Eric Baret: L’unico desiderio.

L’unico desiderio.

Più siete disponibili all’esperienza sensoriale, meno traumatismi psicologici avrete. Se, quando ricevete un colpo, lo assorbite, esso si trasmette al vostro corpo, eventualmente fino al suolo, ed è raro che tutto questo lasci delle tracce. Ma quando ricevete un colpo e vi irrigidite, potete avere un problema. […]

C’è percezione, ma nessuno che percepisce. Ecco cosa diviene sperimentale attraverso questo approccio. […]

Prima o poi, la bellezza è così forte che non c’è più posto per qualcuno che sentirebbe la bellezza. Quando vedete un dipinto eccezionale, voi dimenticate di esserci. Se ci siete ancora, è perché il quadro non è bello abbastanza! […]

Il pensiero è la memoria. Non c’è pensiero creativo, profondo, sottile. Ciò che è profondo, è il sentire. Il sentito è non duale. Il pensiero è sempre duale. È per questo che l’approccio attraverso il pensiero è sempre limitato. Il pensiero è agitazione. Ha il suo valore funzionale. Ma il pensiero che riflette è una forma di agitazione.

[…] Il pensiero, in quanto riflessione, è uno strumento che non concerne l’eco delle cose. In un momento di tranquillità, davanti ad un paesaggio che ci tocca, quando si sente veramente questa tranquillità, questa disponibilità, non c’è movimento mentale.

Poi il pensiero ritorna, per diverse ragioni e c’è una forma di agitazione. Ci si sente allora separati dal resto. Quando ce ne rendiamo conto, di nuovo, rientriamo in questa risonanza non pensata. Questo capovolgimento non è qualcosa da fare. […] Il sentire è la porta diretta sulla tranquillità. […]

Cosa vuol dire “voi non vi cercate più psicologicamente”? Vuol dire che non vi aspettate più niente da ciò che accade, perché avete profondamente compreso che quel che cercate non è in quel che accade. Quel che cercate è quel che siete. […]

Quando non utilizzate più la situazione per trovarvi, diventate disponibile alla situazione e potete funzionare armoniosamente con gli elementi della vita. […] Quando non chiedete più, vedete chiaramente ciò che è. La relazione con l’ambiente intorno diventa facile. […]

Fino a quando c’è un’aspettativa, c’è una paura. Fintanto che c’è una paura, non si può funzionare. La volontà di vincere, è la paura di perdere. Non si può avere l’una senza l’altra.

[…] Non c’è passione se non per ciò che è qui. Non si può essere appassionati di una cosa, piuttosto che di un’altra. Si è appassionati di ciò che si presenta. La vita è appassionante, tranne quando si ha una storia, perché allora tutto ciò che è interessante è laggiù, domani. […]

Il dolore che sento adesso, è questo, la mia passione. La notizia che apprendo adesso, che risuona in me, è questa la mia passione, nient’altro. […] Ma fintanto che si ha un progetto, non si può essere appassionati, si vive in una storia.

Nelle pretese vie spirituali, c’è una specie di fantasia di perfezionamento, la fantasia di depurarsi, di comprendere, di migliorarsi, di cambiare, una specie di moralizzazione patologica che proviene da menti squilibrate. Non c’è niente da raggiungere nella vita, niente da diventare, niente da cambiare.

Le difficoltà che si hanno, le patologie, le incertezze, le difficoltà che si incontrano, questo è essenziale. È questa, la bellezza – ciò che è profondo – e non il liberarsi di queste cose, per arrivare a qualcosa.

[…] Fino a che credo che la bellezza sia per domani – se diventerò così, se capirò quello, se diventerò libero – mi allontano dalla mia risonanza di adesso”.

Tratto da: “L’unico desiderio – Nella nudità dei tantra”, di Eric Baret

Fonte: https://risvegliodalsognoplanetario.wordpress.com/2018/08/29/eric-baret-aforismi-riflessioni/

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