Essere svegli…

Terra x Blog + Nero 2015

Essere svegli… Be awake.

“Quando un essere umano realizza la sua impotenza, quando vede la sua meccanicità, la sua assenza di vero volere, quando l’esistenza lo mette all’angolo, lo soffoca, lo schiaccia, non gli lascia via d’uscita… allora si creano le giuste condizioni perché possa accadere qualcosa di importante.”  Salvatore Brizzi, Alchimia contemporanea.

Quando mi capitò di leggere un’intervista ad Eckhart Tolle, nel corso della quale egli stesso raccontava di come fosse avvenuta la sua esperienza di risveglio, non potei fare a meno di notare delle impressionanti similitudini con ciò che era accaduto a me, o meglio, con ciò di cui ero stato testimone.

Non sto parlando dello stesso tipo di realizzazione, non è una questione di paragoni, si tratta solamente del fatto che stavo vivendo un periodo di profonda, intensa sofferenza e non sapevo davvero come venirne fuori, tanto che, più di una volta, mi balenò nella mente l’idea della morte come soluzione definitiva a tutti quelli che consideravo come i miei problemi. Ero talmente immerso nel turbinio dei pensieri automatici e ossessivi, talmente invischiato nel desiderio di trovare una soluzione immediata all’incessante sofferenza che provavo, che arrivavo alla sera stremato, pur senza aver fatto nulla tutto il giorno, pur senza essermi mosso da casa.

Nel prendere sonno trovavo finalmente la pace, ma nel momento stesso in cui riaprivo gli occhi al mattino, il primo pensiero che attraversava la mente era: “no, un’altra giornata no, non so davvero se sarò in grado di reggere”. Ed è così che trascorrevo le mie giornate, tra la preoccupazione dei miei genitori, che avevano la sventura di condividere la casa con un cadavere ambulante e le più fantasiose illazioni degli amici, che non riuscivano a spiegarsi come mai fossi scomparso dalle scene e dalle cronache di paese.

Fu così che nel corso di una mattina come tante, mentre sorseggiavo inconsapevolmente il mio tè verde, assorto come al solito nei miei drammi personali, accadde qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso della mia vita, o meglio… qualcosa che cambiò radicalmente il significato degli eventi che mi avevano visto coinvolto sino a quel momento, nonchè di tutte le esperienze che avrei vissuto successivamente.

Non è qualcosa che si può descrivere facilmente a parole, fu un istante senza tempo, nel quale quella che percepivo essere la mia identità fu incenerita in un sol colpo e con essa tutte le convinzioni, le credenze, le regole e le recriminazioni che si portava dietro. La sensazione con la quale mi accompagnai negli istanti immediatamente successivi all’esperienza descritta fu tradotta in immagini sotto forma di una città rasa al suolo e interamente da ricostruire. Voglio sottolineare che non si tratta della narrazione di un punto d’arrivo, quanto del racconto di una morte che preludeva semplicemente ad un nuovo inizio.

Improvvisamente mi fu chiaro e lampante che non era tanto quello che era accaduto nella mia vita, quanto l’interpretazione con la quale l’avevo tradotto, il significato che gli avevo attribuito. Non ero vittima di un mondo spietato e di persone poco sensibili, ma delle mie dinamiche interne. Soprattutto fu limpido e cristallino il fatto che non è l’esterno a produrre i nostri stati d’animo, ma al contrario, ciò che siamo in termini di pensieri ed emozioni ricorrenti determina il crearsi di specifiche situazioni nel contesto della nostra vita, poichè il piano d’esistenza nel quale siamo immersi si plasma e si conforma in base alle nostre richieste, per lo più inconscie. In pratica, il mondo che percepiamo come oggettivo ed immutabile, oltre che del tutto indipendente dalla nostra coscienza, non è altro che un fedele specchio di ciò che siamo a livello profondo e svolge la funzione di mostrarci quegli aspetti di noi che non vogliamo, o non siamo ancora in grado di vedere, riconoscere ed accettare come parte integrante della nostra natura. Così nasce l’esigenza di spingerli nell’ombra e proiettarli al di fuori, attraverso persone e situazioni che ricalcheranno fedelmente le nostre paure più radicate, le nostre convinzioni più profonde, che è anche il motivo principale da cui nasce il meccanismo del giudizio… ciò che rifiuto di vedere e di accogliere in me stesso lo condanno negli altri.

