Daniel Odier: L’attenzione costante.

Terra x Blog + Nero 2015

Questa attenzione costante al sapore delle cose.

“Dall’inizio del mio soggiorno presso Devi – la maestra di Odeir – lei mi faceva notare ogni istante di assenza al mondo, ogni movimento brutale, ogni automatismo. Il suo insegnamento era totalmente centrato sulla presenza rilassata, ma continua al mondo. […]
Per Devi, un essere che aspira alla spiritualità è un essere che, senza sosta, lascia circolare liberamente tutti i movimenti che lo collegano al mondo, sia sul piano interiore delle sensazioni, delle emozioni e dei pensieri, che sul piano dell’azione. […]

Non c’era altro rituale che respirare, camminare, fare il bagno nell’acqua ghiacciata della cascata, guardare la terra, i licheni, gli alberi, le foglie, gli oggetti usuali, toccare profondamente la vita, la realtà. «Aderisci profondamente alla Realtà col Cuore del tuo essere, non c’è altro da cercare!» mi diceva.

Questa via, all’inizio, manca stranamente di esotismo, di magia, di straordinario. Niente di spettacolare, niente di sconvolgente sul piano dell’energia esterna […]. Con Devi non accadeva nulla. […] Cercavo semplicemente di toccare la vita […]. L’attenzione alla realtà è la via più semplice e più diretta per far sì che la coscienza si manifesti in modo continuativo. […]

Per giungere a questa coscienza profonda è indispensabile che il nostro strumento, il corpo, sia perfettamente accordato […]. La prima tappa è, dunque, riattivare queste funzioni, […] la nostra capacità di apprendere il mondo […]. Si comprenderà facilmente come tutto ciò possa avvenire soltanto nell’accettazione globale di ciò che siamo realmente. […] Allora non si tratta più di eliminare i sensi […], ma, al contrario, di cavalcare questi veloci destrieri in tutta coscienza, così che ci portino rapidamente alla presenza continua al mondo.

Questa concezione globale della dignità profonda dell’essere umano è spesso fraintesa. Alcuni pensano si tratti di passività […]. È tutta la lotta dell’impulsività contro la spontaneità. L’impulsività è brutale e distruttiva, poiché incosciente dell’altro e del mondo. Lo spontaneo è colmo di grazia, poiché immediatamente accordato attraverso la coscienza alla realtà circostante. […] Perché eliminare una parte del potenziale umano per raggiungere la pienezza? Cosa sarebbe una pienezza non costituita dalla totalità dell’essere umano? […]
Man mano che […] la sensorialità tattile si sviluppa, scopriamo che il sapore del mondo si arricchisce. […]

Ciò che gustiamo può condurci all’esperienza fondamentale dell’unione con gli elementi. […] Questa attenzione costante al sapore delle cose […] abolisce qualsiasi distanza tra il mondo e noi, ricrea di secondo in secondo la nostra partecipazione attiva alla vita. […] Lascio che il mio corpo sia messo in vibrazione dal nutrimento sottile. […]

L’attenzione nuda che permette alle sensazioni, alle emozioni ed ai pensieri di non fissarsi dentro di noi è ciò che possiamo toccare nella contemplazione o meditazione. Tutto comincia dall’esame di ciò che c’è, ovvero il nostro turbamento, la nostra difficoltà ad apprendere le cose nell’istante. La presenza all’agitazione è l’apertura verso la tranquillità. Non cerchiamo mai di cambiare, di adottare un nuovo comportamento, ma semplicemente di lasciare discendere la nostra attenzione verso ciò che realmente accade dentro di noi.

Ci rendiamo conto che questa presenza è sufficiente per venire a capo di ciò che ostacola la fluidità della vita. Allora, in questa pace ed in questo silenzio […] un’attenzione calma ci farà toccare una realtà diversa: il nostro corpo ha una capacità illimitata di accordarsi al mondo con una precisione, una grazia ed una spontaneità straordinarie, se smettiamo di bloccare con il nostro pensiero”

Tratto da: “Desideri, passioni e spiritualità” di Daniel Odier.

Fonte del Post: http://www.lameditazionecomevia.it/odier3.htm

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