Il coraggio di avere paura.

Il coraggio di avere paura.

“Non avere paura” … Quante volte ce lo siamo sentito dire da piccoli? Quante volte ha funzionato?

Siamo ormai talmente abituati a dirlo, che nemmeno più ci facciamo caso. Ma, a pensarci bene, raramente funziona. Non è che una persona riesce a smettere di aver paura solo perché qualcuno glielo chiede. Ci sono infatti due aspetti importanti riguardanti questa comune affermazione che la rendono inefficace. Uno che riguarda chi la pronuncia, l’altro, chi se la sente dire.

Chi la pronuncia: La maggior parte delle persone non si sente a proprio agio con questa emozione. “Non aver paura”, dunque, più che una forma di aiuto è una RICHIESTA d’aiuto, che afferma qualcosa del tipo: “Ti prego, smetti di aver paura perché vorrei aiutarti, ma non so come fare, tanto più che non sono in grado di gestire questo tipo di emozione e la cosa mi mette profondamente a disagio”.

Chi se la sente dire: Chi è spaventato, soprattutto se piccolo, è in una modalità estremamente istintiva, che riguarda la sopravvivenza. Nel momento in cui si sente dire da qualcuno che non deve provare ciò che prova, trae la naturale conclusione che c’è qualcosa di sbagliato in questa emozione. Inoltre, poiché sta generando disagio nella persona dalla quale ha così urgentemente bisogno di aiuto, viene rafforzata la convinzione che la paura non va bene.

Questa dinamica porta ad un accordo non verbale tra le due persone.

La prima afferma tacitamente: “In futuro farò di tutto per evitare tematiche o situazioni che possano generare paura in qualcun altro e, qualora ciò dovesse avvenire, cercherò di farla cessare il prima possibile”.

La seconda persona dice: “Non devo aver paura, poiché è sbagliata e mette a disagio coloro dai quali ho bisogno di aiuto”.

Mission Impossible.

È così che, per molti di noi, inizia una lunga battaglia (raramente vincente) per sconfiggere questa emozione così scomoda e limitante. Armati di libri, tecniche, affermazioni, meditazioni, percorsi, trattamenti, goccine e quant’altro, ognuno di noi parte per questa crociata, finalizzata a conquistare la tanto sospirata libertà dalla paura.

Passiamo anni a cercare di non aver paura e, quando questa si presenta, ad evitarla, eliminarla, ignorarla, combatterla o controllarla. Sviluppiamo una serie di comportamenti difensivi inconsci, finalizzati a sentire e mostrare questa emozione il meno possibile:

  • C’è chi diventa aggressivo, perché si sente minacciato e crede che la miglior difesa sia l’attacco;
  • C’è chi cerca di controllare tutto, convinto che se riuscirà a gestire ogni cosa, non ci sarà più nulla di cui aver paura;
  • C’è chi scappa, cercando di evitare quelle situazioni che sente pericolose;
  • C’è chi entra in negazione, anestetizzandosi e convincendosi che va tutto bene;
  • C’è chi si congela e smette di sentire qualsiasi altra emozione, pur di non sentire la paura.

Come queste, ci sono molte altre modalità con le quali tentiamo di difenderci da questa emozione. Ciascuna ha comunque la prerogativa di essere una difesa, dunque, di farci chiudere il cuore e perdere il contatto con con il nostro sentire più profondo.

Investimento Energetico.

Ciò di cui non ci rendiamo pienamente conto, però, è che, nel combattere la paura, le stiamo dando ancora più energia. Ogni volta che si presenta alla nostra porta, nel fuggire o cercare di mandarla via, finiamo per alimentarla ulteriormente, poiché stiamo agendo in funzione di essa.

Ciò che ne risulta è che la nostra vita è in buona parte governata da questa emozione. Poiché il nostro sistema è spesso concentrato sul prevenire e controllare l’arrivo della paura, viviamo nell’anticipazione che questa si presenti (oltre che a generare ansia anticipatoria).

Investiamo un’enorme quantità di energia per mantenere attivo questo apparato difensivo, energia che, naturalmente, togliamo da altre sfere della nostra vita. Inoltre, nel cercare di non sentirla, finiamo per impedire all’energia di scorrere liberamente, generando blocchi che possono avere conseguenze negative sulla nostra salute fisica.

(Aperta parentesi: Naturalmente, quando parlo di paura, non mi riferisco a quella in cui la nostra vita è realmente in pericolo, benché le nostre reazioni possano essere simili. La paura di cui parlo è legata a dinamiche di vita quotidiana, dalle quali ci sentiamo personalmente minacciati, come:

  • la paura del confronto,
  • la paura del giudizio,
  • la paura del rifiuto,
  • la paura di sbagliare,
  • la paura del tradimento,
  • la paura di ferire,
  • la paura del senso di colpa,
  • la paura dell’abbandono,
  • la paura di perdere il controllo e via discorrendo.

