Essere all’interno di te stesso.

I punti di sconnessione, l’autenticità.

Non riesci ancora a vedere quanto sia fondamentale la capacità di essere all’interno di te stesso, in osservazione e quanto sia vitale, soprattutto, notare quand’è che non ci sei più.

Pensavi che bastasse la meditazione a salvarti la vita e a calmare la mente, o che una rigorosa disciplina fisica\mentale\spirituale ti avrebbe portato da qualche parte. Magari hai ottenuto qualche capacità sottile, qualche ‘potere’, magari hai anche un piccolo stuolo di persone che ti seguono. Magari questo stuolo non è neanche tanto piccolo. Ma, tutto sommato, non hai ancora avuto la meglio sulla meccanicità che ti caratterizza.

E da cosa lo puoi vedere? Da tutte le volte che non ci sei ed entri in automatico nel giudizio, nella recriminazione, nella lamentela e nel rifiutare il presente così com’è.

Non ha davvero la minima importanza praticare o meditare per 6 ore al giorno, se le altre 18 le passi immerso nel passato, nel futuro o nell’incoscienza dei tuoi gesti quotidiani e, sì, anche le tue preziosissime meditazioni e pratiche spirituali rimarranno inconsce, se non impari ad osservarti costantemente mentre le fai e se a intervalli apparentemente random te ne vai nell’inconsapevolezza.

La cosa importante di questi punti di sconnessione dalla presenza è che essi non arrivano mai a caso, come alcuni credono, ma secondo una mappa, un disegno preciso del tuo inconscio. E se credi ancora, come qualcuno là fuori, che l’inconscio non esiste, per favore dagli un’altra possibilità.

Queste sconnessioni, infatti, parlano sempre del perché ti sei addormentato proprio in quel momento e della storia che si stava narrando al di sotto del livello della tua attenzione, quella stessa storia che, quando ti addormenti, prende piede e ti muove sbattendoti qui e là, come una boa in un mare in tempesta.

Ed esiste qualcuno che ancora è convinto di avere il libero arbitrio, di aver scelto davvero consapevolmente, consciamente. Ma ad una onesta osservazione di noi stessi, per un tempo sufficientemente lungo, vediamo chiaramente che siamo e siamo stati sempre stati presi e mossi da una storia meccanica, iterativa e per nulla originale per gran parte delle nostre vite; e questo include anche tutte quelle storie che parlavano di noi come di esseri più spirituali e compassionevoli, di quelle chiacchiere sul cercare il senso della vita, di sforzarsi di essere migliori, ecc ecc.

Per larga parte della nostra esistenza abbiamo fatto il grosso errore di sottovalutare il fatto che quasi tutto quello che chiamiamo IO non era che un meccanismo, incapace di vero amore e vera compassione, perché incapace di pensare ed esistere al di fuori di sé stesso, della sua soddisfazione e dei suoi piccoli limiti e poco importa quanto abbiamo cercato di mostrarci amorevoli, sinceri o compassionevoli nella vita esteriore.

Per l’IO che adesso crediamo ancora di essere va benissimo essere presenti per un po’, ma guai se nel campo di presenza accade qualcosa che ancora giudica come ‘sbagliato’, ‘doloroso’, ‘ingiusto’, ‘poco spirituale’. Guai se nel presente c’è ancora qualcosa che “Non ci dovrebbe essere”.

Ecco allora che se il nostro allenamento non è sufficiente, l’IO che crediamo di essere prenderà il sopravvento, invadendo tutto il campo della nostra attenzione e ci sconnetterà violentemente dalla presenza, senza che possiamo farci davvero niente, infilandoci in tutta una serie di reazioni automatiche, giudizi, emozioni che non hanno nulla di autentico.

A quel punto, tutte le tue ore di pratica e di meditazione possono valere meno di zero, se non hai accumulato abbastanza presenza nella vita reale. Eh già. Per quanto ti possa sembrare poco spirituale e poco poetico è proprio un discorso di quantità, più ne fai, più ne accumuli e più sarai capace di non reagire, ma rispondere alla realtà.

Più ne accumuli più sarai in grado di vedere in profondità le storie che ti racconti e il loro potere di muoverti lungo un copione che non è il tuo. E solo dopo che la quantità di presenza sarà abbastanza grande, ti accorgerai da dove arrivano i punti di sconnessione e gli addormentamenti quotidiani dietro i quali, magari, scrivevi post su Facebook, dicevi ‘ti amo’ al tuo partner, insegnavi o ‘sceglievi’ la tua pratica spirituale. Solo con abbastanza energia di presenza potrai raggiungere l’autenticità non meccanica del tuo essere reale ed esprimere la tua luce.

Andrea Panatta

Fonte: http://maghierranti.blogspot.com/2019/03/i-punti-di-sconnessione-lautenticita.html

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