Eckhart Tolle: Il cattivo, la vittima, l’amante.

Il cattivo, la vittima, l’amante.

Alcuni ego, se non possono avere lodi o ammirazione, cercheranno nuove forme di attenzione, interpretando altri ruoli per ottenerle. Se non possono avere attenzione positiva, allora possono cercarne una negativa, provocando, per esempio, una reazione di quel tipo in qualcun altro.

Si fa questo fin da bambini. Si fanno i capricci per avere attenzione. Si interpretano ruoli negativi, soprattutto quando l’ego è accresciuto da un corpo di dolore attivo, cioè da un dolore emozionale che proviene dal passato e che vuole rinnovarsi, sperimentando ancora dolore.

Alcuni ego commettono crimini alla ricerca di fama. Cercano attenzione grazie alla notorietà e grazie alla condanna degli altri. Sembrano chiedere: “Ditemi, per favore, che esisto, che non sono insignificante”. Questa forma patologica di ego è soltanto una forma più estrema degli ego normali.

Un ruolo molto comune è quello di vittima e la forma di attenzione che questa cerca è la comprensione o la pietà: che gli altri si interessino ai miei problemi, “me e la mia storia”.

Vedere se stesso come vittima appartiene a molti schemi egoici, come chi si lamenta, si offende, si sdegna. Quando mi identifico con una storia, nella quale mi sono dato il ruolo di vittima, non voglio che questa finisca perché, come ogni terapista sa, l’ego non vuole che i suoi “problemi” si risolvano, perché sono parte della sua identità. Se nessuno ascolterà la mia triste storia, posso ripetermela ancora e ancora da solo, mentalmente, e aver pena di me, e così avere l’identità di qualcuno che è stato trattato ingiustamente dalla vita o dagli altri, dal fato o da Dio. Definisce l’immagine di me stesso, mi rende qualcuno e questo è tutto ciò che importa all’ego.

All’inizio di molte relazioni cosiddette “romantiche”, è abbastanza comune rivestire un ruolo, per attrarre e mantenere chi viene percepito dall’ego come colui o colei che mi farà felice, che mi farà sentire speciale e che soddisferà tutte le mie necessità. “Sarò chiunque vuoi che sia, e tu sarai chi voglio che tu sia.” Questo è l’accordo tacito e inconsapevole.

Ma rappresentare un ruolo è un lavoro duro e, per questo, non può essere mantenuto per sempre, specialmente quando si inizia a vivere insieme. E allora, quando questo ruolo scivola via, cosa vedete? In molti casi, sfortunatamente, non vedete ancora la vera essenza di quell’essere, ma solo quello che copre la vera essenza: il nudo ego svestito dei suoi ruoli, che è il corpo di dolore, e il suo desiderio insoddisfatto che ora è diventato rabbia, diretta soprattutto verso il partner, per aver fallito nell’allontanare la paura che vi è sotto e quel senso di mancanza che è una parte intrinseca dell’egoico senso del sé.

Ciò che comunemente viene definito come “innamorarsi” è, in molti casi, un’intensificazione del desiderio e dell’aver bisogno dell’ego. Diventate dipendenti da un’altra persona, o piuttosto dall’immagine che avete dell’altra persona. Non ha niente a che vedere con il vero amore, che non contiene nessun tipo di bramosia.

La lingua spagnola è la più onesta riguardo alle nozioni convenzionali di amore, perché “te quero” vuol dire ti voglio, così come ti amo. L’altra espressione “te amo”, che non ha nessuna ambiguità, viene usata raramente, può darsi perché il vero amore è ugualmente raro.

Tratto da: “Un nuovo mondo”, di Eckhart Tolle.

Fonte: https://www.facebook.com/groups/meditare.it/permalink/1398713793473967/

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