Ma non tutto ciò di cui abbiamo paura e da cui ci difendiamo è negativo, poiché spesso abbiamo anche paura di cose positive come:

  • la paura dei complimenti,
  • la paura del piacere,
  • la paura di mostrare le nostre qualità,
  • la paura di divertirci,
  • la paura del successo,
  • la paura di stare bene,
  • la paura di esprimere la nostra vitalità,
  • la paura di amare…
  • e, non ultima, l’intramontabile paura di essere felici! Chiusa parentesi)

Il Dilemma.

Il più delle volte, non siamo nemmeno consapevoli di vivere in uno stato di semi-costante paura, convinti che questa costellazione di difese non sia altro che la nostra “naturale personalità”. Quando però iniziamo a vedere un po’ più chiaramente la situazione, ci rendiamo conto che:

“Se vivo la mia vita, sono spaventato da mille cose.
Se mi tengo al sicuro da ciò che mi spaventa, non vivo la mia vita.”

E, dunque, l’erronea, seppur logica conclusione alla quale giungiamo è:

“Se non avessi tutta questa maledetta paura,
la mia vita sarebbe molto migliore.”

Eppure, finora tutte le modalità che abbiamo implementato non sono state efficaci nell’eliminare né quelle circostanze che ci spaventano, né tantomeno questa emozione che periodicamente torna a farci visita. A questo punto potremmo sentirci un po’ smarriti e presi in ostaggio dalla paura.

E quindi? Che fare?

Come spesso accade, è difficile arrivare a risultati diversi continuando ad utilizzare gli stessi schemi che abbiamo implementato da sempre. Per arrivare a qualcosa di nuovo, è necessario mettere in discussione un paio di credenze alla base di questa impasse, ponendosi due importanti domande:

  1. Cosa può succedere se mi permetto di avere paura?
  2. Ho un giudizio nei confronti di chi prova paura e dunque verso me stesso quando la provo anch’io?

Mi spiego:

1. Cosa può succedere se mi permetto di avere paura?

Perché non devo avere paura? Cosa succederebbe se, anziché cercare in tutti i modi di evitarla, mi concedessi di averla? Mi paralizzerebbe, impedendomi di fare qualsiasi cosa? Sarebbe talmente pervasiva che non potrei più uscire di casa per settimane?

Probabilmente non ci siamo quasi mai domandati questa cosa, avendo sempre dato per scontato che dovremmo cercare di non aver paura punto e basta. Ma cosa succederebbe davvero se mettessimo in discussione la credenza che “non devo aver paura”?

La verità è che, nella stragrande maggioranza dei casi, la quantità di paura che proviamo non è sufficiente ad immobilizzarci. Ciò che ci paralizza è la convinzione che “la paura mi schiaccerà”. È un meccanismo automatico che ci blocca ogni volta che la sentiamo arrivare.

Se riusciamo a guardarla negli occhi, ci rendiamo conto che possiamo fare comunque tutto, pur avendo paura. La paura è un’emozione come tutte le altre, che ci limita nella misura in cui noi glielo permettiamo.

Nel momento in cui entriamo nell’ottica che “posso avere paura senza che succeda nulla di grave”, iniziamo a renderci conto che, nonostante il disagio, non abbiamo perso la nostra capacità di agire e muoverci nella vita.

Poiché nessuno ci ha mai insegnato ad aver paura, non è affatto facile e ciò che dobbiamo imparare è tollerare e gestire le sensazioni interne che questa emozione porta con sé (più avanti spiegherò come). L’importante è accogliere il concetto che “posso aver paura ed essere al sicuro”.

2. Ho un giudizio nei confronti di chi prova paura e dunque verso me stesso quando la provo anch’io?

Come mi giudico nel momento in cui ho paura? Penso di essere un fifone? Penso che gli altri mi amerebbero di meno se lo sapessero? Penso di valere meno degli altri?

Quando è coinvolto il nostro senso di valore, è terrificante la possibilità che altre persone possano giudicarci, abbandonarci, rifiutarci o umiliarci per ciò che proviamo. Se è troppo alto il rischio di sentire questa emozione, faremo di tutto pur di non darla a vedere.

Poiché abbiamo già visto che nasconderla non aiuta ad eliminarla, può invece aiutare un approccio più autentico: prendere atto del fatto che tutti abbiamo paura.

Vogliamo davvero proporre un’immagine di noi stessi come di qualcuno che non ne ha mai? A quale costo?

Soprattutto considerando che concederci le nostre emozioni ci rende più umani, apre il cuore, rende vulnerabili e permette di entrare in un contatto più genuino con gli altri. Una scelta difficile che richiede molto coraggio, ma che può portare a meravigliosi risultati.

