David Ciussi: Liberate la libertà. Parte 2.

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David Ciussi: Liberate la libertà. Parte 2.

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D.: Per quale tocco di magia l’Ego (il pazzo) impedisce la libertà e oscura la coscienza, creando così la sofferenza?
David:
a) Per un pensiero immaginario proiettato, che drammatizza il futuro e fa rimpiangere il passato, eliminando così la trasmissione e la conoscenza cosciente contenuta in ogni istante presente. La conoscenza mentale rende solitari: divide, giudica, esclude, punisce.
b) Per le immagini di me che nascondono la lettura intuitiva, simbolica, sacra e universale di noi stessi. Non resta del sole interiore che un lucore smorto, giusto per vedere ed abituarsi alle tenebre.
c) Per il linguaggio articolato che fa si che le parole siano prigioniere dello spazio-tempo. Esse hanno una memoria, un contenuto. Non esprimono che la storia del mentale e la ripetizione di sofferenze. Torre di Babele ineluttabile.
d) Per i pensieri che ostruiscono i canali dei sensi. Questi non trasmettono altro che la frattura con l’esteriorità. C’è un paesaggio esteriore (gli altri) e un paesaggio interiore (me) ma nessun legame tra i due. Sono solo e isolato e “vedere” è sostituito da guardare, “ascoltare” da intendere, “toccare” da guarire ecc.
e) Sul piano del comportamento, l’ego (l’uguale) traveste la coscienza d’Essere immaginando di possedere il potere creatore.

Egli vuole:
• Essere riconosciuto ed essere potente (soprattutto non mostrare la propria fragilità).
• Non morire.
• Spiegare il perché gli dà l’impressione di un sapere personale che maschera la paura della sua ignoranza.
• Da’ delle lezioni perché ha delle certezze. E’ diviso! Così divide per regnare e colpevolizzare gli altri.
• Sa bene spiegare perché essi hanno torto; questo gli permette d’aver ragione e, soprattutto, di non cambiare le sue posizioni. Giudica con una logica implacabile e va fino ad escludere, in nome di Dio…!
• “Esteriorizza” gli “altri”. Ciò che essi pensano di lui è immaginato, proiettato ed ha molta importanza. E’ il famoso “sguardo dell’altro”. Vi entriamo con l’illusione dell’interpretazione mentale; il giudizio e il senso di colpa sono interiorizzati come evidenze concrete. Il “folle” è entrato nel teatro della mente. “Sente” che qualcuno lo osserva. La conoscenza di sé è fuori circuito; è come se in un aereo il sistema informatico, previsto per assistere il pilota, non obbedisse più e facesse di testa sua. E’ una presa di potere illusoria, alla quale crede identificato il suo “mentale mentitore”

D.: Potete spiegarci la distinzione tra la libertà interiore e la liberazione?
David: La liberazione è come una madre in una attitudine dinamica di aprire sempre il cuore e le braccia; la libertà interiore individuale è il gesto del bambino che, aprendo le braccia a sua volta, si lascia abbracciare.

Si tratta di un atto da compiere; scegliere la libertà e farlo al di là di ogni attesa passiva e del chi-vive istintivo. Lo scopo del nostro destino è di liberare la nostra libertà nel cuore di questa corrente universale. Questa partecipazione è esploratrice, ludica, dinamica, giusta attenzione e attenzione senza un “affaticamento psicologico”. Questa corrente universale genera amore e libertà infinita. Ci porta come un fiume porta una barca. Questa corrente ci porta perché ne diveniamo coscienti, non ci porta come un ramo morto, come se fossimo dei dormienti incoscienti d’essere.

D.: Il nostro destino è dunque di viaggiare nella corrente della liberazione e la nostra partecipazione individuale e attiva è un “fare partecipare” nello spirito della scoperta?
David: Si, restiamo nell’analogia del fiume: in un recente atelier-avventura nelle Lande, la corrente del fiume ci ha insegnato questa distinzione tra un lasciar-fare passivo, dove non c’è niente da fare e un fare-condurre nella corrente che ci porta. Se siamo in una barca senza utilizzare i remi, la corrente ci porta dove vuole. Siccome il fiume è sinuoso, sparso di tronchi, di sassi e banchi di sabbia, la nostra barca corre un vero rischio di rovesciarsi o di restare impigliata in questi ostacoli contro corrente.

Praticamente, cosa abbiamo imparato e qual è l’arte di condurre la libertà?
• Condurre la barca non vuol dire lasciarsi portare dalla corrente, ma dirigere la propria condotta.
• L’azione di dirigere, di fronte agli ostacoli, deve essere immediata. E’ importante essere totalmente presenti, vigili, attivi. Ogni ritardo all’adattamento alla corrente fa andare la barca alla deriva e accresce il danno. Invece, se l’adattamento alla corrente e agli ostacoli è immediata, lo sforzo da fare è facile e divertente.
• La barca deve essere diretta e andare un po’ più veloce del movimento del fiume, perché ci sia padronanza. Là entriamo nel piacere individuale d’essere liberi e partecipiamo alla gioia d’esserne coscienti. La libertà è liberata. Aggiustarsi nel senso della corrente diventa allora un piacere fluido, intelligente e creativo. Quando questo gioco s’inventa nello spirito della scoperta, senza “fatica psicologica” né identificazione ristretta alla nostra produzione mentale, è sorprendente rendersi conto che è il fiume che gioca con noi. Tutto s’inverte allora in un grande scoppio di risa. La vita universale gioca attraverso la coscienza individuale, è “Io sono quello” che gioca con “io sono qui”. La sensazione del sorgere della libertà procura un sentimento di invincibilità semplice d’essere il vincitore dell’istante presente.
• Questo favorisce un’armonia a livello del corpo, delle emozioni, della mente come la relazione con il reale, unità ritrovata dal giusto atto d’Essere.

David Ciussi

Tratto da: 3ème Millénarie n. 70 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini.

Fonte del Post: http://www.sviluppocoscienza.it/Ciussilibert%C3%A0.htm

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