G. I. Gurdjieff: Lezioni per il risveglio della coscienza.

5 Lezioni di G. I. Gurdjieff per il risveglio della coscienza.

George Ivanovitch Gurdjieff è stato uno dei maestri più esoterici e mistici del XIX secolo. E’ nato in Armenia intorno al 1870. Fin da giovanissimo si pone le domande: “Chi sono io?” “Perché sono qui?” a cui non trovò alcuna risposta né nella religione né nella scienza, ma sospettò che la verità fosse nascosta dietro a ciò che era stato ereditato dal passato nelle tradizioni religiose e quegli strani miti e leggende che aveva imparato da suo padre. Decise così di andare a scovare in Asia e in Africa la verità che cercava, imparando molte lingue e acquisendo molte abilità pratiche per guadagnare i soldi per i suoi viaggi.

Dopo molti anni in cui sparì senza sapere nulla su di lui, nel 1912 portò a Mosca un insegnamento sconosciuto, un insegnamento che non era né una religione, né una filosofia, ma un insegnamento pratico da vivere. Mostra poteri e capacità soprannaturali oltre ad una notevole aura personale che in breve tempo lo portano ad essere attorniato da un gruppo di ricercatori.

Chiamò questo insegnamento “La quarta via”. Afferma che nulla deve essere creduto finché non viene verificato dall’esperienza diretta e che la vita del mondo non è da rinunciare. È un modo di vivere in cui – gradualmente – tutto deve essere messo in discussione, le credenze, i pregiudizi, i comportamenti, l’intera visione di tutta la vita dell’uomo su questa Terra.

Gurdjieff ci invita a risvegliarci e ci dice:

“Le possibilità dell’uomo sono molto grandi, non si può nemmeno concepire un’ombra di ciò che l’uomo è capace di raggiungere. Ma nulla può essere raggiunto nel sonno. Nella coscienza di un uomo addormentato, le sue illusioni, i suoi sogni sono mescolati alla realtà. Vive in un mondo soggettivo da cui non può mai sfuggire. E questa è la ragione per cui non può mai utilizzare tutti i poteri che possiede e del perché vive solo in una piccola parte di se stesso.”

Ecco alcuni estratti dai libri di e su Gurdjieff che sono arrivati fino a noi.

1. Sviluppa la coscienza.

“Devi imparare a non conformarti a ciò che le persone che ti stanno intorno considerano buono o cattivo, impara ad agire secondo ciò che ti detta la tua coscienza. Una coscienza liberamente sviluppatasi ne saprà sempre di più di tutti i libri e di tutti i maestri messi insieme.

La nostra macchina mentale ha la proprietà di poter essere convinta di qualunque cosa, purché venga sottilmente influenzata nella direzione voluta in modo ripetuto e persistente. Una cosa che all’inizio può apparire assurda, finirà per sembrare razionale, purché la si ripeta con insistenza e convinzione sufficienti. E mentre un particolare tipo di uomo si limiterà a ripetere le frasi fatte che gli sono rimaste impresse nella mente, un altro cercherà prove e paradossi sofisticati per giustificare le proprie asserzioni. Ma entrambi sono da compiangere nello stesso modo. ”

2. Distruggere la corazza.

“Il nostro sviluppo è simile a quello di una farfalla. Noi dobbiamo “morire” e “rinascere”, come l’uovo muore e diventa bruco, il bruco muore e diventa crisalide, la crisalide muore perché a sua volta possa nascere la farfalla. E’ un lungo processo, e la farfalla vive solo un giorno o due. Ma il disegno cosmico si realizza. La stessa cosa vale anche per l’uomo. Dobbiamo distruggere i nostri involucri protettivi. I bambini non ne hanno; e quindi dobbiamo diventare come dei bambini piccoli.”

3. L’educazione dei bambini sviluppa solo il centro intellettuale.

“In generale, oggi l’educazione si limita a formare la mente. Il bambino viene costretto ad imparare a memoria delle poesie, come un pappagallo, senza capirci niente; e quando ci riesce, i genitori sono contenti. A scuola, dopo aver superato gli esami “con lode”, il ragazzo continua a non capire e a non sentire niente. Rispetto allo sviluppo della mente egli è un adulto di quarant’anni, ma nell’essenza resta un bambino di dieci. Con la mente non ha paura di nulla, ma nell’essenza è un pusillanime; la sua vita interiore è abbandonata a se stessa senza alcuna direzione. La sua morale è puramente automatica, esclusivamente esteriore. Proprio come ha imparato a ripetere le poesie a memoria, così si comporta con la morale.

