Eckhart Tolle: L’Impermanenza.

Terra x Blog + Nero 2015

L’impermanenza e i cicli della vita.

Ci sono cicli di successo, in cui le cose arrivano e prosperano, e cicli di fallimento, in cui avvizziscono e si disintegrano e tu devi lasciarle andare per fare spazio alla nascita di cose nuove o alla trasformazione.

A questo punto, se resti aggrappato alle tue posizioni e opponi resistenza, significa che rifiuti di seguire il flusso della vita, e soffrirai. È necessario che subentri il dissolvimento affinché possa esserci una nuova crescita. L’una non può esistere senza l’altro. Il ciclo discendente è assolutamente necessario per la realizzazione spirituale. Bisogna aver fallito completamente su qualche livello o aver sperimentato una perdita o un dolore significativi per essere attratti verso la dimensione spirituale. O magari il tuo successo è diventato vuoto e insignificante, trasformandosi così in un fallimento. In ogni successo si nasconde un fallimento, in ogni fallimento un successo. In questo mondo, ovvero a livello della forma, tutti “sbagliano” prima o poi, naturalmente, e ogni conquista alla fine si riduce a zero. Tutte le forme sono impermanenti.

Puoi ancora essere attivo e godere della manifestazione e creazione di forme e circostanze nuove, ma non ti identificherai più con esse. Non ne hai più bisogno per ottenere un senso di identità. Non sono la tua vita, solo la tua situazione esistenziale.

Un ciclo può durare da qualche ora a qualche anno. Ci sono cicli larghi che ne contengono alcuni piccoli al loro interno. Molte malattie sorgono dalla lotta contro i cicli di energia ridotta, che sono vitali per la rigenerazione. La compulsione a fare, la tendenza a trarre la tua autostima e il tuo senso di identità da fattori esterni, come il successo, non sono che illusioni che continuano finché ti identifichi con la mente.

Perciò diventa difficile, o impossibile, per te accettare i cicli bassi e permettere loro di esistere. Allora l’intelligenza dell’organismo può prendere il sopravvento come misura di autodifesa e creare una malattia per costringerti a fermarti, in modo che possa avvenire la necessaria rigenerazione. Finché una condizione viene giudicata “buona” dalla mente, sia che si tratti di una relazione, di un bene posseduto, di una posizione sociale, di un luogo o del tuo corpo fisico, ad essa ci si attacca identificandosi. Ciò ti rende felice, ti fa sentire bene con te stesso e potrebbe diventare una parte di ciò che pensi di essere.

Ma niente perdura in questa dimensione, in cui la ruggine e la tignola consumano e distruggono. Tutto finisce o cambia, oppure può subire uno spostamento di polarità: la stessa condizione che ieri o l’anno scorso era un “bene”, oggi diventa improvvisamente (o per gradi) un “male”. La stessa condizione che ti rendeva felice, successivamente ti rende infelice. La prosperità di oggi diventa il vuoto consumismo di domani. Le nozze e la splendida luna di miele diventano il divorzio o la convivenza infelice.

Oppure è possibile che una condizione venga meno, rendendoti infelice con la sua assenza. Quando una condizione o situazione verso cui la mente prova attaccamento e con cui si identifica cambia o scompare, essa non riesce ad accettarlo. La mente si aggrapperà alla condizione che svanisce e opporrà resistenza al cambiamento. È come se un arto ti venisse strappato dal corpo.

Ciò significa che la felicità e l’infelicità sono tutt’uno. Solo l’illusione del tempo le separa.

Non opporre resistenza alla vita significa essere in uno stato di grazia, serenità, leggerezza. Questo stato non dipende più dal fatto che le cose debbano essere in un certo modo, positive o negative. Può sembrare quasi paradossale, ma quando la dipendenza interiore dalla forma viene meno, le condizioni generali della tua vita, le forme esteriori, tendono a migliorare. Le cose, le persone o le condizioni che ritenevi necessarie per la tua felicità ora arrivano senza lotta o sforzo da parte tua, e sei libero di godertele e apprezzarle, finché durano. Spariranno tutte, infatti, i cicli andranno e verranno, ma se non ne sei dipendente non avrai più paura di perderle. La vita scorre serenamente.

La felicità che proviene da qualche fonte secondaria non è mai molto profonda. È soltanto un pallido riflesso della gioia dell’Essere, della pace vibrante che trovi dentro di te quando entri nello stato di non resistenza. L’Essere ti porta al di là dei poli opposti della mente e ti libera dalla dipendenza della forma, anche se tutto dovesse crollare e andare in frantumi attorno a te, continueresti a percepire un profondo nucleo interiore di pace. Potrai non essere felice, ma sarai in pace.

Tratto da: Accettare l’adesso, capitolo 8, di “Come mettere in pratica il potere di adesso – Eckhart Tolle”

Fonte del Post: http://www.meditare.net/wp/spiritualita/impermanenza-e-cicli-della-vita-eckhart-tolle/

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