lui (in sapienza), ponga un altro al di sopra di sé, perché un uomo – fosse pure il più grande dei sapienti – non può vedere dentro di sé come ci vede un altro.”

In mancanza di un maestro o di un compagno di studi sarà bene cercare di riferirsi continuamente e con tutte le forze ai fatti. Un buon metodo sarebbe valutare se le persone che si hanno intorno (il proprio prossimo) sono felici. Se la risposta è affermativa probabilmente siamo sulla buona strada, in caso contrario sarà il caso di rivalutare l’efficacia del nostro lavoro.

Quale percorso indica Vasishta al suo discepolo dunque? Quello difficile, arduo ed estremo della conoscenza di se stessi e della conseguente rinuncia alla identificazione con la propria personalità, desideri e paure; la Via della disidentificazione con l’io, con il proprio corpo e con la propria mente, la Via della scoperta del vero Sé come spiega Sri Nisargadatta Maharaj ad un suo interlocutore:

Visitarore: La scoperta di che cosa?
Maharaj: Del centro del tuo essere, che è libero da ogni direzione, significato e scopo.
V: Essere tutto, conoscere tutto, avere tutto?
M: Non essere niente, non conoscere niente, non avere niente. Questa è l’unica vita che valga la pena vivere, l’unica felicità che valga la pena di provare.

Ed ancora:

M: Quelli come te vogliono diventare superuomini in una notte. Vivi senza ambizione e senza il minimo desiderio, esposto, vulnerabile, senza protezione, senza certezze ed in solitudine, completamente aperto alla vita e pronto ad accoglierla così come viene, senza la convinzione che tutto deve darti piacere o profitto, materiale o ‘spirituale’ che sia.

Sicuramente un programma in cui non è prevista la comodità, un programma estremo e senza mezzi termini, radicale e serio nella sua disarmante semplicità ma che richiede un coraggio ed una costanza da leoni. La conoscenza è unicamente il risultato dell’introspezione interiore e dell’esperienza che scaturisce da questa analisi serrata:

M: Chiedi e ti sarà dato, è la legge eterna. Hai imparato a pronunciare talmente tante parole! Conosci tutto ma non conosci te stesso, perché non è possibile conoscere il Sé attraverso le parole: soltanto l’introspezione può rivelarlo. Guarda dentro, cerca dentro.

V: Ho provato tante volte, e non ci sono mai riuscito.

M: prova ancora. Se continui a provare, può accadere qualcosa. Se non provi, rimani come sei. Puoi conoscere le parole giuste, citare le sacre scritture, essere un brillante conversatore e tuttavia rimanere soltanto un mucchietto d’ossa. Oppure puoi essere umile semplice, una persona del tutto insignificante, e brillare per dolcezza compassionevole e profonda saggezza.

Ci si può realizzare senza mettersi in discussione? Sembrerebbe di no… Sembrerebbe che la Realizzazione debba richiedere la più assoluta dedizione e serietà… La serietà di chi ha compreso che nulla altro conta, se non la realizzazione dell’essere:

M: … finché alimenti ogni sorta di idee su te stesso, ti conosci soltanto attraverso la nebbia creata da queste idee. Per conoscerti come sei in realtà, abbandona ogni idea. Non puoi immaginare il gusto dell’acqua di fonte, puoi scoprirlo soltanto abbandonando ogni altro sapore. Finché sei interessato al tuo attuale modo di vivere, non lo abbandonerai. La scoperta non può avvenire finché ti aggrappi alle cose familiari. È solo quando capisci appieno l’enorme tristezza della tua vita e ti ribelli, che trovi la strada per uscirne.

Quando questa condizione è rispettata, quando si brama Dio quanto l’aria, quando si è sul punto di annegare, allora sarà possibile volersi svegliare dallo stato di sonno semidesto in cui permaniamo, limitandoci a funzionare biologicamente:

V: Quando è iniziato il sogno?
M: Sembra che non abbia inizio, e in effetti esiste solo nel presente. Sei tu che lo rinnovi ogni momento. Quando ti renderai conto che stai sognando, ti sveglierai. Ma non te ne rendi conto, perché vuoi che il sogno continui. Verrà il giorno in cui desidererai fortemente, con il cuore e con la mente, che finisca. E sarai pronto a pagare qualsiasi prezzo: il prezzo dell’imperturbabilità e del distacco, della perdita d’interesse per il sogno stesso.

Sri Nisargadatta Maharaj, Io sono Quello, Ubaldini Editore.
Detti dei Rabbini, Edizioni Qiqajon.

Fonte del Post: https://associazioneperankh.wordpress.com/2015/06/12/irrealizzati-e-contenti/#more-1701

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