Se un uomo è sincero con se stesso, deve ammettere che anche gli adulti, come i bambini, sono privi di morale. La nostra morale è del tutto teorica e automatica. Al bambino si insegna così: “Se qualcuno ti porge la mano, devi comportarti in questo modo”. Tutto ciò è puramente meccanico. In “questo” caso devi fare “quello”. E le cose, una volta fissate, non cambiano più. L’adulto non è diverso. Se qualcuno gli pesta un callo, reagisce sempre allo stesso modo. Gli adulti sono come i bambini e i bambini sono come gli adulti: entrambi reagiscono.

La legge esige che i vostri bambini vadano a scuola. Ci vadano pure! Ma voi che siete i genitori, non dovete accontentarvi della scuola. Per esperienza sapete che la scuola fornisce solo nozioni, informazioni, ch’essa sviluppa un solo centro. Dovete quindi sforzarvi di rendere vive quelle nozioni, di colmare le lacune. È un compromesso, ma ogni tanto un compromesso è meglio di niente.”

4. Il sonno dell’essere umano.

“La condizione fondamentale dell’uomo è il sonno; l’uomo è addormentato, la sua coscienza è ipnotizzata, confusa; egli non sa chi è, non sa perché agisce, è una specie di macchina, un automa, cui tutto “succede”; non ha il minimo controllo sui propri pensieri, sulle proprie emozioni, sulla propria immaginazione, sulla propria attenzione; crede di amare, di desiderare, di odiare, di volere, ma non conosce mai le vere motivazioni di questi impulsi, che compaiono e scompaiono come meteore; dice “io sono, “io faccio”, “io voglio”, credendo di avere davvero un ego unitario, mentre è frammentario in una moltitudine di centri che, di volta in volta, lo dominano; si illude di avere coscienza di sé, ma non può svegliarsi da sé, può soltanto sognare di svegliarsi; pensa di poter governare la propria vita, ma è una marionetta diretta da forze che ignora; trascorre l’intera esistenza nel sonno e muore nel sonno; passa tutto il tempo in un mondo soggettivo cui non può sfuggire; non è in grado di distinguere il reale dall’immaginario; spreca le proprie energie a inseguire cose superflue; e solo qualche volta si rende conto che non è soddisfatto, che la vita gli sfugge, che sta sciupando l’occasione che gli è stata offerta.”

5. Che cosa sono?

“Vorrei suggerire a ciascuno di voi di porsi la domanda: “Che cosa sono?”. Sono certo che il 95% di voi si troverà in imbarazzo, e che finirete per rispondervi con un’altra domanda: “Che cosa significa?”. Questa è la prova che un uomo ha vissuto tutta la vita senza porsi tale domanda, e che ritiene scontato di essere “qualcosa”, addirittura qualcosa di molto prezioso, che non è mai stato messo in dubbio.

Nello stesso tempo egli è incapace di spiegare che cos’è questo qualcosa, incapace persino di darne una minima idea, dal momento ch’egli stesso l’ignora. E se l’ignora, non è forse perché questo “qualcosa”, molto semplicemente, non esiste, ma solamente si suppone che esista?

Se un uomo sa essere sincero verso se stesso, non sincero come s’intende abitualmente, ma spietatamente sincero, allora, di fronte alla domanda: “Che cosa sei?” non conterà su una risposta rassicurante.

Non è strano che le persone dedichino così poca attenzione a se stesse, alla conoscenza di se stesse? Non è strano che chiudano gli occhi con tanto sciocco compiacimento su ciò che sono realmente e che passino la vita nella piacevole convinzione di rappresentare qualcosa di prezioso?

Esse si dimenticano di guardare il vuoto insopportabile che si cela dietro la superba facciata creata dal loro autoinganno, e non si rendono conto che questa facciata ha un valore puramente convenzionale. Le parole di Socrate: “Conosci te stesso” restano il motto di tutti coloro che cercano la vera conoscenza e l’essere.”

George Ivanovitch Gurdjieff

Fonte: https://www.dionidream.com/gurdjieff/

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