Se siete arrivati a questo punto e non avete ancora chiuso il post imprecando contro Santi e Madonne varie vuol dire che qualcosa in voi ne riconosce un minimo di veridicità, ed è disposto a proseguire nella lettura. Se invece vi ribolle il sangue e vi sentite assaliti dalla voglia di prendere a testate il monitor o di chiamare Piero Angela e tutta la redazione del Cicap, allora è forse giunto il momento che torniate a dedicarvi ad altre faccende, sicuramente più impellenti e meritevoli d’attenzioni, piuttosto che continuare a dare ascolto alle farneticazioni di un pazzo che ha certamente consumato dosi eccessive di LSD, tanto da lasciarci una buona porzione di connessioni neurali (in realtà so benissimo che tanto più vi sentite irritati dal contenuto del post, tanto più sarete costretti ad assecondare l’irrefrenabile voglia di vedere fin dove sono capace di spingermi, e non posso nascondere che questo pensiero mi provoca uno spasmo involontario della mascella comunemente definito ghigno).

In pratica, se ancora non vi fosse chiaro, sto dicendo che ciascuno di voi è totalmente responsabile di ciò che gli accade nella vita, o quanto meno del significato che attribuisce agli eventi che lo vedono coinvolto direttamente o indirettamente. La vostra psicologia determina il successo o l’insuccesso di tutti i vostri propositi presenti e futuri, nella misura in cui siete in grado di percepire l’esistenza come una vostra personale creazione avete anche il potere di cambiare il corso degli eventi lavorando all’interno, piuttosto che continuare a subire la vita da vittime impotenti, senza alcuna incidenza sulla realtà. Certo, ciascuno ha il proprio cammino e le proprie lezioni da apprendere, ragion per cui alcune sofferenze sono inevitabili, ma la vostra capacità di restare nel vostro centro, mentre la tempesta infuria, ne determinerà l’intensità e la durata.

I primi giorni che seguirono quell’intuizione così profonda e radicale mi sentii in quello stato in maniera pressochè costante, ribaltando di 360° la mia visione di qualsiasi evento che riguardasse me o le persone con le quali venivo in contatto, poi la cosa si attenuò e gradualmente ritornai a molte delle vecchie dinamiche di lamentela e vittimismo alle quali ero così visceralmente affezionato. Attualmente quella certezza interiore va e viene, si alterna a seconda dei periodi e del coinvolgimento emotivo che proietto sugli eventi, ma non mi ha più abbandonato e ad un certo punto soppianterà definitivamente il vecchio sistema di reazione che ancora tende a manifestarsi di tanto in tanto, ma non è importante.

Ciò che invece lo è decisamente è la consapevolezza che ci si può svegliare attraverso l’emancipazione dall’egemonia incontrastata della mente di superficie. Si può effettivamente giungere a percepirsi come un’entità diversa e indipendente dall’attività fuori controllo del pensiero automatico. Può accadere immergendosi interamente e con tutto il proprio essere nell’istante presente, oppure attraverso un portale che può essere rappresentato da un’intensa e persistente emozione (quale può essere la sofferenza, tenendo però ben presente che non è necessariamente l’unico modo esistente) che può fungere da detonatore per far collassare la mente e lasciare lo spazio necessario per la manifestazione di qualcosa di più vasto e silenzioso.

Per quanto mi riguarda, ricordo perfettamente che la vita mi risultava insopportabile in quel particolare periodo e fu proprio quella sofferenza così intensa a provocare una sorta di distacco tra una parte della mia consapevolezza e l’identificazione con il “me” sofferente e infelice che aveva dominato tutta la mia esistenza fino a quel momento e che altro non era che un’illusione e un prodotto della mente stessa, con la quale mi sentivo un tutt’uno.

Tutto questo non è che un assaggio di quella che un giorno sarà probabilmente la condizione naturale di ogni singolo essere umano presente sul pianeta terra.

Roberto

Fonte del Post: Roberto Senesi

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