Questa è la vera e propria definizione di ‘coraggio’, poiché
il coraggio non è l’assenza di paura, ma lo scegliere di agire nonostante la paura!

Come avere paura.

La paura è una delle tante, naturali emozioni che si alternano nel nostro sistema ogni giorno. Fa parte della categoria “emozioni negative” e, come tale, non gode di buona reputazione. Ma, come per tutte le altre, anche la paura diventa più tollerabile nel momento in cui smettiamo di considerarla sbagliata e pericolosa.

Ti propongo pertanto tre passi che riguardano la sfera mentale, quella emozionale e quella fisica, che credo potranno aiutarti a tollerarla in maniera più efficace.

Il primo passo è dunque quello di normalizzarla, cambiando il nostro modo di vederla. Pensare che non c’è nulla di sbagliato in questa emozione è già un passo enorme. Nel momento in cui ci accorgiamo che stiamo iniziando a sentire paura, anziché agitarci e correre ai ripari, possiamo provare a:

  • fermarci,
  • riconoscerla senza giudizio,
  • respirare profondamente,
  • ripetere a noi stessi: “va tutto bene, è solo paura”.

Un secondo passo, forse quello più importante, è quello di parlarne a qualcuno che sappiamo non ci giudicherà, né ci dirà di smetterla. Questa può essere una persona cara o una figura terapeutica, in ogni caso, un alleato!

Affermare ad alta voce la nostra paura ci permetterà di non lasciare che cresca a dismisura. Avere qualcuno a cui raccontarla ci permette di portarla da dentro a fuori, aiutandoci a dis-identificarci da essa. Potrebbe venirci da piangere nel farlo, creando un prezioso rilascio emozionale che aiuta a ridurre la pressione interna.

Avere una persona al nostro fianco ci dà la forza di guardare in faccia quella energia dalla quale siamo scappati per tutta la nostra vita, scoprendo che non è così terribile come pensavamo e con la quale possiamo addirittura fare amicizia.

Il terzo passo è spostare la paura dalla mente al corpo. Invitando noi stessi a rallentare e respirare, ci concederemo di sentire questa emozione dentro di noi, lasciando che scorra liberamente nel nostro corpo. Questo ci aiuterà a radicarci ed è importante perché nella mente è facile perdersi.

Lì, la paura diventa più grande e più pericolosa di ciò che realmente è. Sentirla nel corpo e permettergli di esprimerla istintivamente, invece, ci aiuta a restare in contatto con noi stessi, a restare nel momento presente. Rende anche più facile percepirla com’è: semplicemente un’emozione.

Questi passi, probabilmente, non faranno scomparire interamente la paura, ma avranno un impatto profondo e benefico sul nostro sistema. In realtà, il nostro obiettivo non è affatto quello di eliminare questa emozione, quanto di accoglierla e renderla tollerabile, quanto basta per continuare a vivere la nostra vita al meglio possibile. Le paure ci parlano di noi, raccontando cose che è importante ascoltare ed elaborare per il nostro benessere a lungo termine.

Conclusione.

Come ogni emozione, la paura passa da sola, quando è il suo momento. Fintanto che c’è, però, è preferibile accoglierla, ascoltarla, comprenderla e accudirla come faremmo con un bimbo impaurito.

Ciò a cui opponiamo resistenza persiste, mentre ciò che accogliamo resta il tempo necessario, per poi lasciare il posto ad altro.

Vogliamo trovare il modo di mantenere il cuore aperto quanto più possibile, per rimanere in contatto con la parte più vera di noi stessi e con l’unica guida interiore che vale davvero la pena di seguire.

Tutti abbiamo paura. La paura è parte inevitabile dell’essere umani ed è impensabile non averne. È però possibile non farsi governare da essa.

Quando abbiamo paura, il primo passo è avere il coraggio di sentirla, di scegliere di guardare negli occhi quella creatura dalla quale ci siamo sempre fatti paralizzare. Ma non dobbiamo farlo per forza da soli! Anzi, è più facile ed efficace se scegliamo di prendere per mano qualcuno che abbia il coraggio di lasciarci la nostra paura senza volerla cambiare, che ci stia vicino e ci aiuti a sentirla senza che essa prenda il controllo della nostra vita. Soprattutto, che ci aiuti a rimanere in contatto con il nostro cuore, nonostante tutto ciò che si sta muovendo dentro di noi.

Il lavoro terapeutico non è altro che lo scegliere di farci dare una mano a guardare in faccia quelle paure che ci stanno impedendo di essere felici.

Ian Ritter

Fonte: https://www.ianritter.com/blog/2017/5/18/il-coraggio-di-avere-paura

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