Da essere qualcuno a essere nessuno.

Terra x Blog + Nero 2015

Da Qualcuno a Nessuno.

Quando veniamo toccati direttamente dalla Vita, la mente tende spesso a contrarsi di fronte al senso di vulnerabilità che la pervade. Per schermarsi dalla propria fragilità, la mente si identifica con immagini tratte da modelli esterni di forza, virilità (gli ‘eroi’), oppure anche di debolezza (le ‘vittime’).

Mi sento nudo, esposto al tocco della vibrazione che la Vita genera in me e preferisco evitare l’intensa coscienza di questa fragilità attraverso un filtro, una definizione di me stesso, che interrompa il mio diretto sentire: divento allora una persona ‘forte’, oppure ‘debole’, ma comunque qualcuno che mi liberi dall’inquietante sensazione di essere un ‘nessuno’ indifeso, esposto a influssi ‘esterni’.

Talvolta, per esempio, nel ricevere un’offesa, ciò che più fa male non è la ferita in sé, ma il fatto che ne siamo stati toccati, perché ammettere questo ci mostra l’illusorietà della nostra presunta indipendenza, del nostro presunto isolamento dal mondo ‘esterno’, vale a dire la natura fittizia del nostro ‘io’ apparentemente separato: ci sentiamo una foglia al vento, dipendenti da ogni leggera ‘brezza’ del mondo intorno a noi.

Ma quando viene a cadere l’identificazione con qualche immagine esterna che ci dia sicurezza e sentiamo direttamente la vibrazione che il tocco della vita genera nel cuore, dietro la nostra fragilità scopriamo uno spazio sconfinato, in cui noi siamo ‘nessuno’, ma questo ‘nessuno’ è collegato a tutte le cose e respira con esse.

Scopriamo che non c’è alcun bisogno di difenderci attraverso immagini e modelli di identità. Nel momento in cui la mente smette di difendersi dalla propria fragilità, un gran senso di libertà e ristoro si fa strada.

Non c’è nulla di male ad essere vulnerabili. Anzi, è proprio nella nostra vulnerabilità che scopriamo di essere sensibili a tutto: ci accorgiamo allora che ogni cosa, ogni situazione, ci tocca nel profondo. Gli eventi esterni producono onde che vibrano nel nostro cuore. A noi è data solo la possibilità di riconoscere questo fatto, oppure di ignorarlo (con tutta la sofferenza che comporta questa seconda via). Se non ci induriamo nell’insensibilità dell’ignoranza, scopriamo, con sollievo, la naturale influenza che gli avvenimenti esercitano sul nostro cuore, liberi di accettare queste onde come eventi naturali. Scopriamo anche di essere noi stessi nient’altro che onde, totalmente interconnesse con tutto il resto.

Paradossalmente, una volta passati dal ‘qualcuno’ dei fittizi modelli difensivi al ‘nessuno’ di una totale interconnessione con gli eventi, un nuovo senso di libertà si fa strada: infatti il riconoscimento della propria vulnerabilità si tramuta in una incondizionata apertura alla vibrazione della vita, in un senso di venerazione per ogni piccola esperienza, finché alla radice di questa sensibilità non si palesa il presentimento di una pura coscienza che è l’inconoscibile sfondo dell’Essere.

In questo spazio di libertà, si comincia a scoprire con tenerezza la propria vulnerabilità. La paura, la vergogna o la disperazione di fronte al fatto di essere totalmente esposti ai capricci del destino cedono il posto alla pacata impeccabilità di chi vive sapendo che il presente è tutto ciò che ha.

L’accettazione incondizionata della propria vulnerabilità evoca un sentimento nuovo e sconosciuto di profondo rispetto per se stessi e per gli altri, proprio in quanto effimere, palpitanti espressioni di quell’immenso, solenne, incessante movimento che è la Vita. Sentirsi niente più che una foglia al vento produce allora, quando appassisce la paura, un gran senso di sollievo e leggerezza, perché ci libera dal peso dell’io sulle ali di un’inconcepibile pienezza.

E il riconoscimento della propria vulnerabilità porta con sé una dignità che nulla può corrompere.

Fonte

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