Il frutto della vite, il frutto della Vita.

Il frutto della vite, il frutto della Vita.

Giovanni Battista preannunciava la venuta di un nuovo Maestro che avrebbe battezzato non più con acqua, ma con “Spirito di Potenza”.

Quel Maestro fu detto “Cristo” ovvero “Unto”: l’unzione infatti sanciva, nel lessico cerimoniale giudaico, l’appropriatezza al rito sacro, alla consacrazione, all’offerta in sacrificio.

Le donne, accostandosi al Cristo, versavano lacrime; ungevano il suo corpo con olii ed essenze profumate, di quelle che consacrano gli sposi, come la vittima sacrificale, o, da ultimo, i morti disposti alla sepoltura.

Gesù e i discepoli si riunirono in più occasioni, durante le quali fu bevuto vino, “frutto della vite” e mangiato pane, prodotto della lavorazione del grano.

Quando descrisse i segreti del Regno, il Maestro non si stancò di alludere alla coltivazione della vigna, ai “tralci che danno frutto”, alle sementi che fruttificano, al grano e, in generale, ai frutti delle piante, così come ai frutti dell’opera umana che da questi traggono olio, vino, pane, lievito.

Nel dare frutto una pianta ha tratto linfe e nutrimenti della terra per trasformarli in qualcosa di nuovo, di prezioso, di nutriente. L’uomo, a sua volta, lavora il frutto, della vite o dell’ulivo, e, raffinandolo con l’opera e l’intenzione, ne trae il vino o l’olio; come dal grano trae il pane.

Allo stesso modo, le lacrime che sgorgano dagli occhi, come il latte che zampilla dai seni, o gli umori prodotti dai genitali, sono essenze raffinate che il corpo ha prodotto in conseguenza di un processo interiore di trasformazione.

Nell’accogliere la Parola vibrante dell’Amore qualcosa si trasforma. La natura terrena non ne viene scartata, ma raffinata e distillata sino a produrre gocce di una nuova essenza, di natura spirituale. I gesti e le pulsioni del corpo, così come i moti passionali delle emozioni vanno a nutrire un frutto nuovo, che si coglie nel Regno Celeste.

L’Anima è il frutto di un corpo ben coltivato. L’Anima è il frutto del dispendio di un’arte che prepara, spreme, impasta e cuoce al fuoco dell’Amore le passioni terrene. L’Anima è il frutto della commozione e del trasporto amoroso del corpo, alla presenza dell’Amato.

Nelle nozze e al banchetto allestito con i frutti della terra, il capo degli astanti è unto con il Fuoco. Il Fuoco è il frutto della materia e dello spirito, allorquando da due, tornano Uno. Il Figlio di Dio è il frutto del Figlio dell’Uomo.
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Io sono la vite, voi i tralci. 

L’attenzione cosciente è il portale attraverso cui una qualità spirituale può discendere nella materia. Il Padre ha infatti decretato che nessun dono possa essere elargito senza un atto volontario di ricezione: persino nello slancio munifico del donare, il rispetto usato verso la libertà degli esseri è condizione ineludibile. La presenza dell’attenzione cosciente è forma suprema del libero Volere.

Un Maestro si qualifica innanzitutto come un’essere che ha reso ogni frangente della propria vita materiale pienamente cosciente e dunque pienamente VOLONTARIO. Che persino la nascita e la morte di Gesù siano annunciati come eventi intrisi del miracoloso, significa che persino gli eventi biologici più profondi e oscuri si sono compiuti per lui in piena coscienza. L’intera vita di Gesù fu un atto cosciente e volontario.

Così, discendendo nella materia al momento dell’incarnazione, camminando sulla terra, mangiando, indicando il cielo con le mani, facendo udire la propria voce, spezzando il pane, versando il proprio sangue, morendo e tornando a vivere, attraverso tutti questi gesti compiuti in presenza del Fuoco di un’Anima che è cosciente e vuole, il Maestro creò un portale – dischiuso dalla presenza della Volontà – affinché il regno della materia potesse ricevere il dono dello Spirito.

Per mezzo del Maestro, del suo corpo e della sua vita, la qualità spirituale del puro Amore, la vibrazione del Cristo, si rese presente e disponibile, per la prima volta, sulla terra – il Regno dei Cieli qui, in mezzo a noi.

Parlando di sé, dunque, Gesù allude a quel canale d’accesso quantico, per mezzo del quale discende il Pilastro Primario del Fuoco Cristico. Non si tratta di una metafora: come il tronco di una pianta è l’insieme portante di tutte le venature attraverso le quali la linfa irrora ogni ramificazione, così il Cristo è il “tronco” per mezzo del quale il flusso dell’Amore, dello Spirito del Dio Vivente, si riversa primariamente nella dimensione terrena.

Chi, provando amore e devozione per il Maestro e l’Insegnamento, sente nascere la spinta a mettere in pratica e divulgare la parola (la vibrazione) determina attraverso i suoi sforzi COSCIENTI e VOLONTARI un’apertura dei propri corpi fisici e la creazione di nuovi binari energetici sottili; questi lo connettono al “tronco”, alla sorgente del Fuoco.

L’apertura e il conseguente afflusso d’Amore sarà maggiore o minore a seconda dei risultati spirituali raggiunti, ma da quel momento una nuova creatura ha detto “sì” e il servitore del Vangelo è connesso alla fonte incendiata del Cristo e, per essa, al Cuore Amorevole del Padre.

“Come il tralcio non può far frutto da se stesso, se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto…” Gv 15, 4-5

Alessandro Baccaglini

Fonte: http://www.visionealchemica.com/frutto-della-vite-frutto-della-vita/

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